Fino a quando non riposizioniamo l’individuo nella sua interezza – corpo e mente – al centro del nostro Sistema di Assistenza Sanitaria, continueremo a spendere miliardi di euro per chirurgie non necessarie e cure non garantite, relegando l’individuo a un ruolo passivo privo di responsabilità o autorità.
Dall’80 al 90% delle persone credono di essere sicuramente in buona salute. “Sì, sono in buona salute”, quasi tutti direbbero. “Così non hai nessuna lamentela sulla tua salute, nessun problema di salute di cui parlare?”, si potrebbe chiedere. “No, davvero…”, risponderebbe la maggior parte delle persone. Quando poi si fanno domande su qualsiasi lamentela fisica, sciorinano velocemente i loro dolori, con tutte le etichette affibbiate dai medici, quasi come se fossero una componente anomala della “buona salute”. Potrebbero affermare: “Sono piuttosto in buona salute. Oh beh, mi vengono le emicranie e i normali raffreddori. Ho avuto qualche mal di gola, l’influenza di nuovo questo anno, nè più nè meno di tutti gli altri. Oh sì, la mia sciatica mi da fastidio ogni tanto e il mio medico dice che devo fare attenzione al mio colesterolo, sono un po’ stanco, ma non è così per tutti? Ehi, ma non mi sto lamentando. C’è gente che sta molto meno bene di me. Posso considerarmi relativamente sano. Niente di grave, grazie a Dio.”
Per troppo tempo abbiamo avuto la tendenza a delegare la responsabilità della nostra salute ad altri. L’atteggiamento corrente è: “Faccio quel che voglio e se qualcosa va male lascio che sia il medico a metterlo a posto.” La nostra Assistenza Sanitaria è correttiva. La nostra usuale prospettiva sulla salute è aspettare che la malattia “compaia”, e tentare quindi di “combatterla”. Questo approccio non funziona. È troppo doloroso per il corpo, troppo dirompente nel nostro stile di vita, e incide troppo sul nostro portafoglio. Fare una diagnosi e curare sono azioni recidive. La prevenzione e il monitoraggio sono azioni preventive. La maggior parte dell’assistenza sanitaria è progettata per alleviare sintomi allo scopo di migliorare o sentirsi meglio. Il nostro obiettivo invece è capire come aiutare il “medico interiore” a farci migliorare.
Ciò in cui crediamo otteniamo
Siamo stati portati a credere che le emicranie, il mal di schiena, le allergie, i raffreddori, i muscoli contratti e la paura costante di ammalarci sono accettabili finché non sono “niente di grave”. Che cosa significa comunque star bene? L’idea di “star bene” è un termine relativo. Per alcuni, un “buon matrimonio”, significa libertà, amore, e sincero altruismo reciproco, per altri significa che le discussioni sono ridotte al minimo e fondamentalmente ci si sopporta l’un l’altro. Una “buona situazione finanziaria”, per alcuni significa che il denaro fluisce costantemente da permetterci tutto quello di cui abbiamo bisogno, senza attimi di tensione. Altri pensano che significa riuscire ad arrivare alla fine del mese. Molti ritengono di avere una abbastanza “buona opinione di sé”, anche se accompagnata ogni giorno da sensi di colpa, biasimo e dubbio nei propri confronti e sul proprio operato. E confrontato con chi è clinicamente depresso, questo standard è considerato buono.
Benché la medicina convenzionale metta il 100% della sua attenzione sul corpo, in realtà, siamo esseri tridimensionali costituiti da corpo, mente e spirito. Il nostro aspetto fisico è solo un terzo del nostro intero essere. La società limita anche l’obiettivo per la salute a “non essere malato”. Non essere malato è solo metà del nostro potenziale di piena salute; l’altra metà è una salute smagliante. (Per smagliante s’intende una salute sorprendente, quasi inimmaginabile ai giorni nostri, ma nondimeno possibile.) Se poi riduciamo la nostra attenzione e ci concentriamo solo sul corpo con l’obiettivo limitato di non essere malati, abbiamo ridotto il potenziale per una salute smagliante a un sesto del nostro essere totale. Quindi, nel migliore dei modi possiamo aspettarci di arrivare a un sesto (il 16.5%) della nostra salute potenziale. Abbiamo più probabilità di vincere alle macchinette nei bar. Un approccio ad una sola delle nostre tre dimensioni, anche se fatto perfettamente, scalfisce solo la superficie delle nostre necessità e possibilità tridimensionali.
