La situazione economica nel 2012: previsioni.
L’economia sta rallentando. Le vendite al dettaglio negli Stati Uniti sono in costante diminuzione da cinque mesi. Dopo migliaia di miliardi di dollari che il governo ha pompato nell’economia per farla rivivere, le aziende degli Stati Uniti hanno chiuso il 2011 con il fattore di crescita più basso degli ultimi due anni.
Gli Stati Uniti sono un ottimo soggetto di studio perché quello che succede lì poi viene replicato in Europa e quindi in Italia.
L’anno scorso è stato l’anno peggiore per le vendite di case nuove negli Stati Uniti dal 1963 (!) a causa della rivendita dell’enorme numero di case pignorate (ricordi la “bolla immobiliare”?) che ancora sovrasta il mercato immobiliare. I prezzi delle case sono destinati a calare ancora nel 2012.
Il tasso di disoccupazione (che include sia persone che hanno rinunciato a cercare lavoro sia lavoratori part-time che cercano un lavoro a tempo pieno) è ormai da tempo del 15% negli Stati Uniti. Stiamo parlando di un paese dove esiste la libertà di licenziare e quindi non esiste la difficoltà ad assumere quando c’è effettivamente lavoro, e questo significa che davvero la richiesta di beni e servizi è diminuita.
Le banche sono ancora nel caos. La crisi del debito in Europa è un grosso problema per le banche americane, il buco è di quasi 1 trilione di dollari.
Molti paesi europei si trovano di nuovo in recessione nonostante le varie manovre e anche gli Stati Uniti sono sul punto di ricadere nella recessione.
I media non ne parlano, il naufragio della Concordia sembra capitato a fagiolo per togliere l’attenzione mentre i governi approvano provvedimenti in silenzio per carpire ancora più denaro. Senti parlare di “aumentare il fondo salva stati”. Dove pensi che li prendano quei soldi? Non te lo dico per non offendere la tua intelligenza.
Che cos’è il “fondo salva stati”? Non è altro che il MES, o suoi cloni ribattezzati con altri nomi e sigle.
Ciò che i media non dicono è questo: Gli Stati Uniti tecnicamente sono in bancarotta.
Il budget del deficit USA di quest’anno ammonterà a 1.300 miliardi dollari. Il debito pubblico USA ufficiale supera i 15.000 miliardi dollari e l’estate scorsa il Congresso ha dato il permesso all’amministrazione Obama di aumentarlo a 16.400 miliardi dollari. Il debito pubblico non ufficiale, quando si tiene conto delle passività e dei servizi non più finanziati spettanti di diritto ai cittadini, è di quasi 100 trilioni di dollari.
Entro la fine di questo decennio, secondo la previsione della Casa Bianca, il debito pubblico ufficiale supererà i 20 trilioni di dollari, senza includere una lista di spese fuori bilancio come le pensioni, la sanità pubblica e altre promesse fatte dal governo ai suoi cittadini.
E ci sono anche altre spese governative nascoste non dichiarate.
Fannie Mae e Freddie Mac posseggono o garantiscono la metà dei mutui ipotecari immobiliari in America. Chi possiede entrambe queste aziende ora? Il governo degli Stati Uniti.
In effetti, il governo USA possiede o garantisce la metà dei mutui immobiliari.
Secondo i dati compilati dalla Corelogic Inc. (provider di informazioni sui servizi finanziari, immobiliari e dei consumatori), lo scorso mese circa cinque milioni di mutui negli Stati Uniti erano nel processo di preclusione del diritto ipotecario o non ne sono state pagate delle rate, causando ulteriori perdite al governo USA.
Nessun politico è mai riuscito a ridurre la spesa pubblica. La loro convinzione è che spendendo più soldi risolverà il problema economico. L’idea malsana che gira nella testa dei politici dei governi attuali occidentali, ad eccezione di pochi rari, è che mettendo in circolazione denaro pubblico (tuo e mio) l’economia ne beneficerà. E’ come se tu fossi pieno di debiti e te ne andassi in giro per negozi a spendere tutto il denaro che ti è rimasto pensando che risolverà i tuoi debiti. Sarebbe decisamente stupido, ed è veramente quello che stanno facendo.
