Siamo cresciuti in una società dove siamo stati abituati a negare la responsabilità delle nostre proprie azioni. Invece di assumere che ognuno di noi è responsabile per i propri pensieri, sentimenti e azioni, incolpiamo altri o le circostanze per i nostri sentimenti e azioni. «Mi fai sentire così” o “Mi sento così perché tu …” sono esempi di una completa negazione di responsabilità.
Il meccanismo di negazione della responsabilità
Il meccanismo di negazione della responsabilità per i nostri sentimenti è anche radicato nella cultura della nostra società come un metodo di manipolazione per mezzo del senso di colpa. Il meccanismo di base del manipolare con il senso di colpa è attribuire la responsabilità per i propri sentimenti agli altri. Il nostro linguaggio facilita l’uso di molte tattiche colpevolizzanti, come “Mi fai stare male.” Oppure “Mi fa male quando tu …” o “Mi hai fatto arrabbiare”… “Quello mi fa incazzare!”.
Questa convinzione è così radicata che quando ci viene indicata ci sentiamo offesi e discutiamo con rifiuto carico di rabbia, cerchiamo di spiegare con argomenti intelligenti perché la “colpa” è dell’altro.
Tiriamo fuori auto-giustificazioni distorcendo i fatti, spesso inconsciamente. Quando tutto il resto fallisce, la nostra personalità offesa fa ricorso al gridare e, quando la situazione degenera, persino alla violenza fisica.
Siamo responsabili dei nostri pensieri, sentimenti e azioni. Ciò che gli altri dicono e fanno può essere lo stimolo, ma non la causa dei nostri sentimenti. I nostri sentimenti derivano da come scegliamo di ricevere ciò che gli altri dicono o fanno, in base ai nostri particolari bisogni e aspettative di quel momento.
Non è quello che fanno gli altri che può farti del male, è come lo recepisci. Nessuno è responsabile per i sentimenti che provi. Due persone potrebbero sentire le stesse parole e vedere le stesse cose, ma può succedere che solo una delle due si arrabbi.
Ad esempio, se qualcuno arriva in ritardo a un appuntamento e hai ancora la necessità di rassicurarti che ti stia tenendo in considerazione, te la prendi male.
“Ecco arriva sempre in ritardo…adesso guardo l’orologio, voglio vedere i minuti esatti…poi glielo dico…non rispetti gli accordi! Non te ne frega niente di farmi aspettare… Ah ma la prossima volta dopo cinque minuti di ritardo me ne vado, non sono la sua pezza da piedi!”
Oppure se hai bisogno di trascorrere il tuo tempo in maniera propositiva e costruttiva, ti potresti sentire frustrato pensando alle cose che avresti potuto fare invece di stare lì ad aspettare.
Se invece hai bisogno di trenta minuti per star da solo, o c’è un bel sole caldo e te lo stai godendo seduto su una panchina del parco, sarai grato per il suo ritardo e sarai soddisfatto. Pertanto, non è il comportamento della persona, ma sono le nostre esigenze del momento la causa dei nostri sentimenti.
La causa principale di infelicità non è mai la situazione, ma i tuoi pensieri a riguardo. Liberarsi della convinzione che qualcun altro o le circostanze siano la causa dei nostri sentimenti e delle emozioni che proviamo è un grande passo in direzione di un più elevato livello di maturità e di connessione interiore.
Non ci sono situazioni positive o negative, in sé sono neutre, sono solo e nient’altro che situazioni.
Certo ci sono situazioni che possono rattristarci, o irritarci, non siamo pezzi di ghiaccio psicopatici, è corretto che sorga l’emozione di tristezza o irritazione nell’istante che ci rendiamo conto della situazione, ha a che fare con la sopravvivenza.
Diverso è mantenere la tristezza e coltivarla nel nostro animo o trasformare l’irritazione in risentimento e legarsela al dito a tempo indeterminato con la convinzione che sia la situazione o la persona la causa di come ci sentiamo.
Questo argomento può essere approfondito ulteriormente. Per alcuni potrebbe essere sufficiente quanto hai letto finora. E forse solo come teoria possibile, se non nella pratica, che richiede un certo lavoro su sé stessi. Altri potrebbero rifiutarlo ricordandosi di un presunto torto subìto pensando: “… no, no. È proprio colpa sua, altro che mia responsabilità…”
Se vuoi qui c’è dell’altro che scava ancora più in profondità.
Approfondimenti sulla responsabilità personale
Questo corpo che abbiamo è uno dei tanti che abbiamo avuto, se cerchiamo di fornire una spiegazione dal punto di vista della reincarnazione o in modo leggermente diverso della ricorrenza secondo Gurdjieff.
La nostra personalità è un involucro che copre quella piccola parte di tutto ciò che siamo, forgiata dalla cultura della società della quale facciamo parte in questo tempo e spazio. È completamente fittizia, e quando siamo identificati in essa le prestiamo tutte le nostre cure e la difendiamo con tutta la forza di cui siamo capaci convinti di difendere noi stessi.
