Per molte persone arriva un momento della vita in cui appare il desiderio di saperne di più riguardo allo spirito, all’anima. Di solito si parte pensando allo spirito come al nostro spirito, qualcosa di diverso da noi. Quando diciamo “IO” normalmente ci viene in mente l’immagine del nostro volto che vediamo allo specchio del bagno appena alzati pensando: “Oddio!… che faccia … guarda che occhiaie” o che rughe o altro. Poi rivediamo il nostro volto nello specchio dell’ascensore mentre usciamo di casa e facciamo un’altra verifica uscendo generalmente soddisfatti, e dopo l’ultima verifica davanti allo specchio dell’ascensore che ci porta in ufficio diciamo che siamo ok, dopo esserci confrontati osservando il volto dei colleghi. (Ci vediamo sempre più belli…)

Questo e tutto il resto, troppo per essere descritto esaurientemente in questo articolo, fa sì che quando diciamo o pensiamo “IO” ci riferiamo al nostro corpo identificandoci con esso e considerando lo spirito qualcosa di diverso da noi.

Esattamente il contrario di come stanno le cose.
Tu sei lo spirito, o essere spirituale e hai un corpo che dovresti condurre come la tua automobile, anche se spesso quello che succede è il corpo che porta a spasso lo spirito, come quei cani che dando strattoni al guinzaglio portano a spasso il padrone e non viceversa, come dovrebbe essere.

Il primo risveglio

Mi ricordo la disperazione che mi colse durante una lezione di catechismo quando avevo sette anni. Il buon prete, passeggiando avanti e indietro con le mani dietro la schiena e facendo svolazzare come un derviscio la sua lunga veste nera ad ogni dietrofront, parlando delle virtù cristiane mentre cercava teste distratte a cui dare scappellotti, disse:”… e quindi, se sarai stato bravo, quando morirai, la tua anima raggiungerà in cielo il padre celeste”.

Sentii come un morsa che mi strinse il cuore fino a fermarlo per un attimo e mi mancò il respiro. Non riuscivo a darmi pace, non me ne importava un fico secco se la mia anima sarebbe andata in cielo quando io fossi morto. L’idea che non sarei più esistito, che non sarei stato più cosciente di esistere, che non ci sarei stato più, e che quella cosa che non ero io sarebbe sopravvissuta alla mia morte, mi faceva star male.

Seppellii questa mia ansia e questi ragionamenti confusi nelle profondità del mio interiore sconosciuto e ritornai ad essere lo spensierato bambino che ero, con un residuo di “immotivata” ostilità per per il buon prete e tutto ciò che rappresentava.

Passarono anni di inconsapevolezza, attraversai in un lampo l’infanzia e l’adolescenza, e vissi buona parte della mia gioventù cercando di fare soldi per avere belle macchine e belle donne e tutto quanto offre il mondo materiale e senz’anima, soddisfando i desideri di questo mio presunto IO materiale.

Erano passati vent’anni da quella lezione di catechismo quando, leggendo un libro di filosofia orientale (non prenderlo per un passaggio obbligato), realizzai improvvisamente e in modo inequivocabile che io ero quello che il prete intendeva per anima e che sarebbe sopravvissuto alla morte del corpo fisico, e tutti i ricordi affiorarono nella mia mente e mi sbarazzai all’istante dell’incomprensione.

Da allora ebbe inizio la mia ricerca spirituale, passando attraverso tutto quanto mi avrebbe permesso di conoscere riguardo allo spirito. Viaggiai attraverso religioni e pratiche di ogni genere, orientali, occidentali, discriminando la vera conoscenza fra riti e dottrine, eliminando quanto sentivo che non mi avrebbe portato da nessuna parte o mi avrebbe fatto girare in tondo per l’eternità come un criceto che fa girare la ruota senza fine, reso pazzo dalla cattività e dal far girare una ruota senza alcuno scopo.

Prima o poi, inevitabilmente ci imbattiamo nella descrizione del VERO SE’ e del RISVEGLIO e nel grande Buddha (chi non ha mai letto Siddharta di Hermann Hesse?), e quindi chi desidera conoscere il proprio aspetto spirituale è inevitabile che cerchi di riscoprire il vero sé per risvegliarsi, o cerchi di risvegliarsi per scoprire il vero sé, che praticamente sono la stessa cosa.

