di Lorenzo Acerra*
12 ore di disintossicazione e 12 ore di rigenerazione, giorno e notte, si alternano tutti i giorni; ma le capacità e l’efficacia di questo scudo nell’organismo possono variare grandemente a seconda del suo regime alimentare.
L’alimentazione in cui si cuociono cereali, legumi e prodotti animali ci lascia nella normalità (che in realtà è uno scivolo verso patologie croniche degenerative), ma lo scudo di cui abbiamo detto è molto, molto ridotto.
Da cui memorie sbagliate tengono a stamparsi un po’ dovunque nel corpo, col tempo crescono e vengono seppellite e non saranno mai dissotterrate (memorie sbagliate seppellite = cimiteri di muchi). Uno scudo di disintossicazione e rigenerazione ridotto al lumicino dal nostro regime alimentare è il padre di tutti questi cimiteri nell’organismo.
L’esempio classico delle potenzialità dello scudo originario di cui parliamo è quando, e molti amici me lo hanno segnalato, uno si frattura un osso: deve essere operato, e invece fa un digiuno completo o parziale e guarisce da sé, avendo permesso l’attivazione di programmi genetici più incisivi e di difesa.
D’altro canto varie popolazioni che sono diventate quasi all’improvviso grandi consumatrici di farinacei, caseari e latte pastorizzato hanno triplicato l’incidenza di osteoporosi [Ho 1999, Schwartz 1999, Rowe 1993, Barss 1985, Memon 1998, Smith 1966, Abelow 1992], mentre man mano che la civilizzazione aumentava l’osteoporosi dilagava ulteriormente [Lippuner 1997, Lips 1997, Parkkari 1996, Nydegger 1991, Van Hemert 1990, Versluis 1999, Lau 1993, Fujita 1992]. Cioè più peggiora l’alimentazione e più viene erosa nell’organismo la funzione di ripristinare sé stesso.
Numerosi autori hanno evidenziato che laddove, tra le popolazioni di Asia, Sud America e Africa, le derrate di massa dell’alimentazione moderna non erano ancora arrivate, la maggior parte delle persone conservavano ossa fortissime di cui noi “civilizzati” non ci ricordiamo più.
In Grecia l’incidenza di osteoporosi è raddoppiata dal 1961 al 1977 (ed era persino maggiore nel 1985), man mano che si ammodernavano le abitudini alimentari di questo popolo [Paspati 1998].
Le capacità dell’osso di rifiutarsi di assimilare metalli pesanti nel suo interno sono diminuite di decine di migliaia di volte rispetto a quelle che erano prima nell’essere umano (studi su ritrovamenti fossili).
Gli organismi che vanno a regime frugivoro (solo frutta e verdura) mantengono uno scudo molto più solido di un organismo che va a regime extra (il nostro, con cereali, legumi e prodotti animali cotti).
A supporto di ciò vediamo l’esempio del ruolo dell’intolleranza al glutine nella lenta guarigione delle ferite. E’ noto da alcune ricerche che persone con intolleranza silente al glutine, continuandone il consumo hanno grossi problemi di cicatrizzazione delle ferite (problema che scompare quando eliminano il glutine), tanto che è stato suggerito come un possibile indice di sospetto. Il regime extra ti erode lo scudo difensivo.
Le nostre cellule viventi e la loro aggregazione (organismo) possono essere definite come un insieme di sistemi glicoproteici, ovvero di funzioni. Un’altra definizione è una fitta “matrice di funzioni”, di cui alcune “effettive”, altre “potenziali” e infine altre “in pensionamento”.
Per capire queste tre categorie osserviamo come l’organismo si organizza intorno agli eventi relativi ad un dente. Per un dente morente (stiamo parlando di un corpo infetto), la zona adiacente si autoperimetra con metaboliti infiammatori.
E’ evidente la previdenza dei nostri programmi genetici: l’infiammazione è un modo per perimetrare il nocciolo tossico. Price facendo certi esperimenti scopre che quando lo stato di vitalità di certi conigli è minore (nell’esempio quelli pre-trattati), l’organismo può non trovare nemmeno le risorse e le condizioni per mantenere un contenimento del corpo infetto “temporaneo” che regga, o almeno adeguato al potenziale putrefattivo del dente morente, per cui il dente va in ascesso (i tessuti circostanti si arricchiscono di un liquido essudativo infiammato o pus in cui fanno la loro comparsa i leucociti, ovvero globuli bianchi che distruggono i batteri, etc.).
Altri programmi genetici sono disponibili: in seconda battuta si attivano le glicoproteine della calcificazione intorno alla zona infiammata. La zona infiammata che delimita l’infezione viene cioè perimetrata a sua volta da un’osteite condensante.