È ciò che ho sperimentato, ed è vero per me. Non ti chiedo di accettare come vero quello che scrivo se non è vero per te. Prendila come una delle tante teorie, se un giorno dovesse diventare vera esperienza, quanto segue potrebbe esserti utile.
Il mondo che vedi è una elaborazione di quanto i tuoi sensi percepiscono secondo i tuoi desideri e aspettative. Se pensi che il mondo sia malvagio quello che tenderai a vedere saranno situazioni che sono frutto di malvagità e attirerai persone e cose malvagie o sgradevoli, se pensi invece che il mondo sia meraviglioso la tua attenzione si poserà sulle cose belle e attirerai persone e cose meravigliose e piacevoli.
Ognuno di noi vede il mondo in maniera diversa, è lo stesso che dire che ognuno crea il proprio mondo.
Se guardiamo la TV e leggiamo i quotidiani, assorbiamo l’idea di un mondo caotico e pieno di malvagità e la rafforziamo concordando che è un mondo malvagio, stimolando emozioni che ci rendono la vita infelice. È quello che il sistema vuole perché gli individui che lo sostengono traggono profitto, potere politico e auto-gratificazione in un mondo caotico, confuso, pieno di menzogne, di verità tenute nascoste, infelicità e ignoranza.
Siamo venuti in esistenza all’inizio di questo universo temporale con potere illimitato, potere che abbiamo tuttora, ma che non manifestiamo per il timore di fare del male o perché crediamo di non meritarlo a causa di convinzioni che ci siamo fatti nel corso del tempo vita dopo vita.
A volte può succedere che nel tentativo di aiutare qualcuno si commetta un errore che danneggia la persona che si voleva aiutare. Da quel momento uno potrebbe decidere di smettere di aiutare, per paura di danneggiare ulteriormente, riducendo così il proprio potere. “È meglio che non faccia più nulla altrimenti faccio danni… cerchi di aiutare e poi ci rimetti pure…”
Ognuno è responsabile della propria vita, ne consegue che è responsabile di ogni cosa che gli succede
Questo è difficile da digerire perché l’apparenza ci fa vedere situazioni che, non conoscendo tutte le connessioni tra un fatto e l’altro, esistano vittime innocenti. A un livello più profondo, al di là di ogni apparenza c’è sempre il proprio consenso a ricevere un atto dannoso.
Un truffatore presenta sempre un affare molto vantaggioso che nasconde la truffa. Il truffato è abbagliato dall’idea di comprare un anello d’oro a un prezzo 10 volte inferiore di quanto costerebbe e il momento in cui paga dà il consenso ad essere truffato.
Gridare poi: “Mi hanno truffato!” significa non accettare la propria responsabilità. Per quanto la legge possa dargli ragione, al di fuori del contesto legale sarebbe corretto dire: “Mi sono fatto truffare”. Una Giustizia saggia dovrebbe attribuire la giusta parte di responsabilità ad entrambi, al truffatore per aver truffato e al truffato per avere accettato un’illusione senza valutarne la concretezza o meno.
Prendendo vita in un corpo che può essere ferito, ucciso o menomato si dà il consenso a diventare una possibile vittima. Ma per accettare questo occorre liberarsi della convinzione di essere un corpo o una personalità, programmata fin dalla nascita dal sistema sociale in cui viviamo.
Abbiamo potere infinito, di conseguenza nessuno può essere danneggiato da un altro senza il proprio consenso.
Se siamo abusati da personaggi politici è perché lo abbiamo consentito, abbiamo dato parte del nostro potere votandoli, lusingati dalle promesse extra esagerate che non avrebbero mai potuto essere mantenute, oppure per ottenere vantaggi a discapito dei più, sapendo di votare chi avrebbe attuato una politica buona nemmeno per gestire un pollaio, ma meglio un uovo oggi che una gallina domani.
Abbiamo comprato una patacca di anello sperando che fosse davvero d’oro per dieci euro. A lungo termine ci siamo fatti vittime delle loro truffe.
Il fatto che ora salgono al potere senza nemmeno votarli è solo perché noi ormai abbiamo aperto la strada.
Tutte le manifestazioni, tutti gli scioperi tutte le proteste sono solo evidenze di non assumersi la responsabilità di ciò contro cui si inveisce.
“È colpa loro, non nostra!”
Ognuno di noi è onnipotente e connesso a ogni cosa al più alto livello. Pertanto, niente “succede” per caso senza che nel profondo di noi stessi ne siamo a conoscenza e senza il nostro permesso.
Della nostra vita siamo i Sovrani e nessuno può farci nulla contro il nostro volere. A meno che non abdichiamo.
Ogni volta che ti sei sentito vittima hai ceduto a un altro parte del potere di ciò che avviene nel tuo proprio mondo.
Ma perché tutto questo sia accettato non deve essere guardato con gli occhi della personalità che ci hanno costruito addosso giorno dopo giorno fin dal nostro primo attimo di vita, iniziando magari con una forte sberla sulla schiena.