Vorrei iniziare questa trattazione su disturbi di umore e del carattere e infezioni dentali con due esempi che sono arrivati alla mia osservazione. Un cavallo e una donna.
Disturbi di umore in un cavallo
Ero in Norvegia in un’azienda agricola in un posto stupendo e c’era un cavallo che viveva proprio da pascià.
Aveva il suo grande e confortevole rifugio, pascolava libero nei migliori pascoli, ogni giorno era come se fosse a tavola con noi, prima di pranzare gli portavamo carote, ortaggi e se necessario fieno.
Non è che mostrasse mai di avere dolori o sofferenze, era spensierato, ma aveva un fiato terribile e s’intravedeva almeno un dente cariato di cui nessuno si era mai occupato. Ebbene quando arrivai, il cavallo veniva descritto come un essere dispettoso e cattivo. E mi raccontavano aneddoti.
Ebbene anche io ho raccolto qualche aneddoto. Un giorno, lui pascolava da una parte e io prendevo il sole più in là per i fatti miei. Con la coda dell’occhio percepii un’ombra che si avvicinava, aveva preso la rincorsa e scendeva al gran trotto con me sulla sua traiettoria.
Pensai che, preso dai suoi giochi, non se ne fosse reso conto, appena appena riuscii a spostarmi di mezzo metro di lato, così che continuasse la sua corsa senza travolgermi. Ebbene che cosa vedo? Fa un tentativo dell’ultimo momento per girarsi e travolgere proprio me.
Fu un futile tentativo perché il solo aver pensato di provare a cambiare direzione lo stava per far capovolgere, essendo su un pendio e lui al massimo della sua velocità. Così aveva fatto una cattiva figura, aveva dovuto rinunciare alla correzione di traiettoria per travolgermi e stava per cadere in modo rovinoso lui stesso!
Veramente c’era in questa povera bestia una “cattiveria” gratuita, quasi “umana”. Solo un paio di anni più tardi avrei messo in relazione le mie osservazioni con i disturbi di umore e di comportamento innescato da un dente cariato in profondità, di cui parlava anche Weston Price.
Disturbi di umore e denti infetti
Ci sono stati vari casi nelle notizie di elefanti impazziti che poi si scoprì che avevano la zanna cariata alla radice. Insomma, l’auspicio di Robert Woods nel 1903, che il medico trovandosi di fronte ad una malattia fisica o mentale ricorrente e intrattabile avesse bisogno d’iniziare a valutare la presenza di denti infetti come possibile causa d’irritazione cronica dell’organismo, ora viene riportato anche da vari veterinari e ricercatori che si occupano di elefanti e di cavalli!
Per me ovviamente, ancora più significativa è stata questa osservazione sugli effetti mentali dei foci dentali.
Disturbi di umore e stati psicologici
Un giorno ricevetti questa lettera da un’amica: “Ho iniziato ad avere disturbi di salute di rilievo all’età di dieci anni e l’apoteosi del mio profondo disagio è stata fra i 27 e 36 anni. Il disturbo di umore più pesante è stato a livello psicologico. Vivere era in alcuni momenti insostenibile: si alternavano infatti stati di depressione e eccitazione estenuante.
Avevo 1000 fobie: controllare cento volte il gas, la posta di casa, ma la cosa più angosciante era il timore che mi scappassero insulti, bestemmie, maldicenze di tutti i tipi da dovere, per rassicurarmi di non aver proferito nulla di ciò, ricostruire mentalmente per ore tutta la situazione.
Ero arrivata al punto di controllare, in modo ossessivo, le automobili o le persone che sorpassavo in macchina per essere sicura di non averle uccise. La mia scrupolosa attenzione però non mi rassicurava perché anche se con gli occhi realizzavo che il fatto non era accaduto, la mia mente non riusciva a convincersene e così nascevano in me sensi di colpa tremendi, presumo come quelli di chi realmente ha compiuto il fatto.
Ero conscia di non aver fatto nulla di male, ma era anche come se una parte di me non riuscisse a prenderne atto. Ho portato solo alcuni esempi perché per ogni situazione si verificavano queste modalità di comportamento. Io sentivo che quello che provavo e pensavo fosse indotto, indipendente dalla mia volontà, come se una voce ti parlasse dentro tormentandoti e togliendoti tutte le forze.