Riguardo alla salute, la società ci ha condizionati a non pensare. Ci hanno insegnato sottilmente che gli esperti, come i medici, i media, le società farmaceutiche, i tabloid, sanno cosa è meglio o peggio per la nostra salute. Nessuno è più esperto di quanto non lo siamo noi stessi riguardo alla nostra salute. Quando una persona accetta l’opinione che la buona salute sia qualcosa che succede, invece che creata da lei stessa, nascono la paura la disperazione.
Una persona con il preconcetto che la salute o i problemi di salute appaiono misteriosamente, rinuncia al suo diritto di crescere in una condizione di salute smagliante. È molto più tragico per una persona avere un’opinione “malata” piuttosto che un corpo malato. Un corpo malato può essere curato, ma se la mente è condizionata da opinioni errate sullo stato di malattia, il corpo guarirà solo per inevitabilmente ricadere nuovamente nella stessa o in un’altra malattia. Senza rimediare alle opinioni errate, rimaniamo nel labirinto della malattia. Concentrandoci positivamente sulla salute, invece di fare assorbire la nostra energia dai tristi pensieri di malattia, facciamo la differenza fra il successo e il fallimento. Questo principio è stato accettato e praticato dalle menti più elevate sia nel passato che nel presente.
Responsabilità
Se nel corpo è presente una malattia, da una grave patologia a un’emicrania persistente, a una sensazione imprecisata di malessere, mancanza di energia e esuberanza, possiamo essere sicuri che c’è una corrispondente malattia nel nostro essere interiore. Se neghiamo questo collegamento, incolpando ogni cosa dai germi al governo, allora neghiamo anche il nostro potere creativo di curare. Se rinunciamo al nostro proprio potere, credendo che qualcosa o qualcuno fuori di noi abbia causato il problema, allora dobbiamo porre la nostra fiducia su qualcosa o qualcuno al di fuori di noi per porvi rimedio.
Molti di noi accettano come vangelo le parole di medici, “esperti della salute”, TV o articoli di riviste. Disperatamente, speriamo che se facciamo quello che ci è stato detto entreremo nel “regno della salute”. Allo stesso modo in cui di solito avviene con alcune religioni, siamo legati al nostro Sistema di Assistenza Sanitaria tradizionale dall’ira e dalla paura, l’ira che nasce dall’interpretare qualsiasi indagine minuziosa su questo sistema come un attacco personale e la paura che se mettiamo in discussione o rifiutiamo le pratiche accettate, “Dio ci punirà mandandoci qualche malattia”. Siamo stati ammaestrati bene. Se ci fissiamo sull’approccio fisico tradizionale alla salute, le nostre condizioni possono solo peggiorare, nonostante l’apparenza del contrario riscontrabile a breve termine. Siamo naturalmente predisposti a stare bene. C’è voluto un intenso lavoro di manipolazione sulle nostre menti per allontanarci da quel percorso.
Ripristinare la responsabilità personale significa riconoscere che ci sono scelte di stili di vita che possiamo adottare per migliorare la nostra salute in termini di qualità ed estensione nel tempo. La responsabilità, intesa non come colpa ma come il riconoscere di essere la causa di ciò che otteniamo, ci incoraggia a diventare attivi nel prenderci totalmente cura di noi stessi senza delegare ad altri. Un tale approccio non implica l’assegnamento di colpe a se stessi o ad altri. Riconosce semplicemente il fatto che scelte coscienti individuali sono alla base di molte delle cause principali di morte e disabilità. La mente non è solo la sorgente dei nostri pensieri. E’ anche sorgente di sensazioni. Queste sensazioni, anche quelle che by-passano la nostra consapevolezza, hanno un effetto notevole sul corpo.
Credere di poter avere una salute smagliante o anche solo la libertà dalle malattie senza occuparci della mente in generale, in particolare di ciò che ci sta disturbando, è stata una delle nostre rovine principali. Anche i fanatici della salute più accaniti, che guardano ogni boccone di cibo che mangiano, praticano religiosamente esercizio fisico e evitano qualsiasi sostanza innaturale o tossica, stanno prendendo in giro se stessi se ignorano i desideri intensi e ciò che affligge la loro mente. Indipendentemente da quanto bene mangiamo, solo quando scopriamo cosa ci sta rodendo inizia la vera guarigione.
È impossibile essere in armonia con il mondo se non possediamo quell’armonia dentro noi stessi. C’è un collegamento diretto tra ciò che ci sta disturbando nel corpo e che cosa ci sta disturbando nella nostra mente. Quello che ci disturba negli altri o nella vita in generale deve essere già dentro di noi perché possa venire risvegliato dalle azioni o dalle parole degli altri.
Il dolore reale non è nella sensazione ma nel combattere la sensazione. Quando prendiamo atto di quello che ci disturba rinunciando a combatterlo, siamo finalmente liberi.