Ed è così che si formano campi di disturbo cronici che, pur generalmente non causando una precipitazione istantanea verso malattie gravi, impediscono però ad un organismo di fare consistenti passi in avanti verso una salute migliore (campi di disturbo) [Huf 1999]. Ma perché l’organismo permette ciò? Perché non fa qualcosa di meglio?
A dire il vero ci sarebbe qualcosa di meglio. Ci sono altri programmi genetici, cui però noi non attingiamo più. Se per esempio avete uno di questi denti devitalizzati marci, e fate 21 giorni di digiuno, si attiva il programma genetico grazie al quale l’organismo riuscirebbe in piena autonomia ad espellere fisicamente il dente (senza l’intervento del dentista!). Oppure dopo un digiuno quasi così lungo il dentista che lo tirerà via rimarrà sorpreso nel vedere che questo si sfila come mai era capitato per altri denti devitalizzati.
Infine, alcune specie animali perdono i denti e li fanno ricrescere più volte nel corso della loro vita. C’è una ghiandola che cresce nel mento che serve a sviluppare nuove generazioni di denti al posto di quelli da sostituire. Questa ghiandola nell’uomo si atrofizza, oggi più che nel passato: quanto più l’organismo ha energia stagnante, tossicità e sovraccarichi metabolici, quanto prima si atrofizza questa ghiandola cristallina. Prendetela come curiosità (se non ci volete credere non cambia nulla), i denti dopo che sono caduti avrebbero potuto ricrescere anche nell’uomo. Ma, secondo osservazioni di igienisti dell’Ottocento, solo in un individuo che abbia praticato un’alimentazione frugivora e nello stile precedente al Neolitico, e con frequenti e ampi digiuni, e i cui genitori e nonni abbiano fatto lo stesso prima di lui, si può ottenere ciò.
Ecco finalmente che risulta più chiara l’esistenza di funzioni (della matrice glicoproteica) che sono state pensionate nell’essere umano (l’unica specie che mangia cotto e per di più al di fuori del suo ambito naturale primitivo, cioè essere fruttariano o frugivoro).
Da cui una certa gamma di programmi genetici il nostro DNA si è rassegnato a pensionarli. Noi poveri mortali dell’alimentazione post-Neolitico ci dobbiamo accontentare di perimetrazioni “provvisorie” di denti morenti, che durano decenni e dispensano croniche basse dosi di tossicità. Il DNA non ha altri programmi attivabili alle condizioni di vita che gli imponiamo.
Non è escluso che una memoria sbagliata ad un certo punto diventi zavorra per la matrice di regolazione di base, ovvero focus attivo. La neural terapia usa iniezioni di procaina per ripolarizzare le cellule di una memoria sbagliata (cicatrice) e perciò dare sollievo all’organismo da quel focus.
Un esempio ci viene dal Dr Pietro Galbiati [2002]: “L’annullamento della cicatrice appendicolare come campo di disturbo mediante applicazioni di neuralterapia ha risolto nella mia casistica stitichezze decennali, dispepsie, migliorato disturbi legati al ciclo mestruale e tanti altri problemi. Il mio primo caso lo ricordo volentieri: l’intervento neuralterapeutico per una paziente 40enne fu effettuato solo a carico della cicatrice appendicolare sebbene molti erano i problemi che mi aveva riferito. Dopo circa venti giorni ricevo una sua lettera (abitando a soli 5 km dallo studio e avendo pure il telefono, l’enfasi con la lettera della sua soddisfazione è d’obbligo) con la quale mi ringrazia perché non avvertiva più un fastidiosissimo dolore lombare di cui nemmeno aveva riferito in anamnesi, essendosi sempre sentita dire che con quel disturbo avrebbe dovuto per sempre fare i conti, e lo aveva avuto per 20 anni”.
L’organismo è come quella casa che non abbiamo ri-ordinato da 20 o 30 anni ed è rimasta tanta di quella roba in giro che occupa solo spazio e che fa da zavorra. Molti programmi genetici di auto-manutenzione rimasti inespressi si avviano nei digiuni o nel ritorno all’igiene naturale (regime frugivoro).
*Lorenzo Acerra, autore di Effetti galvanici da amalgama (AMON 2001) e di Amalgama e disturbi dell’umore (SIMF 2002), attivista per quasi dieci anni nel settore, grande studioso e relatore riguardo al tema dell’amalgama a diversi corsi, ha raccolto migliaia di testimonianze, lettere e studi di immunogenetica sulle intossicazioni da basse dosi di mercurio. Con Macro Edizioni ha pubblicato Denti Tossici, e Magnesio.
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