E così ce l’hanno fatta! Non intendo dire che sono riusciti a fare il governo, il significato della frase va interpretato come quando qualcuno ti dice: “Te l’ho fatta!” nel senso di “Ti ho fregato!”.
Chi ha avuto la possibilità, e la voglia, di ascoltare Enrico Letta durante il suo discorso per spiegare cosa avrebbe fatto una volta ottenuta la fiducia, non può negare che ha parlato molto bene.
Belle parole, davvero belle che spiegavano un’incredibile voglia di pulizia morale, di agire non per il partito ma per il bene dei cittadini, di essere onesti nei confronti dei propri elettori, e tante belle cose da farti venir voglia di correre a Roma ad abbracciarlo.
Nel suo programma ha messo dentro tutto, davvero tutto, ogni cosa che il PDL voleva sentire, e ogni cosa che il PD voleva sentire. È piaciuto così tanto che quando concluso il suo discorso abbiamo assistito a una standing ovation, tutti felici e contenti.
Tutti gli elementi necessari per avere il consenso globale sono stati inseriti:
Il tutto in un clima di assoluta trasparenza, come dire: “Ecco non ruberemo più, non ci faremo corrompere più, non vi imbroglieremo più come abbiamo fatto con l’abolizione dei finanziamenti ai partiti, facendoli rientrare dalla finestra sotto forma di rimborsi elettorali, non vi faremo più cose ingiuste come la tassa sulla prima casa, diritto di tutti.
Anche un asino è in grado di capire che quanto proposto da Enrico Letta non è assolutamente attuabile. Per dare al Welfare bisogna togliere alle Imprese, per dare alle Imprese bisogna togliere al Welfare.
È quindi prevedibile che ci saranno continui scontri fra i due principali schieramenti, o comunque tutto rimarrà congelato, con impossibilità di muoversi. Faranno i soliti adattamenti, 5 euro in più a famiglia da scalare dalla dichiarazione dei redditi e cose del genere.
Immagina due persone sedute entrambe ognuna al proprio posto di guida, in un’auto con due volanti e doppi comandi come quelle delle scuole guida libanesi, e che arrivati a un bivio una insista a andare a destra e l’altra a andare a sinistra, riesci a immaginarti la scena di come andrà a finire?
Il governo doveva essere fatto ad ogni costo, e per fare questo era necessario ottenere la fiducia, una fiducia che per essere data senza alcuna obiezione da parte dei cittadini doveva dare l’apparenza che accontentasse tutti. I politici non sono stupidi, sono furbi, sapevano già che questo governo non può funzionare, la fiducia era già stabilito di darla, solo che doveva essere data in maniera tale da limitare le proteste.
Un governo che dice che porterà benefici alle imprese, agli operai, ai precari, agli esodati, ai giovani disoccupati, alle famiglie bisognose, agli immigrati, alle donne, che taglierà lo stipendio ai parlamentari, non può che ottenere il consenso di tutti.
Un momento difficile come questo, non sto qui a parlare del fatto che le crisi sono provocate, dovevano trovare un modo per dare l’idea di fare qualcosa che non generasse protesta per poi ritornare in sella a governare con la solita routine collaudata da decenni.
Ma come hanno fatto?
Abbiamo imparato a chiamarle PR, Public Relations, e sotto quel nome vengono raccolte tutte quelle attività intese a mettere in comunicazione chi le usa con il pubblico, al fine di ottenere i risultati che si prefigge. Se ad usarle è una persona onesta, se ne serve per comunicarti ciò che realmente pensa nella forma che tiene in considerazione i tuoi usi e costumi per evitare che tu possa venire turbato dal modo con cui il messaggio viene trasmesso. La gentilezza potremmo definirla la forma casalinga delle PR. È ovvio che siamo più disposti ad ascoltare una persona che si rivolge a noi con gentilezza piuttosto che una persona che usa modi sgarbati.
Tuttavia con il passare dei decenni le PR sono diventate molto di più di un mezzo di comunicare ma un mezzo per ottenere consenso per i fini più disparati, incluso l’inganno.
