Traduzione di Luciano Gianazza
Definitivamente, afferma un vero esperto in materia, il Dott. Michael F. Holick, professore in medicina, dermatologia, fisiologia e biofisica alla facoltà di medicina dell’Università di Boston.
Il Dott. Holick, che ha scoperto la forma attiva della vitamina D, ha raccolto una quantità impressionante di prove a sostegno di quanto consiglia, e cioè che nessuno dovrebbe essere, come lui lo definisce, un “solefobo” o, per quanto ci riguardi, un adoratore del sole.
E’ arrivato alla conclusione che una relativamente breve ma libera esposizione al sole, parecchie volte alla settimana può contribuire ad evitare una miriade di malattie debilitanti ed a volte fatali, incluso osteoporosi, ipertensione, diabete, sclerosi a placche, l’artrite reumatoide, la depressione ed il cancro al colon, alla prostata e al seno.
In altre parole il Dott. Holick dice che il sole è una buona medicina.
Ma come tutte le medicine, il giusto dosaggio è necessario per raccogliere le ricompense che la luce solare può offrire senza indesiderabili conseguenze.
Il Dott. Holick espone le sue idee, supportate da effettiva ricerca in un piccolo ma importante libro, “The UV Advantage”, scritto congiuntamente a Jenkins, un scrittore di saggi sulla salute.
La stagione del sole è arrivata e le persone dovrebbero avere l’opportunità di trarre beneficio dalle intuizioni di questo medico senza ulteriori ritardi.
L’asserzione del Dott. Holick che l’esposizione controllata al sole può rendere immuni da gravi malattie è supportata da decenni di ricerca sui molti ruoli svolti nel corpo dalla vitamina D. La fonte principale di questa sostanza nutritiva essenziale non è il cibo né è costituita dai supplementi dietetici. È il sole. La vitamina D viene sintetizzata dalla pelle quando è esposta ai raggi ultravioletti di tipo B (UVB) emessi dal sole, o dalle lampade per l’abbronzatura artificiale (ammesso che non siano filtrate, n.d.r.). Ma la quantità di vitamina D formata in un dato periodo di esposizione al sole dipende dal colore della pelle — cioè dalla quantità di melanina che la pelle contiene, che filtra i raggi UV.
Più la pelle di una persona è scura, più deve esporsi al sole per formare una quantità significativa di vitamina D. Uno studio nazionale (USA) ha mostrato che alla fine dell’inverno il 42 per cento delle donne Afro-Americane fra i 15 e i 49 anni d’età erano carenti di vitamina D. Una persona dalla pelle molto scura può avere bisogno di esporsi al sole fino a 50 volte di più di un discendente Scandinavo per sintetizzare lo stesso importo di vitamina D. All’Afro-Americano medio, sarà necessario un tempo di esposizione al sole da 5 a 10 volte maggiore.
Un altro fattore importante è dove una persona vive rispetto all’Equatore. Più lontano si è, meno intensa sarà l’esposizione ai raggi UVB. Questa è indubbiamente la ragione per cui i popoli delle latitudini nordiche si sono evoluti con la pelle chiara, al fine di aumentare la loro capacità di assorbire i raggi UVB, mentre quelli vicini all’Equatore si sono evoluti con pelle molto scura, per limitare quell’assorbimento ad un importo fisiologicamente desiderabile.
Perché la vitamina D possa svolgere i suoi innumerevoli ruoli biochimici nelle cellule del corpo, deve in primo luogo essere convertita in forma attiva, nell’ormone della vitamina D. Per anni si è creduto che questo processo avvenisse soltanto nei reni, che immettono esigue quantità di quell’ormone nel sistema circolatorio perché venga distribuito in tutti i tessuti.
Ma gli studi del Dott. Holick ed altri hanno mostrato che le cellule dei differenti organi non possono contare sulla misera quantità dell’ormone della vitamina D che i reni forniscono. Piuttosto, le cellule di altri tessuti, compreso la prostata, il seno, il colon e il sistema immunitario, possono convertire la vitamina D nell’ormone attivo.