Infatti dal 2008 sono stati spesi migliaia di miliardi di dollari e di euro “per risolvere la crisi finanziaria” e la situazione invece di migliorare peggiora, nonostante le rassicurazioni che i primi ministri di tutti gli stati, incluso il nostro, danno ai loro cittadini.
I politici sono assuefatti a spendere più denaro di quanto il governo riceva. Se solo guardiamo le cifre “ufficiali” fornite dal governo americano, entro la fine di questo decennio, il debito pubblico USA corrisponderà al 150% del loro PIL, e l’ultima volta che è successo questo è stato alla fine della seconda guerra mondiale.
Perché la voragine del debito pubblico non potrà mai essere colmata
Dopo la seconda guerra mondiale, l’America diventò una superpotenza. L’industria manifatturiera crebbe enormemente, la rivoluzione industriale fu così grande che il dollaro americano sostituì l’oro come riserva di quasi tutte le banche centrali del mondo. Negli Stati Uniti ci fu un boom economico senza precedenti.
Oggi, che cosa hanno gli Americani per un prossimo boom economico? Niente. Internet non sta più creando nuovi posti di lavoro. Se c’è un negozio online e le persone non comprano perché non hanno soldi, è più facile che chiuda quel negozio virtuale che uno in muratura. La produzione, è andata a finire in Messico, India e Cina.
Sembra incredibile, ma vero: oltre 44 milioni di persone negli USA utilizzano una qualche forma di buoni pasto sociali!
Fonte: National Inflation Association (Associazione Nazionale per l’Inflazione)
L’America, l’Impero, è ormai solo storia. Il declassamento di Standard & Poor del rating del credito degli Stati Uniti lo scorso 5 agosto 2011 è solo l’inizio.
Andando un po’ indietro nel tempo, gli Stati Uniti hanno abbassato i tassi di interesse nel 2004 al livello più basso negli ultimi 46 anni. E che cosa hanno fatto gli americani? Hanno preso in prestito sempre più denaro investendolo nel mercato immobiliare. La Federal Reserve quel giorno ha fatto l’errore più grave di qualsiasi altro mai commesso da lei o da qualsiasi altro sistema bancario negli ultimi 75 anni.
Tassi di interesse artificialmente bassi non possono che farci del male.
I tassi di interesse sono rimasti così bassi per così tanto tempo che l’inflazione diventò un problema serio per l’America nei mesi e negli anni a venire. Il prezzo dell’oro aumentato del 500% in meno di un decennio, significa una cosa certa: inflazione cronica.
Come fanno il governo e il sistema economico per affrontare l’inflazione? L’inflazione viene affrontata alzando i tassi di interesse. La politica dei tassi d’interesse abbassati artificialmente di questi ultimi anni non può che portare a una iperinflazione e a tassi di interesse nettamente più elevati.
Le cose peggioreranno
Devi osservare il comportamento dei governi, americano ed europei. Parlano di aumentare il “fondo salva stati” (il MES o simili). Come si salva uno Stato? Si prendono i soldi da questo fondo per darli a uno stato in difficoltà perché possa tirare avanti in attesa che si metta in sesto. Il problema è che quello stato che si è ridotto così male non si riprenderà e alla fine non ce la farà se non cambia totalmente la sua gestione economica, proprio come le famiglie. Ci sono famiglie prospere e famiglie fallimentari. Una famiglia prospera risparmia e spende oculatamente il suo denaro, in una fallimentare i suoi membri spendono al di là delle loro possibilità, acquistano a credito auto di grossa cilindrata, televisori al plasma da 54 pollici, vacanze dispendiose, ecc. Nessuno presterebbe dei soldi a chiunque si comporti in quel modo.
I politici dovrebbero fare un corso di economia domestica obbligatoriamente prima di partecipare alla vita politica, per imparare la gestione del denaro pubblico, che non si differenzia da quella di una famiglia se non nell’entità delle somme, e per comprendere che non si può spendere più di quanto entra, altrimenti il fallimento è assicurato.