Paura
Il corpo non può distinguere una paura da un’ altra. Avere paura di tenere un discorso può avere lo stesso effetto del timore di essere derubato. Il corpo non può distinguere tra il fisico e il mentale, tra ciò che sta succedendo davvero nella nostra vita e ciò che stiamo immaginando con la nostra mente. Ogni momento, costantemente, modelliamo il mondo esterno a noi. Cercare, attendere, o concentrarsi su qualsiasi cosa, un segno di avvertimento o altro, sono azioni creative, non preventive. Qualunque cosa una persona possa concepire e credere, dai sintomi del successo ai sintomi dell’influenza, l’otterrà.
La mente in sé è neutrale, non giudica la validità o la convenienza o la morale degli scopi prefissi dall’individuo e lavorerà per fare diventare l’obiettivo messo a fuoco una realtà. Riempire la mente con tutti i segni di malattia imminente forse non sarà fatale, ma ucciderà certamente la speranza di una salute smagliante.
E’ necessario uno sforzo enorme per emergere dai condizionamenti ricevuti da sempre e mettersi a valutare tale sistema tradizionale e mettere in discussione quanto questo sistema abbia in mente realmente i nostri più grandi desideri.
Un pensiero influisce su ogni cellula del corpo giù fino al DNA. Se il nostro corpo può essere eccitato, con tutti i sensi all’erta, dal pensiero di un possibile rapporto sessuale, cosa può accadere quando siamo consumati da pensieri di malattia?
Programmati per il fallimento
Il sistema della “assistenza sanitaria”, sta contribuendo al proliferarsi dei nostri mali anziché alla loro cura. Il sistema tradizionale non può, e di fatto non si avventura nel regno della salute smagliante. L’ira e la paura stanno portando avanti lo spettacolo. L’idea che la malattia è una parte naturale della vita e che, solo con l’eccezione di un miracolo, non possiamo fare nulla per cambiare, viene impiantata nella nostra testa ogni volta che apriamo un quotidiano.
Quel genere di paura può paralizzare anche il più positivo dei pensatori. Una vita con il terrore di chissà quali malattie, fino a quando e se una cura per tutti i mali non verrà trovata, succhia lentamente la nostra forza, e non è certo il modo di vivere, nè più nè meno come non lo sarebbe vivere con la paura di un fallimento finanziario fino a quando non si vincerà la lotteria. Entrambi gli scenari renderebbero il nostro potenziale umano naturale, la nostra potenza interiore creativa illimitata, impotente.
Le notizie sull’ultima malattia e sulla verosimile possibilità che possa venirci anche a noi, sono trasmesse ogni giorno. I titoli dei quotidiani, le notizie spesso in prima pagina, ci tormentano con il nuovo virus che sta arrivando. Le statistiche che salgono delle dieci malattie più diffuse che potrebbero capitarci ci spaventano a morte. Persone intorno a noi parlano del loro nuovo virus. Ci viene detto di avere speranza, un giorno si troverà la cura. Negli ambulatori, con occhio conscio o inconsciamente, cogliamo i messaggi subliminali dei posters esposti alle pareti, delle liste dei “Segni d’Avvertimento” di malattie molto temute. Per non parlare della pubblicità televisiva dei farmaci. Riempire la nostra mente con immagini vivaci dei sintomi di dolore e malattia vuol dire andare a caccia di guai. Le immagini dei sintomi proposte negli spot assieme al farmaco che dovrebbe porvi rimedio vengono assorbite inconsciamente dalla nostra mente. Di fatto, vendono meglio la malattia che non il farmaco!
C’è una inconfutabile potenza di suggestione al lavoro sulla nostra salute.
I media sono una delle sorgenti molto potenti di suggestione. I media influenzano l’acquisto di ogni prodotto dal cibo per cani al computer. Dovunque noi guardiamo, i dettagli di quello che potrebbe mettere in pericolo la nostra salute, infiammano i titoli. Quando i media trasmettono malattia dopo malattia, avvertimento dopo avvertimento, aiutano solo a inserire le cattive notizie nelle nostre menti e di riflesso nei nostri corpi. Quanto velocemente l’influenza o un virus si propagano in una nazione dopo pochi giorni dalla notizia del suo arrivo trasmessa in TV o nella prima pagina dei giornali? La vendita di vaccini, pastiglie, sciroppi, bustine e capsule vanno alle stelle il giorno stesso che viene annunciata l’influenza o l’allergia. La malattia è una industria che ha vendite per migliaia di miliardi di euro.