Molti effetti sulla salute
Ognuno dovrebbe sapere che la vitamina D è estremamente importante per la formazione ed il normale mantenimento in salute delle ossa. Anche se si consuma abbastanza calcio, non si può costruire e sviluppare la massa dell’osso se sussistono carenze di vitamina D. Sintomi della mancanza della vitamina D sono le sensazioni dolorose e la debolezza percepite nei muscoli e nelle ossa. Il Dott. Holick fa intendere che alcuni disturbi, diagnosticati in base a quei sintomi come fibromialgia, possono in effetti essere prodotti dalla mancanza di vitamina D.
Il Dott. Holick ha notato che il recente nuovo insorgere del rachitismo negli Stati Uniti, è il risultato congiunto del solo allattamento al seno (il latte materno non ha quasi vitamina D) e del mantenere i bambini “al riparo” dai raggi del sole o spalmati con protettori solari.
Un prodotto con valore di protezione 8 blocca il 95 per cento della capacità della pelle di sintetizzare la vitamina D e uno con valore di 15 ne blocca il 99 per cento.
E’ stato verificato che nella prostata, l’ormone della vitamina D funge da potente inibitore dello sviluppo anormale delle cellule e che le cellule del colon e del seno hanno meccanismi simili per l’utilizzo di questo ormone.
Una ricerca fatta in Scandinavia ha collegato i bassi livelli di vitamina D nel sangue a un rischio circa del 50 per cento superiore di sviluppare il cancro della prostata rispetto a chi ha livelli elevati e normali. E durante otto anni di ricerca condotti in uno studio sull’invecchiamento a Baltimora, gli esperti hanno scoperto che persone con bassi livelli di vitamina D in circolo hanno un rischio maggiore del 50 per cento di sviluppare il cancro al colon rispetto quelli con livelli normali o elevati.
Il Dott. William Grant della NASA fa notare che le persone che lavorano all’aperto o vivono nei climi pieni di sole hanno tassi di mortalità inferiori per cancro al seno, al colon, alla prostata, alle ovaie, alla vescica, all’utero, all’esofago, al retto e allo stomaco.
Il Dott. Grant ha calcolato che se si prendesse tanto sole quanto chi vive nel sud-ovest (degli USA), ci sarebbero ogni anno 85.000 casi di cancro e 30.000 morti per cancro in meno (nei soli USA). Lo stesso si applica alle malattie del sistema immunitario come la sclerosi a placche, l’artrite reumatoide ed il diabete di tipo 1, che viene diagnosticato solitamente nei bambini e negli adolescenti.
Il Dott. Holick, nel frattempo, ha scoperto che esporre persone con la pressione alta ai raggi di UVB in un salone d’abbronzatura abbassa la pressione più o meno quanto i farmaci. Inoltre ha scoperto che aumentando la vitamina D si migliora il funzionamento del cuore e riduce lo sforzo cardiaco.
Quanta vitamina D è sufficiente? Anche se l’importo suggerito ufficiale varia da 200 unità internazionali per gli infanti a 600 per gli anziani, il Dott. Holick ed altri esperti dicono che 1.000 unità al giorno sono necessarie, una quantità che poche persone assumono con gli alimenti o gli integratori. Il sole deve colmare il divario.
Il Dott. Holick afferma: “Tra il 90 ed il 95 per cento della vitamina D che la maggior parte delle persone ha nell’organismo proviene da esposizione casuale alla luce solare”. Non è un fautore l’abbronzatura. Piuttosto, propone di esporre la pelle non protetta alla luce solare per alcuni minuti, per un periodo di tempo determinato dal tipo della pelle della persona, considerando anche il periodo dell’anno, l’ora e la latitudine.
Suggerisce di calcolare in quanto tempo la pelle assume una colorazione rosea quando ci si espone al sole (rosea non scottata) e quindi di esporre al sole per un quarto di quel tempo un quarto del proprio corpo (per esempio, mani, braccia e viso o, se non il viso, allora le braccia ed i piedi). Se una persona progetta rimanere all’aperto, il consiglio è di coprirsi o di applicare dei protettori solari che filtrino sia i raggi di UVB che UVA.
Per esempio, una persona con la pelle di tipo 2 (caratteristica della maggior parte degli appartenenti alla razza bianca caucasica), che si scotta facilmente e difficilmente si abbronza come chi vive nella metà più a nord dell’emisfero, potrebbe esporre un quarto della superficie del corpo al sole per 5 o 10 minuti al giorno fra le 11 del mattino e le 3 del pomeriggio per i prossimi cinque mesi accumulando vitamina D sufficiente per tutto il prossimo inverno.
