Forse ti sarà capitato di sentirti solo o sola nella folla. Questa è la malattia di cui la maggior parte delle persone soffre.
Estate 1985
Sono stato nelle città più popolate della terra come Los Angeles, molti anni li ho passati nella mia Milano, ho girato per le strade, sono stato nei locali dove ci si incontra con gli amici, sono tornato a casa dove mi aspettava la mia compagna, ho chiacchierato, ho sorriso, ho stretto mani, ho abbracciato e ho baciato.
Oggi ho incontrato molte persone, amici, conoscenti, la persona che amo, ho fatto l’amore. E’ stata una bella giornata, sono andato a letto, mi accingo a dormire, in automatico faccio il resoconto della giornata, ho incontrato persone simpatiche, gentili, carine, amichevoli, sono contento.
Pensieri casuali senza capo né coda iniziano a comparire nella mia mente, ragionamenti assurdi si formano uno dopo l’altro per lasciare spazio al successivo, subito dimenticati, e infine mi addormento.
Mi sveglio di colpo senza una ragione. Schiaccio il pulsante della sveglia e il quadrante si illumina, guardo sono le 4 e mezza del mattino, il mio animo e invaso da disperazione immotivata.
Mi metto a sedere, la mia compagna dorme, mi alzo lentamente dal letto e me ne vado in soggiorno, poi sul balcone, guardo il cielo sereno dove si vedono due corpi celesti luminosi, uno so che è Venere, e un altro più piccolo di cui non mi ricordo il nome né se sia una stella o un altro pianeta.
Sono disperato, ma perché?
Cerco di pensare a cosa può essere collegata questa disperazione, un forte dolore emozionale, e mi viene in mente un momento in un bar dove mi sono fermato a bere una tisana.
Tutto ha iniziato quando sono uscito dal supermercato, non avevo voglia di tornare subito a casa e ho visto attraverso le pareti vetrate che in quel bar c’erano molte persone coinvolte in conversazioni, avevo voglia di vedere un po’ di gente.
Mi sono seduto a un tavolo e non sapevo cosa ordinare, alla fine ho preso una tisana alla melissa e mi sono messo a guardare le persone. Una ragazza sorridente raccontava il suo viaggio a Monaco di Baviera alle amiche molto attente, ogni tanto comparivano delle risatine in risposta a particolari divertenti.
Mentre guardavo la ragazza all’improvviso mi successe un evento particolare, non era la prima volta ma era passato molto tempo dall’ultima volta e mi colse di sorpresa. Sentivo un movimento di energie dentro di me, come quello di correnti d’aria che attraversano la casa quando si lasciano aperte due finestre ai lati opposti, era l’animo, di quella ragazza che parlava sorridendo, che gridava per il dolore e la sofferenza emozionale che provava ma che non compariva nel suo atteggiamento con le amiche.
A un certo punto divenne seria, smise di parlare e cominciò a guardarsi in giro e quando incrocio il mio sguardo mi fissò per un attimo per poi abbassare lo sguardo e rimanere in silenzio mentre il testimone della chiacchierata era stato preso da un’altra amica del gruppo.
Percepivo la sua sofferenza, i suoi sogni non germogliati, la sua purezza imprigionata, il suo amore frenato, la sua bellezza nascosta, il suo voler abbracciare trattenuto.
Pagai e me ne andai, e mentre uscivo mi voltai sapendo che mi stava guardando e le feci un leggero cenno di saluto con la testa, come si riserva agli sconosciuti quando gli sguardi si incrociano, e me ne andai a casa.
Ora sul balcone, nel silenzio della notte, sentivo queste emozioni di dolore in maniera intensa e mi passavano davanti una dopo l’altra persone incontrate che apparivano normalissime, i vicini di casa, i negozianti e le commesse del supermercato, gli amici, i parenti, le persone dal barbiere, gente agli sportelli, i figli, le persone sull’autobus, gli amici degli amici, e in tutti vedevo questa profonda sofferenza, nonostante l’atteggiamento gentile e gioviale con cui si rivolgevano a me o l’aspetto tranquillo mostrato seduti in un tram.
Ritornai a letto facendo attenzione a non svegliare la mia compagna e mi addormentai.