Ero in trappola, non ero libera di muovermi se non con estenuanti verifiche a posteriori che mi assorbivano tutte le energie. Stavo impazzendo!
A quel punto andai in analisi per alcuni anni e, anche se mi sentivo più alleggerita e rassicurata, i disturbi di umore permanevano. Ero così presa dall’aspetto psicologico da non rendermi conto di quanto provato fosse il mio fisico. Ero stanca e spossata tanto da desiderare, come preghiera della sera, di non risvegliarmi più il mattino seguente.
In occasione di un blocco intestinale percepii che il mio era un problema di salute fisica e un amico per il quale nutro una fiducia illimitata mi consigliò e mi accompagnò dal dentista biologico per la bonifica dei foci dentali. Mi ricordo che in occasione di un’estrazione di un dente mi si è “stappato” il cervello, come se prima fosse compresso: sensazione di straordinario benessere.
Contemporaneamente seguivo una dieta priva di latticini, dolci e zucchero bianco e naturalmente prendevo cloruro di magnesio. I nervi facciali e il sistema nervoso erano completamente compromessi, ma io non mi ero mai soffermata su questo aspetto di natura fisica del problema, affrontando solo l’aspetto psicologo.
Ora a distanza di due anni la qualità della mia vita è cambiata completamente. Le fobie sono sparite quasi del tutto, riaffiorano se sgarro con qualche cibo, ma non trovano più terreno fertile e come sono venute se ne vanno.”
Linus Pauling già negli anni ’70 propose nel suo ambito di ricerca il concetto “mens sana in corpore sano”, ma già nell’Ottocento e nel primo Novecento numerose voci si erano sollevate per denunciare come fattori di rischio per la salute mentale le tossicosi intestinali, oppure le intossicazioni da mercurio dentale, o anche la presenza di foci infettivi cronici e i disturbi endocrini.
Se c’è un problema organico nel corpo, non è possibile che questo avvii anche dei disturbi di umore, del funzionamento e dell’efficacia mentale?
Oggi una spiegazione accettata a livello accademico per la depressione proprio nel periodo post-parto è il fenomeno fisiologico del crollo delle enormi quantità di progesterone mantenute durante la gravidanza fino a livelli quasi nulli post-parto, mentre i livelli di estrogeno rimangono alti, in particolare in donne che consumano zucchero, latticini e prodotti farinacei industriali (Edgson 2010).
Disturbi di Umore e Foci dentali — Evidenze
La bonifica dei foci dentali con estrazione di vari denti devitalizzati infetti fu risolutiva in una paziente 35enne con un fortissimo disturbo ossessivo compulsivo, ansia irrazionale, fasi di depressione, attacchi di panico, mancanza di concentrazione, sensazione di cervello annebbiato e una tolleranza allo stress che era arrivata al minimo.
Questo caso ci viene descritto in ogni dettaglio dal Dott. Graeme Robert Munro-Hall nel suo libro “Toxic Dentistry Exposed“.
“Abbiamo armadi di schedari pieni zeppi di casi simili a questo riportato”, scrive il medico inglese, “abbiamo presentato questo per la linearità con cui si sono svolti gli eventi.”
Ampia documentazione clinica esiste anche sul fatto che sintomi psichiatrici gravi spesso scompaiono quando si va ad affrontare il problema di un’infezione cronica nascosta, sia essa intestinale, dentale, focale o generica, per es. da streptococchi (Microrganismi e malattie mentali, Packman1995, Forlenza 1997, Upson 1916, etc. etc.).
Le guarigioni dei sintomi segnalate da questi ricercatori riguardano disturbi di umore in generale, schizofrenia, disordine bipolare, disturbo ossessivo compulsivo, depressione cronica (vedere bibliografia per una trattazione più dettagliata delle evidenze).
Nonostante ci siano prove considerevoli, scrive il Dr. Frank Strick, direttore del Research Institute for Infectious Mental Illness di San Francisco, il fattore “infezione cronica” continua ad essere ignorato nei criteri diagnostici differenziali della psichiatria moderna, così come la ricerca di soluzioni per infezioni focali o dentali.
