In qualsiasi momento della nostra vita può succedere che a seguito di un avvenimento ci poniamo delle domande sulla nostra esistenza su questo pianeta.
Questa società occidentale di cui facciamo parte ci impone un modello di vita che apprendiamo fin dalla nostra nascita e che la maggior parte delle persone usa per condurre l’intera vita fino alla morte, come un treno che dalla stazione di partenza, dopo aver fatto diverse fermate, arriva al capolinea seguendo un percorso obbligato sui binari della linea ferroviaria.
Il modello di vita è imposto in una determinata società dal mainstream, ovvero dalla corrente di pensiero della maggioranza, detto anche pensiero dominante.
Quando parlo di modello di vita come imposizione è perché il “pensiero della maggioranza” è un insieme di credenze, in base alle quali gli individui traggono le loro conclusioni su ciò che è giusto o sbagliato, che vengono imposte ed passivamente accettate per il semplice fatto di nascere in un determinato luogo.
Questa “corrente di pensiero della maggioranza” o mainstream determina la cultura di un popolo o di una nazione o di un continente.
La cultura di una nazione pone le linee guida per il miglioramento e l’armonizzazione degli individui secondo parametri che sono forniti (imposti) dalla politica, dall’economia e dalla religione di quella nazione.
Una vita normale
Un bambino nasce, i genitori e parenti felici si fanno intorno sorridendo al nuovo nato riempendolo di complimenti.
Viene allattato, a volte naturalmente, gli viene dato un codice fiscale, viene battezzato, svezzato, a volte non tanto presto, vaccinato.
Frequenta l’asilo nido, la prima infanzia passa fra pannolini, pappette e vezzeggiamenti da parte degli adulti.
Inizia la scuola elementare, si fa i primi amici, partecipa alle feste di compleanno, fa la comunione e poi la cresima, con i compiti a casa arrivano i primi doveri.
La vita continua con l’impegno di essere promosso, farsi un’istruzione, imparare una professione, divertirsi con gli amici, lo scooter, la ragazza, il diploma, la discoteca, la movida, l’università il primo lavoro, la macchina, il matrimonio, il mutuo, la casa, i figli, le vacanze, per alcuni il divorzio, vita da single, malattia, guarigione, carriera, soldi, povertà, pensione, malattia e morte.
Gli obiettivi che questo modello di vita propone, dopo la nascita sono: crescere forte e sano e vaccinato, obbedire, impegnarsi, studiare per apprendere un mestiere o una professione, lavorare, crearsi una posizione sociale, farsi la casa, sposarsi, avere dei figli, pagare le tasse, andare meritatamente in pensione, accudire i nipoti, frequentare la chiesa, comportarsi in modo retto e morale, morire dignitosamente e andare in paradiso, o se i conti del registro della vita sono in rosso, all’inferno.
Un modello secondo cui impostare la vita degli individui serve per lo svolgimento delle attività sociali. Gli obiettivi e i desideri sono plasmati dalla politica per mantenere l’ordine, dal sistema economico (banche e multinazionali) per trarre profitto, dalle chiese per avere potere e controllo.
Non è un modello e sistema ad uso, consumo e beneficio dell’individuo condizionato e addormentato in matrix.
In un’altra società possono esserci diversi obiettivi e desideri, l’adolescente anelerà a una collana fatta con denti di orso invece che a uno smartphone, ma lo scopo del modello di vita è il medesimo: il controllo ordinato degli individui in una società.
L’ordine sociale è necessario. Deve essere stabilito un minimo di direttive e regole, deve essere stabilito che quella in cui abiti è casa tua o ne paghi l’affitto per viverci, che quella donna che vive con te è tua moglie, che il denaro che hai ricevuto come compenso per il tuo lavoro è il tuo denaro, altrimenti ognuno potrebbe pretendere di averne diritto all’uso o di possesso e l’umanità non avrebbe un futuro. E la cultura di un popolo serve ad oliare le relazioni fra gli individui.