Ma i politici non sono davvero così stupidi come possa sembrare, alcuni lo sono, ma gli aiuti salva stati in realtà servono solo a salvare l’euro. Se uno stato fallisce, l’euro inizia il suo declino fino alla sua sepoltura e le monete personalizzate di ogni stato saranno ambiti oggetti da collezione.
Per questo tengono in piedi ad oltranza uno stato che tecnicamente è in bancarotta. Ma portare in giro un cadavere come nel film “Weekend con il morto” oltre che faticoso e snervante, non può andare avanti per molto.
Per fare un esempio, quando fallì il comune di Napoli, lo stato (noi) assorbì il debito. Se fosse stata un’impresa privata, sarebbe stata dichiarata bancarotta, per di più fraudolenta, perché la gestione del comune non è stata esente da frodi, collusioni, ecc.
Il comune di Napoli, dopo che ci siamo fatti carico dei suoi debiti, ha risolto la situazione? No. E’ cambiato il modo di gestire, senza intrallazzi? No. I problemi che Napoli aveva ci sono ancora tutti e se non vengono fatti cambiamenti sostanziali ci sarà un’altra bancarotta, poi un’altra, e così via.
Bisogna cambiare il sistema economico e i governi gerontocratici vanno sostituiti da gente giovane, che sa usare i computer, e ogni mezzo di comunicazione super veloce, persone che abbiano immaginazione, sognatori, capaci di creare futuri diversi, energie pulite, gente a cui piace Tesla e altri del suo calibro.
Invece ci ritroviamo anche con senatori a vita ridotti a quasi mummie da andare a prendere nella clinica dove risiedono per portarli in parlamento e avere così il voto che manca per fare approvare una legge.
I governi non hanno soldi per evitare la prossima recessione. I governi hanno speso troppo, al limite della pazzia. E come per il comune di Napoli, se fossero aziende non potrebbero fare altro che dichiarare bancarotta. E data la corruzione in cui molti governanti sono coinvolti, sarebbe bancarotta fraudolenta.
La Federal Reserve ha mantenuto viva l’economia negli ultimi tre anni, facendo fare gli straordinari alle sue macchine per stampare il dollari. Quando c’è molto denaro in circolazione i tassi di interesse vengono abbassati. Negli USA sono vicini allo zero. La Federal Reserve non può ovviamente abbassare i tassi d’interesse sotto lo zero e questo porta a una condizione di stallo perché l’incentivo a chiedere denaro in prestito è il tasso che si abbassa. Contemporaneamente più soldi la Fed stampa, aumenta l’inflazione, e i tassi vengono alzati nel tentativo di fermarla e a lungo termine queste operazioni soffocheranno l’economia.
Cosa succede ora nel 2012 nel mercato azionario
C’è una somiglianza impressionante tra gli anni1934-1937 e 2008-2011
La borsa di Wall Street crolla nel 1929. Ottant’anni più tardi, nel 2008, fa la stessa cosa, anche se meno percepita perché il governo USA la copre finanziando i crash delle banche.
Adesso dobbiamo divertirci con qualche termine dell’ambiente di Wall Street, ma niente panico, le definizioni fornite rendono la cosa di facile comprensione.
In borsa si sa che i titoli salgono scendono o rimangono dove sono a seconda dell’andamento naturale o manipolato del mercato. Non c’è altro che ci interessi se non vogliamo giocare in borsa.
Mercato rialzista e mercato ribassista
I termini bull market o mercato rialzista e bear market o mercato ribassista indicano situazioni in cui il mercato azionario segue un determinato andamento per un certo periodo.
Bull e bear, il toro e l’orso, sono da sempre i simboli del buon andamento (the bull=il toro) o del cattivo andamento (the bear=l’orso) dei titoli azionari. L’origine del termine inglese “Bull” per indicare una fase rialzista andrebbe cercata nella prima Borsa organizzata, in Olanda, in relazione ai monosillabi con cui si accordavano i compratori, simili ai muggiti di una stalla. L’origine del termine “Orso” deriva invece più semplicemente dal classico detto “Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”: infatti nelle vendite allo scoperto si vende il titolo, metaforicamente la pelle dell’orso, prima di averlo acquistato.