Lo psichiatra londinese George Savage, che ebbe in cura Virgina Woolf e la Londra benestante di fine Ottocento, nel 1876 pubblicò una relazione su numerosi casi di mania acuta guariti dopo l’estrazione di denti morti.
Mulreany (1874) riportava che la situazione infiammatoria mandibolare causata dall’eruzione difficoltosa dei denti del giudizio era la causa di mal di testa e altri disturbi a distanza, per esempio artriti, angine giovanili, disturbi di umore e che, se lasciato nell’età adulta, questo dente ritenuto poteva col tempo far comparire patologie cardiache, sterilità e aborti ricorrenti.
Da pagina 13 a pagina 44 del suo libro “Malattia mentale e denti impattati e/o infetti” (1908), il Dr. Henry Upson riferisce di 17 casi di nevrosi e psicosi guariti con l’estrazione di denti del giudizio impattati.
Il Dr.Henry Cotton (1876-1933), direttore della clinica psichiatrica del New Jersey, faceva notare in una pubblicazione del 1921 che quando ci sono dei denti del giudizio impattati o ritenuti bisogna sempre considerarli una situazione patologica, causa di malattie, non solo fisiche ma anche d’indefinite situazioni di disagio nella sfera psichiatrica.
E aggiungeva: “Se troviamo questi denti in pazienti sani che non mostrano di avere patologie, dobbiamo estrarli lo stesso questi denti? La risposta è un incondizionato e caloroso SI.”
Cotton stesso era guarito da un grave collasso nervoso che l’aveva colpito quando individuò dei denti del giudizio che dovevano essere estratti. All’ospedale del New Jersey di cui era direttore, Cotton continuò a raccogliere parecchie osservazioni cliniche e poté confermare che la sparizione dei sintomi mentali eseguito dell’estrazione di denti del giudizio impattati era definitiva e stabile molti mesi dopo l’intervento.
Secondo molti autori dell’epoca i focus dentali erano la più importante causa di malattia mentale, seguiti dai focus intestinali causati da cattiva alimentazione (Mummery 1880, Dickinson 1890, Van Doorn 1909, Price1923, Winter 1926).
Vediamo una rapida carrellata di autori.
Adler ci parla di una sua paziente, 48enne di Barcellona, A.O., che dopo un trattamento antibiotico di quattro mesi per un catarro bronchiale aveva iniziato ad avere disturbi di umore ed era stata mandata da una psicologa. Con l’estrazione dei suoi quattro denti del giudizio impattati il catarro bronchiale scomparve, anche le sue condizioni psichiche migliorarono notevolmente.
Come lei, Adler ha potuto osservare centinaia di casi di pazienti considerati matti, o che lamentavano numerosi piccoli inspiegabili disturbi, in cui la soluzione definitiva dei problemi fu offerta dalla rimozione dei denti del giudizio impattati e curettaggio [un tipo di pulizia che va fatta in profondità sotto la gengiva] delle loro tasche settiche.
Nell’organismo a livello fisico sono presenti ad ogni dato momento svariati campi di disturbo, ovvero infiammazioni sub-croniche del tessuto connettivo caratterizzate da un’intensità fluttuante che dipende dal carico secondario imposto sul corpo.
Troviamo questa definizione, insieme a molte altre simili di altri autori, in una pubblicazione della dottoressa olandese Henny Solleveld intitolata: “Evidenze che i denti del giudizio causano nell’adolescenza una minore capacità di regolazione nella sfera emotiva”.
La Solleveld fa la premessa che la ricerca di un fattore di rischio per la depressione non esclude anche il significato eziologico di una combinazione di altri fattori di rischio. Non tutti i campi di disturbo causano effetti verificabili.
La comparsa di un campo di disturbo a distanza nel corpo corrisponde al fatto che l’intensità del segnale di disturbo è forte abbastanza almeno nei confronti del punto di minor resistenza nell’organismo e magari relativamente al meridiano di agopuntura affetto da una grossa zavorra.
Nel libro “Denti e osteiti come campi di disturbo” il Dr. Karl Heinz Graf ci propone l’esempio di un uomo che, in seguito alla separazione coniugale dopo 19 anni di matrimonio, iniziò ad accusare un’alterazione del ritmo cardiaco resistente a terapie.