Quindi mi buttai a capofitto in questa ricerca del vero sé e passai persino più di due anni fuori da ogni attività mondana, pensando che sarebbe stato più facile, per poi, una volta tornato alla vita di tutti i giorni, ritrovarmi in poco tempo più o meno al punto da dove ero partito, con in più la delusione che proviene dal fallimento.

Compresi quindi che se volevo ottenere il cosiddetto risveglio, questo dovevo ottenerlo nella vita di tutti i giorni, ma i risultati erano deludenti per quanto comunque assaporai piccolissimi istanti che mi diedero conferma dell’esistenza del vero sé, seguita però dal ripiombare nella vita ordinaria, non più disilluso ma scoraggiato da difficoltà che mi sembravano insormontabili.

Il Secondo Risveglio

Se consideriamo la presa di coscienza che siamo esseri spirituali e non un corpo come un primo risveglio, le difficoltà che si riscontrano nel tentativo di riscoprire il vero sé ovvero ciò che siamo veramente fanno presupporre che ci deve essere un passaggio intermedio che è stato trascurato.

Dopo anni di ricerca personale, ho potuto constatare che non è facile raggiungere quello stato che molti chiamano illuminazione, scoperta del vero sé o in altri modi per definire uno stato di elevata consapevolezza spirituale, e che se tale stato venisse comunque raggiunto da qualcuno, quel qualcuno non sarebbe in grado di operare pienamente, come un fattorino che solo porta avanti e indietro i dispacci da un ufficio all’altro che venisse messo a capo di un’azienda senza un’adeguata preparazione e senza che si sia liberato del punto di vista di fattorino da cui ha sempre guardato.

Il punto di vista di fattorino, che qui non vuole in nessun modo essere un dispregio ma solo un esempio, rappresenta il punto di vista da cui guardiamo quando siamo soggetti al condizionamento mentale che viene indotto in questa nostra società attuale.

foto: DR 2006, La Jornada

Come se non bastasse che questo mondo non è così come lo vediamo, ulteriore menzogna viene aggiunta da individui che per favorire i propri interessi fanno sprofondare sempre di più l’umanità nell’ignoranza e questi individui sono quelli che fanno parte di un sistema che ha fatto del controllo della popolazione il metodo per garantire a sé sicurezza materiale e opulenza.

Naturalmente sto parlando dei governi e delle multinazionali, ma non mi dilungo qui sul “chi” e sul “cosa”, ma accennerò solo ai meccanismi di controllo e in che modo pregiudicano il risveglio della coscienza. Non è che in sé un governo sia negativo, se non ci fosse una qualche forma di governo, seppur formata da parlamentari come quelli che ci dilettano con le scene da circo che la televisione spesso ci mostra, ci sarebbe solo anarchia. Un governo diventa ossessionato dal controllo della popolazione quando coloro che dovrebbero governare altro non fanno che perseguire i propri interessi personali, favorendo una delle tante lobbies, che rappresentano a loro volta interessi economici a beneficio di una oligarchia privilegiata a discapito dell’interesse comune. E questo vale sia per la maggioranza che per l’opposizione del momento.

I mezzi per controllare sono la paura e il mistero. E’ innegabile che nel medioevo la credenza che chi non pregava e non si pentiva dei suoi peccati alla sua morte veniva gettato nelle profondità dell’inferno era diventata una certezza e questo era sufficiente per radunare un sacco di gente nelle chiese e per far elargire oboli per le offerte. La paura di bruciare eternamente nelle profondità di un aldilà misterioso era un mezzo potente per ottenere l’obbedienza e il denaro della gente di allora, ma funziona ancora oggi.

Oggi oltre alla paura di perdersi nel misterioso buio dell’ignoto, c’è la paura di morire prematuramente per uno dei tanti brutti mali di cui non si conosce la cura, e il permanere di tali misteri permette a chi si vanta di poter liberare chi ne affetto di controllarlo.

La malattia per la stragrande maggioranza è un mistero come è un mistero come funziona il proprio corpo e si ritiene che solo la scienza medica sia in grado, con costosissime ricerche, di trovare la pillola magica che ci libererà di quei brutti mali.

Tale è la paura fra la maggior parte delle persone per tali mali che non li si chiama per i propri nomi specifici e tale è la fede cieca in tale scienza, che elargisce somme per le sempre più numerose ricerche scientifiche, il cui risultato non viene dato per certo.

