L’AMA contro le cure naturali
L’AMA (American Medical Association) ancora non c’era quando, più di 150 anni fa, in America esisteva un sistema di libero mercato sanitario. C’erano poche leggi o altre barriere che regolavano l’arte della guarigione. Una varietà di professionisti offrivano i loro servizi, compreso gli erboristi, i terapisti di cure naturali, di omeopatia, di idroterapia, di osteopatia, di allopatia e altre ancora.
C’era una varietà di scuole e di cliniche di guarigione. In tutto quel periodo, l’America era fra le nazioni più sane, con il tasso più basso di mortalità infantile nel mondo. I costi non erano un problema perché l’aperta competizione manteneva i prezzi a livelli abbordabili da chiunque. Le leggi contro le frodi e la negligenza proteggevano i consumatori.
Gli sforzi per cambiare la situazione iniziarono fin dal 1847. In quell’anno fu fondata l’Associazione Medica Americana (AMA) per proteggere gli interessi di un gruppo di medici che curavano prescrivendo farmaci, detti anche allopatici.
Questi medici, fra l’altro, spesso fecero più danni che bene con il loro mercurio, con l’arsenico, la liscivia ed altri rozzi metodi. Uno degli obiettivi dell’AMA era quello di aumentare il reddito dei suoi azionisti. Il modo migliore di fare questo consisteva nel limitare i medici a disposizione per numero di abitanti.
Gli sforzi dell’AMA culminarono nel 1910, quando Abraham Flexner, un ex direttore didattico, non un medico, fu incaricato di valutare le scuole mediche delle diverse discipline dalla Fondazione Carnegie per il Miglioramento dell’Istruzione. Era il fratello di Simon Flexner, direttore dell’Istituto Rockefeller per la Ricerca Medica.
Lavorando a stretto contatto con l’AMA, completò l’analisi delle scuole mediche, che era praticamente una copia in carta carbone di un rapporto che l’AMA aveva preparato parecchi anni prima. Il rapporto dichiarava che la maggior parte delle scuole erano “inferiori allo standard”.
Professare solo con licenza
Il sig. Flexner ed i suoi amici della Fondazione Carnegie, l’Istituto Rockefeller e l’AMA convin$ero il Congresso che per “migliorare” il sistema sanitario, la maggior parte delle scuole di guarigione dovevano essere chiuse. Inoltre raccomandarono di autorizzare solo i medici muniti di licenza, licenza che veniva concessa solo a quei medici che provenivano da scuole che insegnavano cure prescrittive di farmaci e agli ospedali.
Raccomandarono anche l’assegnamento di sovvenzioni governative alle scuole di quel genere ed alla ricerca farmaceutica. Tutte queste misure sono state accolte e adottate dai membri del Congresso, asserviti all’industria farmaceutica, fra il 1910 e il 1920. Il numero delle 130 scuole di guarigione naturale e alternative del 1910 crollò fino alle 68 del 1944.
La chiusura delle scuole alternative rese possibile l’addestramento di pochissimi medici. Non sorprende che soltanto le scuole allineate alla prescrizione di farmaci di sintesi sopravvissero. Le altre scuole di guarigione furono chiuse o fallirono perché i loro laureati e diplomati non potevano ottenere una licenza e quindi non erano autorizzati a prestare le cure mediche.
A chi otteneva una laurea in una università “ortodossa” ovvero allineata alle cure che richiedono la prescrizione di farmaci veniva e viene tuttora concessa una licenza, licenza che equivale all’autorizzazione all’esercizio esclusivo della professione medica, non importa come venga chiamata nei differenti stati del mondo occidentale.
La situazione rimane oggi la stessa, salvo che alcuni gruppi di cure alternative, incluso i chiropratici ed i naturopati, hanno combattuto duramente per far passare delle leggi che li autorizzassero a praticare la loro professione in diversi stati americani.
Chi cura senza farmaci di sintesi diventa un bersaglio
L’AMA, la confraternita della medicina prescrittiva di farmaci, foraggiata dall’industria farmaceutica, non si limitò a far perseguire come criminali i terapisti che curavano con metodi naturali, ma abbatteva sistematicamente anche i medici tradizionali che ottenevano risultati senza l’utilizzo di farmaci, non solo diffondendo maldicenze infondate su di loro, etichettandoli come ciarlatani, ma facendoli anche incarcerare per “malpratica.”
Con il suo instancabile lavoro da inquisizione spagnola, con l’ottenimento dello status (arrogato) di unico sistema valido per la cura delle malattie, che si avvale dell’uso intensivo di farmaci, l’AMA ottenne per quel genere di pratica anche la nomina a medicina ufficiale, promossa e protetta dallo stato stesso. Medicina che quasi ogni stato del mondo, a sua volta ha preso come modello per istituire la sua “Medicina Ufficiale” per “curare” i suoi cittadini.