Anche qui la spiegazione data da Graf si basa sul sistema di regolazione: il dente del giudizio sinistro incluso portava un sovraccarico sul meridiano cuore- intestino-circolazione che però, come spesso succede, era rimasto a lungo asintomatico.
L’ultimo evento in ordine cronologico, la goccia che fa traboccare il vaso, è semplicemente l’indicazione di un sovraccarico preesistente che era rimasto silente. Ebbene con la rimozione di questo dente il problema del ritmo cardiaco sparì!
Morfologicamente i campi di disturbo sono delle aree localizzate d’infiammazione o infezione cronica che concentrano o generano sostanze non degradabili.
F.R., fiscalista 70enne di Baden-Baden, soffriva da mesi di uno stato di affaticamento accompagnato da brevi episodi di forte depressione. In pratica, aveva momenti di pianto per una profonda infelicità, senza che lui stesso potesse dare una spiegazione qualunque di quella sensazione. Non si riusciva a migliorare questa condizione con nessuna terapia.
Si trovava in Spagna in vacanza e fu inviato da Adler da una ex-paziente. La radiografia dentale (fig. 89) mostrava un’atrofia con osteite molto estesa intorno a un dente del giudizio. Il test sulla terza vertebra cervicale rivelava punti dolorosi consistenti con un focus degli ottavi inferiori.
Bonificato il campo di disturbo ci fu un rapido miglioramento. Un ulteriore miglioramento ci fu quando a distanza di tempo Adler andò a curettare di nuovo la rarefazione ossea di quel sito.
Dal testo “Malattie inspiegabili legate ai denti del giudizio?” estraggo questa sezione:
PARTE SETTIMA: Effetti ormonali e disturbi di umore in relazione a denti del giudizio focali.
Scrive la dottoressa Rosemarie Mieg (2005): “La Clinica universitaria di Berlino è rimasta tra i pochi centri dove al giorno d’oggi si continua a riconoscere la relazione tra depressione e denti del giudizio.
La medicina tradizionale cinese mette in relazione i denti del giudizio superiori con psiche, ipofisi, estremità di piedi e mani, dolori a spalle, gomiti, orecchie, problemi circolatori e del cuore.
I denti del giudizio dell’arcata inferiore sono in relazione invece con il sistema immunitario, oltre che con cuore e intestino tenue.
Le problematiche che li riguardano possono quindi facilmente indebolire le energie del corpo tanto da favorire la comparsa di depressione, stanchezza cronica, tristezza, malessere generale.
Secondo Rosemarie Mieg gli effetti positivi considerevoli visti con le estrazioni dei denti del giudizio si devono anche alla regolarizzazione della situazione ormonale che si ottiene con gli interventi di estrazione che abbiamo descritto.
U Manisha R., una giovane iraniana che non riusciva a rimanere incinta, si recò dalla dottoressa su consiglio di amici. Nessuno dei quattro specialisti che aveva visto in precedenza le aveva parlato dei quattro denti del giudizio inclusi, che la Mieg valutò invece in qualche modo implicati.
In effetti subito dopo le estrazioni si registrò un progressivo netto miglioramento della situazione ormonale e due anni dopo le estrazioni la giovane iraniana ebbe un bimbo.
La d.ssa Noguera (2002) ha riportato il caso di una paziente 23enne che presentava amenorrea da sei anni. Dalla sua ortopanoramica dentale si notava il dente del giudizio superiore destro ancora sotto la gengiva egli altri tre ottavi fuoriusciti ma con carenza di spazio.
Furono rimossi questi quattro denti del giudizio, uno al mese, partendo da destra in basso (dente 48), poi in alto (18), poi a sinistra (38), infine il dente del giudizio in alto a sinistra (28). In seguito all’estrazione del dente 38 comparve la prima mestruazione dopo 6 anni. Il mese seguente, con l’estrazione del dente 28, nuova mestruazione. Il ciclo mestruale si regolarizzò definitivamente.
Una paziente 26enne cui era stata fatta la diagnosi di endometriosi, non riusciva ad iniziare una gravidanza, anche dopo due inseminazioni artificiali.