Fonte: Wikipedia
La corsa del bear market che iniziò nell’ottobre del 1934 e durò fino all’agosto 1937 – 35 mesi, ha fatto alzare il Dow Jones da 90 a 185, un guadagno del 106%. Il Dow Jones poi crollò e non recuperò fino a sette anni più tardi, nel 1944.
La similarità con questo più recente è incredibile: La corsa del mercato orso iniziata nel marzo 2009 dura da 33 mesi e finora ha portato il Dow Jones vicino al 100%.
Se l’attuale corsa del mercato orso segue lo stesso percorso di quella dal 1934 al 1937, abbiamo solo un altro paio di mesi prima che prenda il via la prossima fase di questo mercato orso, portando le azioni a valori ancora più bassi di quelli del marzo 2009.
Questa volta, per per il fatto che la produzione si è spostata sui mercati asiatici e dell’America Latina, i postumi della prossima tappa del bear market potrebbero essere molto peggiori di quelli della Grande Depressione.
Cosa succederà quindi?
1. La svalutazione del dollaro che è iniziata nei primi mesi del 2009 accelera man mano che l’economia americana si deteriora.
Dopo la seconda guerra mondiale, il governo americano ha fatto un lavoro magistrale convincendo le banche centrali straniere a tenere dollari statunitensi come loro riserve invece che lingotti d’oro.
Oggi nel mondo il 70% delle banche centrali adotta il dollaro come riserva ufficiale.
Poiché il valore del dollaro erode sotto una montagna di debiti e l’inflazione galoppante, per la gentile concessione di troppi dollari nel sistema finanziario (grazie alla Federal Reserve), gli stranieri si libereranno dei dollari e si allontaneranno da un sistema che adotta il biglietto verde come riserva ufficiale. I Cinesi lo stanno già facendo.
2. Il prezzo dell’oro continuerà a salire
L’oro nel gennaio 1980 costava 850 dollari l’oncia. Oggi se volessimo dare all’oro il valore che aveva nel 1980 considerando l’inflazione attuale dovrebbe costare 2.250 dollari l’oncia. In pratica per comprare ciò che potevi comprare nel gennaio 1980 con 850 dollari oggi te ne servirebbero 2.250.
E’ comunque probabile che prima che la fase del *bull market dell’oro finisca arriverà a 3.000 dollari.
* Bull Market (Mercato toro, movimento rialzista del mercato, fase in cui un gruppo di beni rifugio come l’oro, l’argento, i diamanti, continua a salire o ci si aspetta che continui a salire.)
Dopo aver raggiunto il record di 1.921 dollari l’oncia il 6 settembre 2011, i prezzi dell’oro hanno avuto una ricaduta. E’ tuttavia una caratteristica che si ripete nel mercato dell’oro.
- Nei primi mesi del 2003, il prezzo dell’oro è sceso del 16%,
- nell’estate del 2006 il prezzo dell’oro è sceso del 21%,
- nella primavera del 2008 il prezzo dell’oro è sceso del 28%,
- nella primavera del 2009 il prezzo dell’oro è sceso del 15%
ma prima che l’anno finisca, ogni volta il prezzo dell’oro ha recuperato ed è salito più in alto.
Infatti, per 11 anni consecutivi il prezzo dell’oro alla fine di ogni anno a raggiunto un valore più alto di quello che aveva all’inizio dello stesso anno. La recente discesa del prezzo dell’oro è più simile a una correzione nel bull market in corso, il prezzo risalirà.
L’aumento dell’inflazione, un dollaro americano che perde valore, il debito pubblico fuori controllo e una rotativa che stampa valuta che sembra non fermarsi mai, continuerà a spingere il prezzo dell’oro verso l’alto.
3. L’euro è nelle stesse condizioni del dollaro USA
Le cose in Europa sono molto, molto peggio di quanto riportato nei media mainstream.
Il 27 ottobre 2011, i leader della eurozona hanno detto che per salvare la Grecia le banche europee avrebbero dovuto fare un taglio del 50% sul valore dei loro prestiti alla Grecia. Questo significa che la Grecia è tecnicamente insolvente. Spagna e Italia non sono in condizioni molto migliori.
