Di Luciano Gianazza
Sembra che la stampa si stia occupando morbosamente della “questione vegetariana” come si potrebbe chiamarla. E’ vero, a volte anche un bambino vegetariano muore. Dagli articoli che i vari giornalisti scrivono in questi casi non traspare alcuna comprensione per il dolore dei genitori che hanno perso un figlio. Quindi sono spesso brutali e privi di rispetto per il dolore altrui. L’attenzione del giornalista è altrove, l’effetto che vuole creare non ha nulla a che fare con il riportare un triste fatto.
Di solito la notizia è attendibile come “Neonato trovato sotto a un cavolo!” a riprova che i bambini nascono sotto ai cavoli.
All’inizio si dà enfasi al fatto che un bambino è morto. I genitori erano vegetariani e lo privavano della carne. Un articolo si può costruire ad hoc per creare un effetto desiderato. Si potrebbe fare una descrizione con delle inconsistenze facendole passare per fatti.
Si potrebbe dire: “ Gli inquirenti stanno indagando per scoprire se vi sia omessa assistenza a minori nei confronti del bambino morto. Il medico che ha stabilito il decesso ha confermato che la morte potrebbe essere avvenuta per denutrizione. Esami del caso verranno fatti per confermarlo. I genitori, se venisse confermato che la causa del decesso è stata una dieta vegetariana, priva degli elementi necessari per una sana crescita, rischiano una denuncia per omissione di soccorso e la patria potestà potrebbe essere revocata.
Gli esperti affermano che la dieta vegetariana non apporta tutti gli elementi nutritivi necessari e quindi potrebbe essere stata proprio la causa della morte, che si sarebbe potuta evitare con l’alimentazione corretta.” Non ci sono elementi per capire cosa è effettivamente successo, ma l’articolo è decisamente allarmante.
Poi si scopre che il bambino è deceduto per tutt’altra ragione, magari perché avvelenato dal mercurio delle vaccinazioni, ma intanto è andata.
Le notizie vengono date con l’intenzione di creare allarmismo al punto tale da apparire come un vero attacco contro l’alimentazione vegetariana o vegana, abitudini che stanno gradualmente sostituendosi all’onnivorismo, la pseudo-cultura alimentare a cui si viene iniziati solo per il fatto di essere nati in luoghi dove tale dieta è praticata, senza il consenso del nuovo arrivato, come nel caso della religione.
Esistono persone che fungono da agitatori, non visibili come quelli di piazza. Le agitazioni che persistono non sono spontanee. Qualcuno le fomenta attivamente. Quelle spontanee si spengono con la stessa rapidità con cui sono sorte.
Nelle manifestazioni fanatiche di cui siamo testimoni in questi tempi, possiamo osservare che le persone che urlano, tirano pietre o appiccano il fuoco hanno uno sguardo assente, l’individuo non è presente con il suo proprio determinismo e intenzione ma è sotto l’effetto ipnotico dell’evento collettivo. I loro occhi sembrano occhi di vetro, l’essere è “switched out”, come se un programma privo di coscienza e freni morali si sia sostituito ad esso. Gli agitatori invece li potete riconoscere facilmente perché difficilmente urlano, tirano pietre o appiccano il fuoco, hanno lo sguardo attento e indirizzano gli ignari e mentalmente assenti manifestanti indicando loro gli obiettivi strategici da colpire. Non sono “invasati”, sono elementi operativi, tremendamente attenti, stanno facendo con dedizione il lavoro per cui sono stati pagati, in denaro o favori e benefits di diverso genere.
Gli agitatori mediatici, a differenza dei colleghi di piazza, operano con comunicati stampa. Non sono personaggi facilmente visibili. Danno alle varie testate giornalistiche e televisive gli articoli preparati per attaccare i loro targets. Indicano gli obiettivi da colpire. Il giornalista li legge e commenta esprimendo disapprovazione, sgomento, o dispiacere, a seconda di quanto richiesto dal copione. Poi passa all’articolo successivo e la sua espressione si adatta al nuovo argomento.
Ma perché fanno tutto questo?
Le ragioni non vanno ricercate nel desiderio samaritano di chissà quali padri protettori di difendere l’umanità, ma nel mondo economico. Le grandi industrie della carne bovina, suina, ovina e avicola spendono miliardi di euro in pubblicità individuale e collettiva. E i soldi vanno agli operatori del settore pubblicitario, del marketing, della promozione, ecc. e ai media che ci martellano con gli annunci pubblicitari. Gli annunci individuali sono quelli che vediamo con il preciso marchio aziendale, mentre quelli collettivi sono pagati da intere categorie, come quelli recentemente commissionati dall’associazione pollaioli riuniti, con i nostri soldi dati come aiuto al mercato in difficoltà, per convincerci che il pollo italiano è magicamente esente dall’influenza aviaria.
Poi ci sono le varie rubriche che promuovono a turno i pregi e le qualità della carne bovina, ovina, della carne bianca, della carne rossa, del pesce azzurro, ecc., ognuna con il proprio sponsor.
Aggiungi il fatto che la dieta onnivora è la causa principale di cancri e tumori e comprenderai perché anche le case farmaceutiche, tramite i vari enti da loro foraggiati, ci danno addosso ai vegetariani e vegani. Un’alimentazione sana come quelle che escludono l’assunzione di cibi animali promuove la salute e quindi comprometterebbe il mercato azionario delle aziende farmaceutiche. Meno malati, meno soldi, e un’industria che vive sulla malattia deve promuovere la malattia. Un mondo sano sarebbe un inferno per il mercato della salute.
Si fa molto fatica a vendere stufe all’equatore. Non servono.
Quando senti o leggi riguardo a qualcuno che muore e che era vegetariano, sai cosa stanno cercando di darti a bere. Quanti bambini onnivori muoiono ogni giorno? Hai mai letto un titolo: “Bambino onnivoro muore!” ? No, se dovesse essere fatta un’analisi sulle condizioni generali di salute dovrebbero spiegare troppe cose e non è il caso. Bambini obesi, bambini con aterosclerosi, bulimici, avvelenati dal mercurio non sono una rara eccezione. E sono onnivori. Ma non ne fanno un caso. E dovrebbero se gli enti preposti fossero interessati alla loro salute.