A questo punto, seguita dalla dottoressa Noguera procedette all’estrazione dei denti del giudizio (al test EAV vi erano valori indicativi a livello 2 del vaso Linfatico). Venne estratto un ottavo al mese e, dopo l’estrazione del terzo, la paziente rimase incinta.
Il Dr. Davo Koubi ha riportato un caso simile: “Una giovane 26enne accusava una sensazione costante d’angoscia cui si aggiungeva l’assenza del ciclo e la sterilità. Sposata da sei anni, riportava anche vertigini, svenimenti, vomito, pesantezza alle gambe.
Dieci mesi dopo l’estrazione di un dente del giudizio semi-incluso e di un molare sinistro devitalizzato diventò mamma. Ci fu la totale scomparsa degli altri sintomi.
Per oltre un trentennio Rosemarie Mieg ha raccolto un’osservazione dopo l’altra riguardo ad incurabili nevrosi e depressioni che si risolvevano con la bonifica dei foci dei denti del giudizio.
Vediamo ancora qualche esempio da lei descritto. Una bella signora di 32 anni aveva una depressione che molti medici avevano cercato di curare. Il marito, in quanto paziente soddisfatto della Mieg, aveva cercato di dire alla moglie che potevano essere coinvolti i denti e che bisognava chiedere il parere della dottoressa.
Vari regimi alimentari molto salutari non migliorarono la situazione, anzi permaneva la depressione con mancanza di vitalità. I coniugi avevano un negozio di alimenti biologici. Quando infine si recarono dalla Mieg, furono estratti i quattro denti del giudizio e il premolare 24 che aveva un’infezione apicale. Dopo quest’intervento tutti i sintomi e i malesseri precedenti scomparvero.
Hildegard B. ottenne la guarigione da depressione, dolori articolari e occasionali angine quando si fece estrarre un dente del giudizio superiore. Intorno a questo dente furono trovati ancora resti di follicolo dentale. Hildegard era una dottoressa della mutua che usava spesso sia omeopatia che psicoterapia.
I suoi problemi erano iniziati con un’anestesia fatta da un dentista per monconizzare un molare: ebbene questa anestesia aveva attivato la focalità del dente del giudizio superiore.
Molti altri casi simili sono stati riportati nel libro, perciò l’autrice insiste sul concetto di bonificare se possibile sempre prima i denti del giudizio impattati, e solo dopo fare interventi con anestetici in bocca. Michael P., uno studente 20enne esaurito, depresso e psicotico, soffriva tra l’altro di leggeri mal di testa e disturbi della circolazione.
Fu inviato all’autrice da amici dopo che tutti i medici avevano dichiarato che solo la psichiatria avrebbe potuto salvarlo. Fu ospitato a casa della dottoressa nel periodo in cui faceva le estrazioni dei denti del giudizio. I suoi problemi psichiatrici scomparvero insieme con i mal di testa e i disturbi della circolazione, e poté riprendere i suoi studi.
La terapia risolutiva per Maria S., che aveva alle spalle un ricovero in una clinica psichiatrica, fu l’estrazione dei due denti del giudizio dell’arcata superiore (18 e 28), nonché dei noni (19 e 29). A dire il vero seguì anche il consiglio di fare una pulizia del colon poco tempo dopo gli interventi.
Ebbene le sue paure di dover tornare alla clinica psichiatrica si dissolsero dopo aver visto i grandi miglioramenti della bonifica dentale. Era veramente molto felice e soddisfatta dei risultati ottenuti.
Bettina S., fotografa 39enne, stanca della vita e depressiva, era peggiorata tanto da non riuscire più a lavorare e a essere motivata in niente. Il suo medico le consigliò di andare a fare una valutazione dei foci dentali. L’ortopanoramica mostrava sia un dente del giudizio impattato (il 28), sia un’osteite residua laddove anni prima erano stati estratti i denti 15 e 16.
La trasformazione della donna avvenuta dopo gli interventi dentali di bonifica focale fu impressionante: aveva di nuovo tante energie ed idee, non ci furono ricadute di depressione. Vediamo un esempio di risanamento della sepsi orale che portò alla risoluzione di disturbi al cuore, della circolazione e della depressione.