Nel corso del tempo saggi legislatori, laici e religiosi, osservando il comportamento umano, hanno formulato un ordinamento politico e sociale e regole morali per permettere agli individui di vivere insieme smussando il più possibile gli spigoli nelle relazioni pubbliche.
Tutto quanto diventa però aberrato quando la “corrente di pensiero della maggioranza” viene modellata da gruppi di poteri aggiungendovi obiettivi, desideri e status symbol che non sono più a beneficio del singolo cittadino.
Infatti i modelli proposti come vincenti e desiderabili e necessari per non essere considerati uno della “massa” anonima includono abiti alla moda, macchine lussuose, fama e ricchezza.
La potente opera di convincimento tramite i media fa sì che la maggioranza delle persone orienti la propria vita per cercare di raggiungere questi obiettivi, come dimostrano i miliardi di euro raccolti ogni anno dal gioco d’azzardo di stato.
Non c’è nulla di sbagliato nell’avere le cose migliori che il mondo offre, a meno che non esista una dipendenza, sia che le si possegga o che non si riesca ad averle.
La crisi esistenziale
Può succedere a una persona di trovarsi di fronte a un avvenimento tale da creare un turbamento in seguito al quale si pone delle domande sull’esistenza.
Non è la regola, molti nascono vivono, gioiscono o soffrono in base alla realizzazione o meno dei “loro” desideri e muoiono convinti che la vita non sia altro che questo.
Una crisi è qualsiasi situazione instabile e pericolosa che colpisce un individuo, gruppo, comunità o una intera società. E’ quindi considerato un evento negativo.
Una crisi esistenziale viene considerata dalla medicina del mainstream un evento patologico. Si è formata una crepa nella struttura del sistema di credenze che mantiene l’individuo allineato con l’ordinamento sociale, e dal punto di vista del mainstream va curato, per reinserirlo nuovamente nel tessuto sociale.
Una crisi esistenziale si manifesta a seguito di eventi anche apparentemente insignificanti.
Può succedere che dopo una mattinata a cercare lavoro, disperati per essere senza soldi, nella mente sorga il pensiero di essere soli e isolati nel mondo.
Oppure a seguito della perdita di una persona cara ci si chiede se la vita abbia uno scopo oltre a quello di semplicemente mangiare lavorare dormire e riprodursi.
Oppure la lettura di un libro scritto da chi è andato oltre le apparenze della realtà ha aperto uno spiraglio oltre il quale si intravvedono altri mondi possibili.
Oppure senza alcuna apparente ragione si perde l’interesse per gli obiettivi del mainstream e ci si domanda se la vita ha altri scopi che non ci sono stati rivelati.
In qualunque modo si manifesti una crisi esistenziale, per un motivo o per un altro, la persona non riesce più a vivere come prima, le cose che la rendevano felice non la interessano più, e si trova come in un limbo senza mete e ne soffre.
Se non trova risposte e ha la sfortuna di “farsi curare” può finire con l’assunzione di psicofarmaci e inizia il percorso sulla spirale discendente delle cure per la depressione o il disadattamento sociale.
Se invece ha la forza di superare il disagio iniziale e si mette alla ricerca di risposte può scoprire realtà completamente nuove e realizzare che il mondo così come lo ha conosciuto finora è solo uno degli innumerevoli aspetti della realtà.
Continuando potrebbe scoprire chi è veramente, e gradualmente conoscere la verità sul mondo materiale. A quel punto potrà vivere padrone della propria vita nel mondo del mainstream con consapevolezza, senza farne parte in modo ipnotico. Se questo avviene, una crisi esistenziale è quanto di meglio possa capitare a un individuo.
I libri di Arnold Ehret possono essere un punto di partenza per una proficua, augurabile crisi esistenziale e conseguente rinascita nel mondo reale.