Le misure di austerità sono difficili da vendere in Europa. L’estate scorsa la polizia greca ha dovuto utilizzare i gas lacrimogeni per disperdere 20.000 manifestanti che protestavano davanti al Parlamento Greco contro i tagli dei salari e gli aumenti delle tasse.
Il19 ottobre, la protesta organizzata crebbe coinvolgendo 70.000 persone.
In Europa il 2012 sarà un anno di proteste ancora più vigorose grazie alle misure di crescente austerità che verranno introdotte quest’anno.
L’euro sta scendendo progressivamente rispetto al dollaro. Immagino un tempo in cui i paesi europei più ricchi si stancheranno di salvare i paesi più poveri (in realtà sta già accadendo), e ogni paese tornerà alla propria moneta. In definitiva, l’euro fallirà, e con essa le economie dei paesi europei più a rischio: Grecia, Spagna e Italia se permetteranno che i loro governi continuino a spendere più di quanto incassano.
4. L’inflazione diventerà un serio problema in America.
Secondo l’US Bureau of Labor Statistics, l’indice dei prezzi al consumo (“CPI”) è intorno al 3,9% annuo.
Mentre pochi ne parlano, l’inflazione è un problema reale in America. E’ l’inflazione che fa salire il prezzo dell’oro.
Grazie ad anni di politiche monetarie che hanno promosso tassi di interesse artificialmente bassi e macchine da stampa che fanno gli straordinari per sfornare dollari in modo continuo, l’iperinflazione e il debito pubblico americano costituiranno il più grande problema da risolvere per gli Stati Uniti per il resto di questo decennio e anche nel prossimo decennio.
Mentre può essere difficile immaginarlo oggi, e così folle come può sembrare, il governo sarà costretto ad alzare i tassi di interesse per respingere l’inflazione, proprio come ha fatto nei primi anni ’80.
Alzare i tassi di interesse sarà come mettere un pietra tombale sopra il già morente mercato immobiliare statunitense.
Immagini il governo americano, la sua economia, i prezzi delle case e il mercato azionario che crollano tutti insieme, e le ripercussioni sul resto del mondo?
5. Il mercato azionario alla fine dovrebbe raggiungere i suoi minimi del marzo 2009, portando il Dow Jones giù del 46% da dove si trova oggi.
Il bear market inizierà a perdere colpi nel prossimo paio di mesi e gli indici scenderanno fino a raggiungere i minimi del marzo 2009.
La fase uno di un bear market mette in forte calo i prezzi delle azioni. Questo è quello che è accaduto quando il Dow Jones Industrial Average è sceso da 14.164 nel mese di ottobre 2007 a 6.440 il 9 marzo 2009 – una caduta a testa in giù del 54%.
La fase due di un bear market è quando l’orso attira di nuovo investitori ad acquistare azioni. L’orso dà agli investitori e agli analisti la falsa sensazione che l’economia stia migliorando e che ora è di nuovo vantaggioso possedere azioni. Questa è la fase in cui siamo oggi.
L’orso ha fatto un lavoro magistrale nel convincere gli investitori ad acquistare di nuovo le azioni e il Dow Jones è tornato a 12.000.
Se compariamo questo bear market attuale a quello dei 35 mesi dall’ottobre 1934 all’agosto 1937, rimangono un paio di mesi prima che la fase tre di questo bear market prenda il via, in ultima analisi trascinando i prezzi delle azioni ancora più in basso di quelli del marzo 2009.
Naturalmente tutto questo può essere ulteriormente rivoluzionato se degli stati usciranno dall’euro. A molti la prospettiva che l’Italia esca dall’eurozona non piace molto perché pensano che perderebbero tutto. Purtroppo è più probabile che l’euro crolli per altri paesi che usciranno prima dell’Italia e nel frattempo ci avranno già impoverito le varie manovre europee “salva stati”. Quelli che ritorneranno alla loro moneta sovrana, dopo un periodo in cui i cittadini dovranno purgare i peccati dei loro sprovveduti governanti, possono sperare in una ripresa economica e persino prosperità senza precedenti.