Finché ci saranno prodotti da vendere, ci saranno potenti addetti alle vendite e pubblicità estremamente creativa e la malattia non fa eccezione a questa regola. Immaginate quante altre malattie, croniche e gravi, sono state diffuse tramite il potere della suggestione. Siamo portati a credere che i medici e le cause farmaceutiche stanno svolgendo una missione. La vaccinazione di massa dei bambini africani viene fatta passare per una benefica attività umanitaria. Raramente pensiamo che devono raggiungere le loro quote nelle vendite come qualsiasi altro business. Chi altro se non un genio della pubblicità potrebbe vendere all’intero pubblico mondiale l’idea che la salute può essere acquistata in pillole?
Il nostro Sistema di Assistenza Sanitaria utilizza uno strumento di marketing potente per mantenerci suoi clienti a vita, la “paura della morte”. In modo subliminale, veniamo mantenuti legati in una situazione del tipo “o fai così o muori” in cui pensiamo che potremmo rischiare la nostra vita o quella dei nostri familiari facendo diversamente. Con la paura della morte impiantata nelle nostre menti, molti di noi rimangono fedeli a un sistema che non funziona. La paura può mantenerci ubbidienti ma non può mantenerci in salute. Indipendentemente da come giustificata, la paura, basata sulla sua continuità, ha effetti nocivi. Qualsiasi sistema a cui siamo legati con la paura, deprime il nostro intero essere, specialmente le cellule del sistema immunitario, e un essere depresso non può stare bene.
L’ enunciato è chiaro: concentratevi su quello che potrebbe essere di danno al corpo, temete la possibilità di ammalarvi, e rinforzerete il vostro senso di impotenza riguardo alla salute nel suo complesso. Con ogni problema di salute, dal semplice raffreddore semplice a una grave malattia, sono stati creati punti di riferimento o d’avvertimento per guidarci lungo il percorso della patologia. “La gola sarà irritata, gli occhi lucidi, il naso colerà.”
Concentrandosi sui segnali d’avvertimento di ogni malattia immaginabile, è probabile che questo cosiddetto approccio preventivo crei e ri-crei il problema. Concentrarsi sui “segnali d’avvertimento iniziali” spesso crea anche un comune raffreddore. Cosa avviene nella mente quando si starnuta qualche volta in più del normale, si sente la gola irritata o si prova un momento di stanchezza? Probabilmente si pensa “Oh, sto prendendo un raffreddore!” E entro minuti o ore, abbiamo la conferma. La domanda chiave qui è se siamo stati intuitivi o creativi. Se riguardasse la nostra carriera e notassimo un problema, la cosa che faremmo sarebbe quella di evitare di concentrarci sul fallimento e continuare a creare e visualizzare esiti di successo. Ma quando abbiamo a che fare con la salute, tutti gli intenti positivi si spengono. Si presta attenzione ai segnali d’avvertimento, ci si prepara al peggio, si mantiene uno stretto controllo sull’esito che non vogliamo, leggiamo tutto sulla malattia e facciamo ricorso ad ogni specialista sulla malattia. C’è qualcosa di sbagliato con questa prospettiva!
Esistono ora più di 3.000 nomi creati per ogni malattia immaginabile. Quello che li rende così pericolosi è che sono termini medici, invece di termini umani, atti a confonderci e a opprimerci. Queste etichette sono cliniche e impersonali, il che rende veramente tutto troppo complicato per guarire facilmente. Siamo diventati così familiari con i termini delle malattie che, dato un pezzetto di informazione, possiamo fare una diagnosi sofisticata per noi stessi e ognuno intorno a noi. Ma questa conoscenza blocca la nostra capacità di giudizio, non ci rende più brillanti.
Molta gente si sente speciale dopo che è stato dato un nome sofisticato alla loro malattia. Discutono costantemente sulla loro rara malattia con entusiasmo e ripetitivamente a chiunque presti ascolto. Ci sono le “Associazioni di Sostegno” per ogni genere di disturbo che rendono i partecipanti ancora più animosi sulla loro malattia. La cosa peggiore è che le etichette non hanno alcuna limitazione, troppo spesso rimangono appiccicate alla persona per tutta la vita. Se vogliamo essere liberi dalle malattie, dobbiamo prima liberarci delle etichette che le classificano. Informarsi su disturbi e malattie a scopo preventivo, spesso ha effetti disastrosi, indipendentemente da quanto si sia stati portati a credere altrimenti. Molti vengono suggestionati dalle informazioni negative che apprendono a un punto tale da sviluppare la malattia che vogliono prevenire.
Qualunque cosa che creiamo nella nostra mente, la vita esteriore la manifesta come un domestico ubbidiente.