Categories: Filosofie Applicate

Collera, risentimento e la salute

In precedenti articoli ho affermato che la salute non dipende soltanto da quanto avviene nel mondo esterno, come fattori ambientali, inquinamento, radiazioni e alimentazione.

Non è nemmeno una questione semplicemente fisica, non basta nutrirsi di alimenti sani, fare esercizio fisico, respirare aria salubre, bere acqua depurata, sottoporsi a bonifica dentale.

Anche le emozioni negative hanno parti da protagonista nella genesi di malattie. Qui parlerò solo di due emozioni: la collera e il risentimento.

Collera

A nessuno piace avere a che fare con persone arrabbiate, quando assistiamo a un litigio o a una discussione che degenera nella collera, anche se non interveniamo per calmare gli animi, mentalmente disapproviamo tale comportamento.

Lo disapproviamo anche quando succede a noi stessi di agire sotto l’effetto della collera. È giusto dire sotto l’effetto perché una volta che la collera è partita non abbiamo più alcun controllo sulle azioni che facciamo in quello stato alterato. Ci si può limitare anche a gridare, si può arrivare anche a insultare e a passare oltre con il menar le mani con conseguenze anche gravi e a volte irreparabili.

Comunque sia, la maggior parte delle volte non vorremmo aver detto o fatto qualsiasi cosa mentre eravamo in preda alla collera. Quasi sempre non lo ammettiamo di fronte ad altre persone, ma sempre, se ancora siamo persone sane, ammettiamo di fronte a noi stessi che sarebbe stato meglio evitare di manifestare quel tipo di comportamento. Allora ci ripromettiamo di comportarci bene la prossima volta che ci troviamo nella stessa situazione, ma quasi sempre ci ricadiamo per ritrovarci poi di nuovo con quella specie di rimorso.

Raramente invece succede di ritrovarsi pentiti per essersi lasciati andare a manifestazioni di collera quando qualcuno ci ha fatto un torto senza alcuna apparente ragione.

Essersi arrabbiati per l’attesa troppo lunga allo sportello di un ufficio pubblico può lasciarci con il rammarico per aver verbalmente aggredito qualcuno, anche se magari faceva il suo lavoro poco diligentemente. Ma certamente ci sarà poco o nessun rammarico dopo essersi arrabbiati nei confronti di qualcuno che ci ha fatto un torto senza alcuna palese ragione.

Per esempio, durante una bella giornata di sole sei uscito sul balcone, hai appoggiato le mani sulla ringhiera e stai respirando con soddisfazione l’aria carica di energia, un sorriso appare sul suo volto per la sensazione di benessere. In quel preciso istante vedi uno sconosciuto passare a fianco della tua macchina che con un chiodo ti riga tutta la fiancata.

A quel punto la collera esplode con tutto il repertorio di insulti disponibili, rientri velocemente dirigendoti verso la porta, esci, scendi di corsa per le scale, lo sconosciuto, per fortuna di entrambi è scomparso.

Ti lascio immaginare lo stato d’animo in una situazione come quella. Tuttavia il corpo non fa alcuna distinzione fra la collera che normalmente non giustifichi da quella che potresti ritenere giusta, ma è più corretto dire giustificata.

Per il corpo la collera è un’esplosione di onde a una frequenza che altera le funzioni delle ghiandole endocrine e di conseguenza lo stato di salute. Le giustificazioni non esistono in natura, sono una peculiarità unicamente umana e l’organismo subisce le conseguenze di uno stato di collera indipendentemente dal fatto che l’individuo la giustifichi o meno.

Nell’essere umano così come nasce ci sono degli impulsi che lo spingono a tenere comportamenti irrazionali. Secondo il livello di consapevolezza in cui si trova un individuo, questi impulsi si tramutano liberamente in azione, o vengono inibiti, o anche vengono dissolti.

