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Le piante ci parlano

Fra i miei ricordi ce ne sono alcuni che mi fanno sempre sorridere quando qualcosa li richiama alla mente, fra questi uno che riguarda mia madre. Ogni tanto esprimeva i suoi pensieri ad alta voce: “Ah, bisogna che vada a dare da bere a quella pianta, che mi ha detto che ha sete!”.

La prendevo affettuosamente in giro, mentre versava una mezza caraffa di acqua nel vaso dicendo: “Ecco, basta così? Sì, ecco…”

Quando tornavo da un viaggio dopo averla salutata le chiedevo ridendo: “Allora che ti dicono di bello le tue piante?” “Sì, ridi tu, le piante ci parlano…. e anche ci rimangono male se le ignori, e anche sentono l’anima delle persone. Per esempio questa [ non mi ricordo che pianta fosse…] quando viene la signora […] i suoi fiori si piegano verso il basso e non si rialzano fino a quando non la coccolo un poco”.

Pensavo con tenerezza a questa sua caratteristica che ai miei occhi la rendeva una donna ancor più speciale.

Arriva tuttavia un giorno che uno deve confrontarsi con i propri pregiudizi, la mia convinzione che le piante non parlano è uno di questi.

Sul mio balcone ho una pianta di limone, e crescendo i rami premevano contro le pareti e la ringhiera e ho deciso che dovevo potarla.

Mentre tagliavo i pensieri vagavano, questo ramo sì, questo no perché ci sono su i limoni, questo è già troppo grosso, questo boh.. e alla fine il risultato faceva davvero schifo!

Provai un senso di disappunto rientrando in casa per riporre il tronchese, poi ritornando a guardare il mio capolavoro il disappunto riapparve.

Riapparve puntualmente il giorno dopo quando di nuovo uscii sul balcone a guardare il limone, e improvvisamente mi venne in mente mia madre e i suoi discorsi con le piante. Ma riposi subito quel pensiero nel ripostiglio mentale delle cose irrazionali e me ne dimenticai presto.

Un giorno venne a trovarmi una mia amica, che prendo sempre in giro perché “sente” un sacco di cose, e usciamo sul balcone, guarda il limone e ridendo mimandone la forma mi dice: “ Che bello, cos’è? Pop Art? Dagli da bere, non senti che ti sta dicendo che ha sete? Fra un po’ grida pure! Guarda come sono accartocciate le foglie!” Allora riempio una caraffa d’acqua, la verso nel vaso e provo una sensazione di sollievo! Guardo il limone e provo a immaginare di fargli una domanda: “Ma sei tu?” E mi sembra che un’emozione di soddisfazione mi arrivi a ondate.

Così iniziò il mio dialogo con le piante. Avrei voluto che mia madre fosse ancora qui per chiederle scusa.

Ebbene sì, le piante ci parlano, non con le parole, ma con le emozioni. Ci chiamano, ci salutano, si risentono, si manifestano con tutto lo spettro delle emozioni umane. E credo anche con altre emozioni sconosciute che non riusciamo a percepire. I pensieri che riteniamo essere parte di un collegamento telepatico in realtà sono nostre razionalizzazioni delle emozioni percepite.

Ho imparato ad amare le piante. A volte rimango sorpreso nel vedere il risultato delle mie preferenze per una pianta piuttosto che per un’altra. Giù in giardino ho messo due piante pressoché identiche dello stesso tipo di peperoncino piccante. Per qualche ragione ignota ho cominciato a preferire una piuttosto che l’altra e la mia “favorita” è cresciuta florida con bellissimi e tanti frutti, mentre l’altra è rimasta indietro, con pochi frutti e più piccoli.

Quando faccio una passeggiata nei boschi esprimo la mia soddisfazione nel vedere gli alberi che vivono insieme, in armonia anche quando il bosco non è “pulito” dagli esseri umani. Ne vengo ricambiato, a volte ritrovandomi parte del paesaggio, in comunione con loro.

Ogni tanto mi ritrovo a fare esperimenti, su consiglio di amiche che forse lavorano più di fantasia che con le percezioni, che mi dicono: “Prova ad abbracciare un albero e ascolta cosa ti dice…” Allora abbraccio un albero e rimango in attesa di un messaggio sotto forma di pensiero e dopo un po’ mi sento osservato e mi metto a guardare gli alberi intorno che mi sembra che vorrebbero essere flessibili per piegarsi in due dalle risate.

Emozioni. Gli alberi comunicano con le emozioni, da noi razionalizzate come pensieri, forse perché vorremmo che comunicassero con le parole. Se così fosse, nella Foresta Nera in Germania dovrebbero parlarci in tedesco e non lo fanno, te l’assicuro.

Tuttavia comunicano molto bene quello che provano. Qui intorno ci sono oliveti e quando qualcuno si avvicina a un olivo con la motosega se hai imparato a percepire gli alberi sentiresti la sua paura.

Le piante ci tengono in vita. Ci fanno da tramite perché possiamo ricevere l’energia che non potremmo avere senza di loro. Ci curano con la loro linfa. Costruiamo molte cose che ci servono con il loro corpo. Convertono l’anidride carbonica che espiriamo e ci danno l’ossigeno.

E fanno molte altre cose che per elencarle la lista sarebbe molto lunga.

Ho imparato ad avere rispetto per loro e a chiedere il permesso quando prendo un frutto da una pianta. Non lo chiedo solo al padrone del frutteto, ma anche alla pianta.

Forse è solo un rito sciocco, ma dato che a me serve per ricordarmi il rispetto per le piante, perché no?

Purtroppo ogni giorno chilometri quadrati di foreste vengono sistematicamente distrutti per lasciare posto a coltivazioni di soia transgenica e allevamenti intensivi di bovini. Un giorno dovremo pagarne le conseguenze. Purtroppo in questa era le persone più stupide vanno a finire nelle strutture governative, non riescono a vedere più in là del loro naso.

Senza le piante non potremmo vivere.

Per intanto, grazie piante, meritate il massimo rispetto.

Luciano Gianazza

Luciano Gianazza, traduttore dei libri originali di Arnold Ehret, e di Edward Earle Purinton, scrive articoli di carattere filosofico spirituale che rispecchiano le sue personali esperienze lungo il cammino della conoscenza, oltre ad altri sulla corretta alimentazione dell’uomo. Ha creato il sito NikolaTesla.it per un suo voler ricordare un Uomo, Nikola Tesla, per cui nutre una profonda stima.

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