L’ostica nomenclatura della medicina fa credere che solo chi l’ha studiata ha la conoscenza necessaria per guarirci e questo fa sì che il profano metta la propria salute nelle mani del chirurgo anche quando un minimo di ragionamento dovrebbe portarci alla comprensione che l’operazione consigliata è alquanto irrazionale. Un esempio è la rimozione della cistifellea che continua a riempirsi di calcoli, cosi siamo certi che una volta rimossa questo non succederà più, o pure la rimozione dell’appendice, così non ci sarà più pericolo che si infiammi, per non dire la rimozione del colon, delle ovaie, e altri organi che chissà cosa ci stanno a fare li a infastidire il paziente.

La ragione per cui una persona si faccia rimuovere degli organi necessari al buon funzionamento del corpo è che la paura di morire, se non seguisse le direttive (alquanto discutibili, assolutamente discutibili) degli esperti, è più forte della ragione. La paura annichilisce la capacità di discriminare il vero dal falso.

Le medicine sono sostanze tossiche. Nonostante ciò milioni di persone si sottopongono alla chemioterapia che le ridurrà a scheletri ricoperti dalla pelle, per poi portarli brevemente alla morte, e questo per paura di morire!

La malattia è il termine generico per definire un sintomo o insiemi di sintomi indesiderabili che si manifestano in qualsiasi parte del corpo.

Questi sintomi sono la manifestazione del processo di disintossicazione che il corpo sta eseguendo per liberarsi di tossine che lo stanno avvelenando, dal comune raffreddore al peggiore dei cancri.

Il farmaco o sostanza tossica, blocca il processo di disintossicazione, provocando la scomparsa dei sintomi e l’espulsione delle tossine, la cui fuoriuscita provocava tali sintomi, e chiama questo guarigione.

Se mai una medicina potesse realmente curare, sarebbe qualcosa che aiuta l’espulsione delle tossine senza aggiungere altra intossicazione e i famosi “effetti collaterali anche gravi”.

Se comprendi questo e ti liberi della paura della malattia, sarai libero dal controllo esercitato per mezzo della medicina e da chi l’usa per incutere paura.

Se poi agirai di conseguenza e andrai alla ricerca dei sistemi naturali per disintossicare il corpo e acquisirai la corretta conoscenza per non intossicarlo avrai ottenuto quello che ho definito il secondo risveglio.

Il libro “Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco” di Arnold Ehret mi ha permesso di liberarmi dalla paura delle malattie, al punto tale che se mi venisse diagnosticato un tumore, non sarei affatto spaventato. Non si tratta di irresponsabilità, ma della certezza che viene dal profondo di chi ha compreso e ha sperimentato sulla propria pelle gli insegnamenti appresi in questo libro.

Il terzo risveglio

Ho chiamato il primo risveglio la presa di coscienza che non siamo dei corpi di carne ma degli esseri spirituali, ma non ancora in grado di operare pienamente come tali, in quanto pur sapendolo ci si sente costretti a vivere come chiunque crede di essere un corpo, spesso con la velata tristezza di chi ha conosciuto il vero amore e poi l’ha perso.

Il secondo risveglio è la presa di coscienza che viviamo in un mondo di bugie in cui la paura della malattia e della morte prematura ci impedisce di avere la serenità necessaria per dedicarci alla vera ricerca del vero sé.

Il terzo risveglio è quello che molti hanno cercato di raggiungere e che pochi hanno raggiunto. La libertà dalla paura, un corpo libero da tossine e da sostanze intossicanti, una mente libera dal condizionamento, ti consentiranno di discriminare il vero dal falso e di trovare la vera conoscenza che ti permetterà di raggiungere il terzo risveglio, dopo il quali altri risvegli si presenteranno, ma questo è un buon punto di partenza verso l’infinito.

Ma anche se solo cercassi la salute perfetta del corpo in cui la tua potenziale bellezza e giovinezza senza tempo possa manifestarsi appieno, “Il Sistema di Guarigione della Dieta senza Muco” è il mezzo che ti permetterà di conseguirla.

Luciano Gianazza

Luciano Gianazza, traduttore dei libri originali di Arnold Ehret, e di Edward Earle Purinton, scrive articoli di carattere filosofico spirituale che rispecchiano le sue personali esperienze lungo il cammino della conoscenza, oltre ad altri sulla corretta alimentazione dell’uomo. Ha creato il sito NikolaTesla.it per un suo voler ricordare un Uomo, Nikola Tesla, per cui nutre una profonda stima.

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