Negli anni ’10 e ’20 gli agenti dell’AMA andarono letteralmente a caccia dei medici alternativi e cercarono con ogni mezzo di annichilarli completamente. A quel tempo c’erano molte terapie che avevano successo e sono scomparse o sono state alterate ed assorbite dalla medicina ufficiale come “terapie integrative” della cura farmacologica.
Medici validi che erano in auge scomparvero nel dimenticatoio, e i loro scritti, alcuni testi di studio nelle università, furono banditi dai moderni Savonarola. A volte nei mercatini si trovano i loro libri originali e non si può non rimanere sorpresi nell’apprendere quanta vera conoscenza contengono, appartenente ad ordini di grandezza nettamente superiori, nemmeno paragonabile a quella ufficialmente riconosciuta.
Esempi eclatanti sono il Prof. Arnold Ehret e William Horatio Bates, rispettivamente autori di “Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco” e di “Vista Perfetta Senza Occhiali”, che oggi (2006) sono dei perfetti sconosciuti, a differenza di un Pasteur, che ha dato origine alla fallace “Teoria dei germi,” che sostiene che il nemico numero uno della salute dell’uomo è un essere vivente miliardi di volte più piccolo di lui. Ehret e Bates non sono gli unici che furono osteggiati e la lista è molto lunga.
Senza l’obbligatorietà di una autorizzazione, sorgerebbero delle agenzie di certificazione private. Molti gruppi del genere esistono già, e i loro metodi includono come fattori fondamentali per la certificazione la verifica sia dei risultati che una data cura veramente ottiene, sia dell’effettiva preparazione teorica e pratica del candidato e dell’uso corretto che fa delle tecniche di tale cura. Tuttavia devono sottostare al controllo del sistema medico ortodosso.
L’Albo dei Medici, una catena per impedire di curare veramente.
Se l’obbligatorietà dell’autorizzazione venisse abolita, si potrebbe poi ancora scegliere tranquillamente le cure mediche di un membro della medicina ortodossa. Ma si potrebbe anche scegliere fra una varietà di professionisti alternativi che non sono attualmente autorizzati a praticare. Il pubblico sarebbe protetto meglio da frode e negligenza perché nessun medico sarebbe protetto dalla sua licenza. I medici sarebbero direttamente responsabili dei loro pazienti.
Il metro di misura corretto per stabilire l’efficacia di una terapia dovrebbe tenere conto degli effettivi risultati a lungo termine e la qualità della vita.
Non si dovrebbe considerare il mero “prolungamento” della vita in una condizione di scheletro ricoperto dalla sola pelle come nel caso della chemioterapia che, se non viene abbandonata, si conclude con lo stato terminale. Quello che succede invece è che il paziente dichiarato incurabile entra nel campo della “terapia del dolore”, nuova terapia inventata ad hoc per legittimare la somministrazione di farmaci a un malato che la scienza ufficiale ritiene ormai senza alcuna speranza di guarire, accompagnandolo nella fossa senza patimenti, completamente drogato.
Nella situazione attuale, un terapista certificato da un’associazione privata, non importa quanto sia veramente abile, non può esercitare la professione medica se non è iscritto all’Ordine dei Medici e in tal caso solo con i metodi approvati dalla medicina ufficiale, e questo significa che se avesse appreso metodi di cura alternativi per curare il cancro veramente efficaci non potrebbe poi applicarli senza essere penalmente perseguito.
Gli effetti negativi causati dall’obbligo di una autorizzazione includono prezzi più elevati, vera innovazione ridotta, accesso ridotto alle cure, restrizione, se non negazione, del diritto alla scelta terapeutica e una popolazione con una condizione di salute scadente.
L’obbligatorietà di una licenza o dell’iscrizione in un albo professionale per praticare una professione è anche una parte integrante della condizione di assistenza sociale tipica di società soggette a regimi totalitari. Negli Stati Uniti, prima che i medici diventassero gli emissari di un monopolio oligarchico, dedito al profitto indiscriminato come le case farmaceutiche e il sistema ospedaliero, il campo della salute funzionava molto bene.
Oggi viviamo in un mondo globalizzato, non c’è alcuna differenza fra quello che avviene in America e negli altri stati occidentali, non importa a quale corrente politica appartenga un governo, se non per il fatto che negli States le varie situazioni sorgono in anticipo, anticipo che si riduce gradualmente fino alla quasi simultaneità del tempo reale, come avviene tra l’invio di una email e il suo ricevimento all’altro capo del mondo.
È tempo di muoversi verso un sistema di cure mediche liberamente professabili da terapisti preparati, con assunzione di responsabilità del proprio operato. Diversamente avremo abdicato al nostro diritto sovrano e costituzionale di scegliere come curarci e da chi farci curare.
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