Il DDL sulla dislessia va contro la volontà popolare manifestata con oltre 4000 firme e recepita nel 2008 da una legge provinciale
Trento. Oggi, martedì 13 settembre, si riunirà la quarta commissione nella sala Lenzi di Palazzo Trentini per discutere del recente disegno di legge in discussione sulla dislessia. Questo DDL, così come è attualmente formulato, è destinato a incrementare esponenzialmente gli abusi di psicofarmaci sui bambini. Non è necessario andare molto lontano per vederne gli effetti deleteri. Dobbiamo solamente guardare a quello che succede in Alto Adige. Nella nostra vicina provincia, di fatto, questo disegno di legge sulla dislessia è in vigore da parecchi anni. Si fanno regolarmente i test sui DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento), molti bambini vengono seguiti dal logopedista, i bambini etichettati con un DSA vengono segnalati sui registri scolastici al fine di introdurre criteri di valutazione differenti, ecc. Un esempio di effettiva applicazione dei principi sostenuti dal disegno di legge in discussione in Trentino sulla dislessia. Quali sono i risultati?
Prendiamo ad esempio il comune di Merano con una popolazione di 38.229 abitanti. Secondo le informazioni fornite dalla Dr.ssa Donatella Arcangeli del centro di neuropsichiatria infantile di Merano, in questo comune i bambini seguiti dal centro sono ben 160 e 40 di questi sono soggetti a trattamento con psicofarmaci. Il Trentino ha una popolazione di 529.457 abitanti. Possiamo quindi stimare che, senza gli opportuni correttivi, dopo circa dieci anni di applicazione del presente disegno di legge ci saranno circa 2.230 bambini seguiti dai centri di neuropsichiatria infantile con circa 550 bambini trattati con psicofarmaci.
In questo disegno di legge è insita purtroppo anche un’altra insidia che lo renderebbe fortemente illiberale. Prendiamo sempre ad esempio la Provincia di Bolzano dove i principi ispiratori di questa legge sono ben consolidati. In una risposta a un’interrogazione provinciale (Anfrage187-9), l’assessore alle politiche sociali di Bolzano Richard Theiner ha scritto: «…Nel caso in cui i genitori non facciano niente e si vede che il bambino preso in considerazione si trova ancora in una situazione di rischio, per quanto riguarda la sua crescita e le sue capacità nella vita sociale della classe e/o nelle sue capacità di apprendimento, la scuola deve farne rapporto ai servizi sociali, in modo che questi, in qualità di rappresentanti dell’obbligo di assistenza statale, visitino la famiglia e intraprendano le misure necessarie per assicurare il benessere del bambino…». In altre parole secondo Theiner la scuola avrebbe il diritto di decidere se il genitore si sta comportando bene in merito al percorso educativo di suo figlio e dovrebbe segnalarlo ai servizi sociali al fine di intervenire coercitivamente. Non è certo necessario dilungarsi ulteriormente sulle problematiche emerse recentemente sull’operato dei servizi sociali in merito all’allontanamento dei minori dalle famiglie.
Il pericolo di medicalizzazione della scuola è concreto e reale e coinvolge già la nostra stessa provincia come si evince da questi avvenimenti:
– In una scuola di Rovereto i bambini sono stati sottoposti ai test AC-MT 6-11 e PRCR-2 (discalculia e dislessia) e in seguito sono stati indirizzati al reparto di neuropsichiatria infantile.
– Una signora di Civezzano si è rivolta alla nostra associazione perché la maestra aveva “richiesto” (imposto) una visita in neuropsichiatria infantile per il suo bambino.
– In una scuola di Rovereto i bambini sono stati addirittura sottoposti a un test “sull’idea della bugia” fatto da una laureanda in psicologia con il beneplacito della scuola.
Questo disegno di legge sulla dislessia che “assicura l’individuazione precoce dei fattori di rischio e favorisce la diagnosi tempestiva” e che in pratica introduce i test psicologici nelle scuole trentine, rischia di avvallare la medicalizzazione della scuola.
Ricordiamo che il 6 maggio 2008 la provincia Autonoma di Trento ha approvato la legge n. 4 “Disposizioni in materia di uso di sostanze psicotrope su bambini e adolescenti” in risposta alle richieste dei cittadini che hanno firmato oltre 4000 petizioni contro la medicalizzazione della scuola e che sono state consegnate al presidente del consiglio provinciale nell’aprile del 2008. La legge, che vietava i test psicologici nelle scuole trentine di ogni ordine e grado, era stata approvata all’unanimità dal consiglio provinciale come legge “preventiva” volta a impedire gli abusi di psicofarmaci sui bambini. Questo disegno di legge sulla dislessia, senza delle appropriate rettifiche, rischia di tradire la volontà popolare e la volontà del consiglio provinciale stesso.
Riteniamo sia corretto aiutare i bambini con difficoltà di apprendimento e concordiamo con lo spirito della legge volto ad assistere i nostri figli. Ma è assolutamente necessario apportare degli opportuni correttivi per impedire gli scenari descritti sopra. Il consenso informato scritto alla somministrazione dei test, la possibilità di contestare o accertare la presunta diagnosi e il richiamo alle norme sulla privacy potrebbero impedire che i genitori vengano espropriati del loro diritto/dovere di attendere all’educazione dei propri figli e consentirebbe di impedire le derive insite in questo DDL.
Non comprendiamo il motivo per cui il nostro Comitato non sia stato informato di questo disegno di legge e non sia stato chiamato dalla Quarta Commissione presieduta dal consigliere Mattia Civico, dato che abbiamo raccolto oltre 4000 firme sul tema dei test nelle scuole. Speriamo che il consiglio provinciale abbia la sensibilità di accogliere le nostre preoccupazioni e quelle dei cittadini come ha saputo fare nel maggio del 2008.
Paolo Roat
Comitato dei Cittadini dei Diritti Umani – CCDU Onlus