Bambina manifesta un disagio giovanile e viene introdotta nel tunnel dell’assistenza psichiatrica per 4 anni
E’ quanto ha dettagliatamente riportato alla magistratura di Torino il sig. C.R.
“Tutto è iniziato nel giugno del 2001 quando mia figlia aveva manifestato dei sintomi di una forma di epilessia. Noi spaventati ci rivolgemmo immediatamente alle strutture ospedaliere e ci ritrovammo con nostra figlia ricoverata nel reparto di neuropsichiatria infantile dell’Ospedale Beauregard di Aosta. Da quel momento è stato tutto un susseguirsi di diagnosi e somministrazioni di farmaci di vario genere dagli antiepilettici, agli ansiolitici fino agli antidepressivi prescritti nell’Istituto Stella Maris di Pisa, con l’unico concreto risultato di vedere nostra figlia che peggiorava sempre di più.
Giorno dopo giorno potevamo vedere la disperazione che si faceva strada tra i suoi occhi a cui si univa la nostra disperazione di avere una figlia che non era più la stessa che conoscevamo anche solo 3 anni prima. La cosa più sconcertante erano i pareri discordanti tra i vari medici e psichiatri sul fatto che quel tal farmaco prescritto dallo psichiatra precedente fosse più o meno adatto per nostra figlia. In questo clima di incertezza e pressappochismo, l’unica cosa concreta che potevamo osservare era il progressivo peggioramento di nostra figlia che si spinse fino ad avere comportamenti autolesivi, il tutto ulteriormente amplificato dal clima di emarginazione che stava vivendo con i suoi compagni di classe che avevano cominciato ad escluderla ed etichettarla come malata” .
E prosegue: “Era una situazione insostenibile che sembrava non avere una fine, così decidemmo di prenderci personalmente cura di nostra figlia aiutandola il più possibile a gestire i rapporti con la scuola e al tempo stesso cercammo altri professionisti che esaminassero l’intera situazione di nostra figlia e le terapie ricevute. Dopo aver contattato la sezione regionale del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, ci mettemmo in contatto con professionista medico di Torino che dopo aver analizzato tutta la documentazione medica di nostra figlia ed aver fatto fare una serie di esami, ci disse quello che in cuor nostro avevamo sempre saputo: su nostra figlia erano stati applicati approcci terapeutici sbagliati il cui effetto pratico è stato una grave stato di sofferenza psichica indotto dalle massicce dosi di farmaci e psicofarmaci prescritti. Iniziammo così un percorso terapeutico attraverso il quale nostra figlia ha ridotto l’assunzione dei farmaci erroneamente prescritti fino ad eliminarli completamente ed ora, tutto è tornato come prima, nostra figlia sta bene e va bene a scuola”. “Tuttavia” conclude il sig. R., “chi ha sbagliato deve pagare, vogliamo giustizia, non è possibile tollerare un tale grado di negligenza e incuria nel trattare i bambini”.
Tale posizione trova supporto da una perizia tecnica sul caso fatta dal Prof. Portaleone Ordinario di Neuropsicofarmacologia presso l’Università di Torino: “Si sottolinea come i ripetuti e maldestri interventi delle varie figure che hanno seguito il caso, non solo non abbiano portato ad un miglioramento della patologia, ma anzi, abbiano innescato un circolo vizioso nel processo patologico di “medicalizzazione”, con pesanti risvolti negativi sotto l’aspetto psicologico, relazionale e sociale della bambina, protattisi per un numero consistente di anni dell’età evolutiva”
“Questo caso è l’ennesima dimostrazione che gran parte delle volte in cui un bambino presenta sintomi “psichiatrici” ci troviamo in realtà di fronte ad una reale condizione fisica che potrebbe essere trattata con successo dalla medicina tradizionale. Invece l’attuale trend è di associare qualsiasi comportamento un po’ strambo o anomalo dei bambini ad una precisa, quanto indimostrata, sindrome di malattia mentale, con l’effetto pratico di una fin troppo facile somministrazione di sostanze pericolose sui nostri figli.” Afferma il dott. D’Alessandro, coordinatore regionale del CCDU, e incalza “del resto quando si comincia a dare credito alle affermazioni della moderna psichiatria secondo cui esiste una malattia chiamata ADHD, ossia sindrome da iperattività e deficit di attenzione, e si pretende di curarla con farmaci anfetaminici quali il Ritalin, si finisce per andare fuori strada e con il risultato pratico di distruggere le famiglie. La verità è che l’istituzione psichiatrica opera fin troppo spesso al di sopra delle leggi italiane e sarebbe ora che venisse creata una normativa specifica a tutela dei cittadini i cui diritti civili vengono violati dai rappresentanti di questa pseudo-scienza”
Nota di Medicinenon:
Il ministro della sanità Francesco Storace, sta spingendo un finanziamento di 500.000 euro per la ricerca psichiatrica. La psichiatria non è una scienza e userà quei soldi per commettere altri abusi come questo. Fermate quel finanziamento!