Fonte: http://www.uvadvantage.org/
Fine dell’articolo.
E’ difficile non sospettare che la disinformazione sui benefici che il sole dà sia il frutto della sola ignoranza. Ci si aspetta che delle persone che hanno studiato, si sono laureate, hanno fatto corsi di specializzazione e hanno osservato i fenomeni emersi dalle ricerche, abbiano almeno quel minimo di capacità di differenziare un dato da un altro e trarre delle conclusioni razionali.
La ragione per cui invece arrivano a conclusioni erronee è voluto, non diversa da quelle che spingono i media a divulgare la “pericolosità” delle diete vegetariane, vegane e crudiste.
E’ una ragione motivata da interessi economici. E’ chiaro, per esempio, che se sempre più persone abbandonano la nefasta dieta onnivora, le industrie interessate alla produzione di cibi conservati e lavorati, il commercio della carne, dei prodotti caseari e di tutto quanto di deleterio per la salute umana che costituisce la dieta onnivora, vedranno calare i loro introiti.
A loro volta queste industrie spendono miliardi di euro per pubblicizzare i loro prodotti e i media, che traggono profitti enormi, senza i quali nemmeno esisterebbero, portando avanti le loro campagne pubblicitarie, sostengono solo quei punti di vista ad esse favorevoli. Non sputano nel piatto in cui mangiano, non importa di chi sia la mano che lo porge.
Quindi non aspettarti obbiettività dai media, ma solo disinformazione. Raramente vengono dette delle verità, per poi essere smentite o invalidate o inserite in un contesto che non crea impatto sufficiente perché possa prevalere.
I dermatologi hanno fatto un costante lavaggio del cervello, facendo credere che l’esposizione al sole sia dannosa, mentre è vero il contrario, presupponendo che il tuo corpo non sia pieno di residui alimentari indigesti e farmaci. Invece, la mancata sintesi dell’ormone della vitamina D è il precursore di molte gravi malattie, e negare questo giova solo al mercato della malattia, con tutti gli annessi e connessi.
I limiti all’esposizione solare suggeriti nell’articolo dal Dott. Michael F. Holick, si riferiscono alla persona “normale”, onnivora e quindi intossicata dagli alimenti deleteri della dieta onnivora e dai farmaci di diverso genere che prende, dagli alcolici che beve e dallo stile di vita della società occidentale.
Quanto viene detto dalla scienza ufficiale riguardo ai danni causati dall’esposizione al sole, melanomi e cancro della pelle incluso, si riferisce ad individui il cui organismo è già pesantemente intossicato per i motivi precedentemente addotti. Ripulisci l’organismo e amerai il sole. Il sole è la sorgente della vita organica, non ci sarebbe vita sulla terra se non arrivassero i suoi raggi. La vita e la morte non possono coesistere. Un organismo intossicato appartiene più al mondo della morte che a quello della vita.
E’ chiaro che un individuo che ha ripulito il suo organismo, che lo ha disintossicato, che segue una dieta adatta all’essere umano, che ha smesso di riempirsi di farmaci, di bere alcolici, di prendere droghe, che ha uno stile di vita sobrio potrà andarsene in giro tranquillamente prendendo tutto il sole che vuole, traendo il massimo dei benefici che il sole può dare.
Naturalmente anche in questo caso è necessario applicare il buon senso, per “prendere tutto il sole che si vuole” non s’intende prenderlo immobili, distesi sul telo da mare, dal mattino alla sera. Anche questo è innaturale, ma fare attività al sole durante il giorno, prendendosi le giuste pause per rinfrancarsi e bere quanto necessario, non può essere che benefico per chi ha un organismo disintossicato.
Il Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco , elaborato più di 80 anni fa dal Prof. Arnold Ehret, fornisce i mezzi per passare ad una alimentazione sana e nutriente che permette di ripulire l’intero corpo da tutte le ostruzioni accumulate in anni di alimentazione scorretta.
Vedi anche: Il Sole Fa Male
Un ottimo libro sull’argomento è “La Luce che Cura” di Fabio Marchesi
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