L’obiettivo delle PR è quello di ottenere la disposizione all’ascolto e l’assenso al contenuto di quanto viene detto. Per fare questo vengono usate parole e frasi che suscitano in chi ascolta emozioni gradevoli e la sensazione che chi parla intende prendersi cura di chi ascolta. Funziona perché l’emozione prevale sulla ragione e chi accende delle emozioni gradevoli in una persona spesso riesce a far fare a quella persona cose che vagliate dalla ragione non farebbe.
Fattore determinante del successo di un’attività di PR è il modo di presentarsi, che aggiunto all’utilizzo delle giuste parole e frasi rende impossibile fallire il raggiungimento degli obiettivi prefissi a chi sa usare quest’arte con destrezza.
Quando ero poco più che adolescente mi avevano offerto un lavoro divertente che consisteva nel procurare abbonamenti per l’acquisto periodico di libri. Nei meeting della società insistevano parecchio sull’apparenza, sempre in camicia e cravatta, ben sbarbati e pettinati.
Mi avevano assegnato una zona popolare, quei gruppi di palazzi recintati da un muretto con un’inferriata non più alta di un metro e mezzo che i ragazzi scavalcavano regolarmente perché l’uscita era troppo lontana, quei palazzi che hanno tante scale, scala A,B,C,D,E,F,G,H, ecc.
Appena entrato dal cancello, vestito da business man con la valigetta, mi sentivo ed ero osservato dagli abitanti del rione, non potevo non essere notato, e la sensazione era di essere qualcuno che stava dall’altra parte della barricata, qualcuno che arriva per vendere qualcosa, per chiedere soldi, per ricuperare crediti, qualcuno di ostile. Era dura, molti non mi facevano neanche entrare in casa, accumulavo una serie continua di deprimenti no no no no no!
Cambiai tattica, in contrasto con la politica aziendale mi vestii con le scarpe che usavo per correre, jeans e maglione, era ottobre, una sciarpa rossa da “alternativo”, e con uno zainetto sdrucito al posto della valigetta. Quel mese fui quello che fece più contratti. E tutti nelle case popolari, come sempre riservate ai nuovi arrivati. Mi cambiavo in macchina e mi presentavo in camicia e cravatta al meeting in azienda.
Mi trovavo mio agio entrando vestito in quel modo, mi percepivano come uno di loro, mi aprivano la porta e mi facevano entrare senza problemi, potevo essere il figlio della vicina, e quando mi chiedevano cosa volevo, facevo sapere che ero lì per far conoscere i libri della controcultura, e quello fu davvero un mio lampo di genio.
Questo è un esempio reale dell’utilizzo delle PR. In quel campo l’abito fa il monaco, e le parole contano più della verità.
Ti consiglio di leggere l’articolo di un mio caro amico:
Quando una struttura è diventata fatiscente si possono fare tre cose: buttarla giù e ricostruirla, ristrutturarla, o semplicemente camuffarne l’aspetto rifacendo l’intonaco, dando l’apparenza del nuovo.
Quando si tratta di organizzazioni ormai vecchie e corrotte, la gerarchia che opera lungo la struttura, volendo conservare i privilegi e non volendo essere estromessa e sostituita da nuovi elementi, per riconquistare il suo pubblico ormai disaffezionato se non addirittura ostile, si rifà il make-up dando così l’impressione di un rinnovamento che in realtà è solo apparente. Per fare questo ricorre alle PR.
Un esempio recente di questo lo abbiamo visto nella Chiesa cattolica, con l’elezione di un nuovo papa che si presenta diverso, vicino al popolo, ai poveri, per nulla austero, anzi con l’aspetto quasi da sempliciotto di campagna (non lo è, è un gesuita, sa quello che fa) che indossa scarpe vecchie, bacia bambini e abbraccia invalidi, che usa parole e frasi dolci nei suoi sermoni, dando l’impressione di un nuovo papa più vicino alla gente che intende rinnovare la Chiesa. Tutti i media hanno parlato con entusiasmo di questo nuovo papa, e continuano a parlarne, e se ne continuerà a parlare finché servirà. Hanno usato anche altri espedienti, per esempio l’album di figurine, per raccogliere il consenso dei cittadini di domani.