Un medico straniero aveva sentito parlare da alcuni colleghi del lavoro della Mieg e si recò da lei per essere aiutato. Il 55enne soffriva, oltre che di disturbi cardiaci e circolatori, anche di depressione.
La diagnosi radiografica e con test EAV fu la seguente: non solo i denti del giudizio erano un fattore di perturbazione, ma un molare era morto (il 17) e i denti 15 e 16 devitalizzati avevano granulomi. Un molare in alto a sinistra (il 26) non solo era devitalizzato, ma il perno metallico che era stato inserto aveva sfondato il dente.
In basso, sotto il dente del giudizio a sinistra, c’era un’infezione dell’osso e il dente affianco era devitalizzato. La bonifica dei focus dentali avvenne in vari stadi, i denti devitalizzati vennero rimossi e l’area dei denti del giudizio fu rimessa in ordine. Il paziente guarì e poté godersi di nuovo la vita; si risposò e diventò padre.
Koubi ha riportato sia casi di mal di testa che di disturbi di umore risolti con le estrazioni di denti del giudizio. Per esempio in un 30enne senza alcun precedente psichiatrico era comparsa all’improvviso da alcuni mesi una grave agorafobia. Non usciva più di casa e aveva dovuto lasciare il lavoro.
Diversi tipi di trattamenti (psicoterapia, antidepressivi) erano stati tentati senza risultati. Koubi sospettò che i denti del giudizio semi-inclusi fossero una causa d’irritazione infiammatoria cronica sui nervi che andavano fino al cervello. La guarigione dall’agorafobia dopo le loro estrazioni fu quasi immediata; il paziente poté finalmente riprendere una vita normale.
Un altro esempio tra le decine di casi riportati nel libro “La Santé dans la bouche” (Koubi 1991) riguarda lo stato depressivo e psicotico di una ragazza di 24 anni che era stata ricoverata più volte in casa di cura, sottoposta ad undici elettrochoc, naturalmente senza alcun miglioramento dei sintomi.
La soluzione proposta da Koubi apportò risultati immediati e duraturi, ovvero la scomparsa del delirio e delle allucinazioni e un ritrovato equilibrio psichico. Bastò portare la ragazza da un dentista per estrarre un dente del giudizio superiore incluso e un premolare devitalizzato con granuloma.
Nei casi in cui i disturbi di umore coesistono con mal di testa o epilessia si tende a trattare la prima metà come un fatto psicologico e l’altro come un fenomeno fisiologico da correggere a livello sintomatico.
Poco si sa sugli autori che hanno mostrato guarigioni sia dell’uno che dell’altro effettuando una bonifica dei focus dentali, per esempio l’estrazione dei denti del giudizio. Rosemarie Mieg ci racconta la storia di Irina S., che soffriva di attacchi epilettici già da due anni, ovvero dall’età di 13 anni.
La madre, una tranquilla 40enne bibliotecaria, aveva portato la piccola da innumerevoli medici senza risultati. Poiché il padre di Irina era 40 anni più anziano della madre e stava ricoverato in un asilo per anziani, i medici avevano decretato che probabilmente l’epilessia era spiegabile con quello. Irina si era recata dalla dentista perché aveva bisogno di un paio di corone.
La Mieg fece un’ortopanoramica dentale che mostrava quattro denti del giudizio impattati con adiacenti pericoroniti e periodontiti. Sospettando che le sue condizioni potessero di molto migliorare togliendo questi denti impattati, consigliò un maxillo-facciale.
Ma non aveva fatto i conti con Irina, che aveva un carattere molto pepato, al ginnasio l’avevano mandata via e aveva dovuto cercarsi una scuola privata. La giovane distrusse la prescrizione e riuscì a perdere l’ortopanoramica chissà dove.
Le visite in cui la Mieg le doveva fare le corone dentali furono proficue però, perché la dentista riuscì nel suo intento di farle anche la rimozione dei due denti del giudizio superiori.
Gli attacchi epilettici si calmarono gradualmente insieme con le sue intemperanze. Quando andò ad estrarre anche il dente del giudizio impattato dell’arcata inferiore sinistra Irina era accompagnata dal suo futuro sposo.
I due si trasferirono in America, ma tornarono per togliere anche l’ultimo dente del giudizio, dopodiché non ci fu mai più un singolo attacco epilettico.