L’indomani ero deciso a ritentare l’esperienza ma non successe nulla, ero troppo intenzionato a provocare un effetto, come in un esperimento. Il giorno dopo presi un the al bar e osservai la barista con la coda dell’occhio, non fissandola direttamente per non creare imbarazzo, e mi misi “in ascolto” cercando di percepire il suo animo, non più per sperimentare, ma per creare dell’empatia, per farle sapere che poteva confidare le sue emozioni e a un certo punto comparve dentro di me il turbinio di energie e provai un immenso dispiacere. I nostri sguardi si incrociarono e in entrambi spuntarono le lacrime, io feci uno sforzo per non abbandonarmi al pianto, lei singhiozzo con gli occhi piene di lacrime, mi disse scusami, si ritiro nel retro, ritornando al banco quasi subito ricomposta. Io mi ero asciugato velocemente le lacrime pagai e me ne andai.
Sono diventato amico di questa barista, non ho mai instaurato un rapporto più profondo, volevo solo condividere le emozioni nel caso che fosse stato possibile.
Una sera eravamo rimasti solo noi due nel bar, lei stava pulendo i tavoli, io mi alzai per andare a casa, avevamo preso l’abitudine di salutarci con un bacio sula guancia e mentre mi avvicinavo a lei sentii un terremoto di energie dentro di me, le orecchie si otturarono come quando si va in alta montagna, non sentivo più i rumori, lei mi abbracciò e si mise a piangere a dirotto singhiozzando disperatamente. Anch’io piangevo, avevo un nodo in mezzo alla pancia che si scioglieva poco alla volta rendendo più libero il pianto.
Non so per quanto tempo abbiamo pianto, ma ci siamo ritrovati abbracciati in silenzio, una dolce tranquillità ci pervadeva, sapevamo di sapere tutto l’uno dell’altra, non sapevamo cosa, ma sapevamo che non c’era alcuna barriera fra di noi.
Arrivò la guardia notturna, il bar avrebbe dovuto essere già chiuso, le chiese se c’erano problemi, lei rispose ridendo un po’ imbarazzata, con le lacrime non del tutto asciugate, che era tutto a posto, e io concordai cercando di dare una spiegazione che non arrivò, e la guardia se ne andò, tranquilla e senza alcun sospetto.
Avremmo potuto dare inizio a una relazione ma decisi che non era il caso, e anche lei fu d’accordo quando le spiegai che quelli che provavamo erano reciprochi sentimenti che si provano fra essere ed essere quando non permettiamo alle barriere di impedire che si manifestino, non necessariamente l’attrazione che può sorgere fra un uomo e una donna, e se ci fossimo fatti coinvolgere sessualmente dalla magia di quel momento avremmo potuto ritrovarci delusi. Non so se sia vero quello che affermo, ma di una cosa sono certo, quello è il più bel rapporto di amicizia che abbia mai creato con una donna, per quanto a causa della distanza non la veda da più di 25 anni.
Da allora mi è successo molte volte, potrebbe anche succedere di continuo, ma non credo che si possa vivere bene in questo modo. Quello che ho realizzato è che ogni essere umano ha nel profondo di sé questa sofferenza sopra la quale l’individuo costruisce una vita fatta di convenzioni, di comportamenti socialmente accettabili, una vita condotta da una personalità fittizia che fa da scudo all’essenza.
La sofferenza è il risultato del non manifestare pienamente la propria essenza. La società in cui viviamo non lo permette impunemente. Se ci si abbandona completamente all’amore per il proprio simile è molto facile ritrovarsi in un letto a fare sesso e non è sempre quello che le persone vogliono. E’ per questo che non ci si lascia andare completamente, le persone che se ne approfitterebbero non sono rare.
Una persona può avere dei difetti o delle debolezze che se rivelasse potrebbero diventare motivo di derisione, di scherno o disapprovazione, ed è per questa ragione che tende a non rivelarle, e questo già basta perché assumano le caratteristiche di un segreto.
La maggior parte degli esseri umani sono come dei gusci chiusi. Le loro comunicazioni sono principalmente venali, e quando un essere umano si confida piangendo è molto probabile che sia nel ruolo della vittima in cerca di compassione, e l’altro che riceve la confidenza nel ruolo del samaritano compassionevole, non è certo una fusione fra due esseri.
Non è facile aprire il proprio animo in questa società dove i principi etici sono pressoché scomparsi. Occorre rendere consapevoli le persone per creare una società dove un essere senza guscio non venga colpito, deriso, ingannato. Altrimenti si continuerà ad essere soli in mezzo alla folla.