Quando la collera è partita è impossibile fermarla. Con l’impegno personale è possibile distruggerla, non è facile ma è possibile, e il primo passo consiste nel trattenersi dall’esprimerla. Se è vero che è impossibile fermarla una volta che siamo dentro il suo vortice, qualcosa è possibile fare prima che scatti l’interruttore. In seguito con una aumentata conoscenza e consapevolezza è possibile distruggerla.

Risentimento

Le persone risentite sono cupe. Non è piacevole rimanere nei loro pressi, si percepisce un senso di sgradevole pesantezza. Diversamente dalla collera, che è uno stato emozionale che si manifesta in particolari situazioni, il risentimento è uno stato continuo che permane fino a quando la persona che lo mantiene decide di abbandonarlo. Per questo anche le persone che non sono oggetto del risentimento ne percepiscono la vibrazione. È uno stato sempre presente.

Il risentimento è una disposizione di malanimo mantenuta costantemente nei confronti di qualcuno che si ritiene che abbia fatto un torto nei propri confronti. Potrebbe essere vero come potrebbe essere una convinzione priva di fondamento, ma gli effetti di questo risentimento li subisce maggiormente chi lo mantiene, piuttosto che il bersaglio di tale risentimento.

Persone malate si riprendono magicamente anche da una malattia degenerativa quando abbandonano il risentimento. La maggior parte delle persone non riesce ad abbandonarlo per semplice decisione, hanno bisogno di artifici, come il perdono.

Il perdono è un trucco utile a bassi livelli di consapevolezza per aiutare una persona ad abbandonare il risentimento.

La comprensione totale di questo concetto appartiene a chi ha la certezza comprovata che è un essere spirituale, che ha vissuto altre vite e che è responsabile per ogni cosa, nessuna esclusa, che gli succede ed è consapevole che gli effetti che ottiene in questa vita possono avere la loro origine in altre vite.

Perché quindi il perdono è un trucco?

In realtà, dato che ognuno è responsabile di ogni cosa che si trova a sperimentare, e che lui ne è la causa e nessun altro, non c’è nulla e nessuno da perdonare, e nulla di cui risentirsi in primo luogo. Ma ammettere di essere responsabili di aver preso un pugno in faccia da una persona mai incontrata prima, senza alcuna provocazione e senza alcuna apparente ragione, è una capacità che appartiene a pochi esseri umani.

Per gli altri la formula del perdono funziona perché ritenendo di aver subito un torto il risentimento era giusto, e abbandonare il risentimento perdonando viene considerato un atto di bontà lasciando a chi perdona l’idea che aveva ragione ad essere risentito. E ha dimostrato di essere buono perdonando! Ma in realtà si sta perdonando qualcuno per qualcosa che è stato causato da noi stessi, in chissà quale tempo e in chissà quale luogo. Altrimenti verrebbe meno il fatto che ognuno è responsabile delle proprie condizioni.

In ogni caso, sia che lo si faccia con piena consapevolezza, che tramite l’artificio del perdono, abbandonare il risentimento permette la guarigione, che sarà ancora più rapida se si segue uno stile di vita salutare. E quando una persona lascia andare risentimento e vecchi rancori, il suo volto diventa immediatamente più sereno.

La violenza è sempre violenza, che sia deliberata come in un omicidio per rapina o giustificata come in un’azione di guerra. Il fatto che ognuno è responsabile per il fatto di subirla non giustifica comunque chi la perpetra su altri. Ma ne parlerò in un prossimo articolo. Qualcuno mi ha detto che i miei articoli sono troppo lunghi e che li molla prima di arrivare alla fine e mi ha consigliato di farli più corti. È un ottimo consiglio, almeno ora, spero, tutti quelli che leggeranno i miei articoli lo faranno fino in fondo!

Luciano Gianazza

Luciano Gianazza, traduttore dei libri originali di Arnold Ehret, e di Edward Earle Purinton, scrive articoli di carattere filosofico spirituale che rispecchiano le sue personali esperienze lungo il cammino della conoscenza, oltre ad altri sulla corretta alimentazione dell’uomo. Ha creato il sito NikolaTesla.it per un suo voler ricordare un Uomo, Nikola Tesla, per cui nutre una profonda stima.

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