Visto il successo ottenuto da papa Pietro con le belle parole e le belle frasi, il governo si presenta con un Enrico Letta che mette in atto la stessa strategia che si è dimostrata all’altezza delle aspettative: dare una nuova facciata allo stabile fatiscente della politica italiana.
I cambiamenti sono solo apparenti, i parlamentari più giovani seguiranno le direttive dei loro baroni, le donne sono state strumentalizzate per dire “vedete, non siamo sessisti”, la ministra di origine congolese è stata messa lì per dire “vedete, non siamo razzisti”. È una strumentalizzazione fare una distinzione o rimarcare la differenza di sesso o la differenza di razza di un parlamentare. Di fatto è un’offesa all’individuo, che ne sia consapevole o meno.
Cosa è un governo di larghe intese? Dovrebbe essere un governo in cui i diversi schieramenti superino le avversioni reciproche al fine di superare l’emergenza. Il problema sta nello stabilire le priorità, che sono diverse per uno schieramento o un altro, e ognuno ha dato la fiducia perché riteneva che sarebbero state prese in considerazione le sue priorità, ma questo per la natura delle cose non è possibile. Se A è prioritaria a B, B non può essere prioritaria ad A. Solo nelle poste italiane può succedere, una volta ho chiesto a uno sportello di un ufficio postale che fine avesse fatto la posta prioritaria e mi hanno risposto che tutta la posta è diventata prioritaria!
Quello che abbiamo potremmo chiamarlo un governo di “sinisdestra”, che può essere d’accordo solo su interessi comuni, e gli interessi comuni di entrambi gli schieramenti hanno a che fare con la politica europeistica. L’unica cosa su cui sono concordi è che la priorità è pagare il debito pubblico, di conseguenza tutto il resto che è stato promesso viene necessariamente dopo. O mai.
Quindi un governo di larghe intese è un processo di omogeneizzazione degli schieramenti che perdono man mano la propria identità e questo porta a una graduale rinuncia della sovranità popolare a favore di un governo centrale europeo, come auspica il neo rieletto presidente della Repubblica.
La struttura del governo è diventata mastodontica, i ministeri sono numerosissimi, ognuno con i suoi obiettivi da raggiungere, con la pretesa di agire per conto dei cittadini, dal TAV alla costruzione del ponte di Messina, di ospedali, ecc. Ma chi li vuole? Chi li ha chiesti?
La politica non è più l’arte di governare la società. L’Italia viene gestita dai politici come una società per azioni, azioni in forma di seggi suddivise fra partiti e correnti di vario genere. Periodicamente si radunano come se fosse l’Assemblea degli Azionisti e stabiliscono la nuova politica aziendale alla quale i cittadini (i dipendenti) devono attenersi. Quando il grafico delle statistiche di Italia S.p.A. è in discesa le perdite sono a carico dei cittadini. I politici portano a casa sempre lo stesso stipendio. La riduzione attuale degli stipendi dei parlamentari proposta da Letta e solo un trattamento cosmetico.
La soluzione è ridurre il governo e la sua politica interventista ai minimi termini. Diversamente diventeremo sempre più schiavi.
Pensavi di essere libero?
Il test kinesiologico attuato dall'operatore facendo pressione sul tuo braccio o aprendo le tue dite…
La questione dei denti devitalizzati fraintesa. A seguito della lettura di diversi articoli sull'argomento, alcuni…
Il titolo me l'ha suggerito, involontariamente, un giornalista durante un'intervista fattagli in un programma televisivo…
La cannabis per uso terapeutico in Italia L'uso terapeutico dell'olio di canapa e della cannabis…
Droghe pericolosissime: gli SSRI Ogni giorno vengono vendute droghe pericolosissime con il beneplacito del nostro…
La verità sui prodotti biologici cinesi Pensare che il governo italiano dovrebbe fare qualcosa per…