Le Stragi Familiari – Controllo Sociale

di Luciano Gianazza

Le stragi famigliari “inspiegabili” sono sotto gli occhi di tutti.
Quando si analizza un caso si tengono in considerazione tutti i fattori. Se osserviamo che degli eventi in associazione con altri portano a una specifica situazione, allora possiamo anche stabilire che questi eventi associati possono essere delle concause che hanno contribuito a quella situazione.

Quando si parlava delle “stragi del sabato sera” e di tutti quei ragazzi morti o rovinati per sempre per i gravi incidenti automobilistici di cui sono stati vittime o protagonisti, nessuno ha mai avuto dubbi che l’alcool e le droghe fossero le concause principali di tali incidenti. Chiunque asserisse che quegli incidenti sarebbero successi anche se i ragazzi non fossero stati sotto l’influenza dell’alcool e delle droghe non troverebbe molti sostenitori.

Allo stesso modo, se si osserva che una persona con un passato senza precedenti di gravi atti aggressivi, dopo che ha iniziato ad assumere degli psicofarmaci SSRI che lo psichiatra gli ha prescritto, fa fuori la famiglia oltre che se stesso, non dovrebbe essere difficile trarre le corrette conclusioni, come per le “stragi del sabato sera”.

A meno che gli inquirenti non debbano basarsi sulle conclusioni dello psichiatra!

L’errata conclusione, ossia che è stata la “follia” spuntata da chissà dove e da chissà quale recondito angolo del cervello del poveraccio di turno, è molto pericolosa per la libertà e la democrazia. Dà ai governi una ragione apparentemente valida per ulteriormente limitare la libertà individuale.

E’ lo stesso principio con cui, dopo l’11 settembre, si è chiesto ai cittadini di ridurre la propria privacy e permettere allo stato di avere più “confidenza” con la loro vita privata per combattere il terrorismo. Il pericolo è che si arrivi a uno stato di polizia.

In un articolo sul Giornale di Vicenza del 12 Gennaio 2004 possiamo vedere come si cerchi di mettere le basi per uno stretto controllo sociale:

“…di fronte alle ultime tragedie famigliari si sollevano riflessioni anche da parte del mondo politico.

Francesco Giro, responsabile di Forza Italia per i rapporti con il mondo cattolico, sostiene: «Dopo il duplice omicidio-suicidio di Vicenza, la strage di Lecco è solo l’ultimo episodio di una tragica escalation di delitti famigliari spesso annunciati che ha come unico movente la follia e dimostra che è venuto il momento di voltare pagina e di cambiare subito la legge italiana del 1978 sulla psichiatria». (Enfasi aggiunta)

Forza Italia, aggiunge Giro, ha presentato in Parlamento una sua proposta di legge ed è pronta a confrontarla con quella di altre forze politiche: «Nessuno vuole riaprire i manicomi ma per aiutare la famiglia bisogna costruire sul territorio una fitta rete di centri di ascolto di prossimità e di quartiere, promuovere un sistema di pronto soccorso psichiatrico; prevedere l’assistenza domiciliare nei casi più lievi e interventi di day hospital per i casi più gravi, e per le situazioni di rischio conclamato predisporre la permanenza, anche coatta , in centri residenziali di qualità e sotto la vigilanza di Regioni e Comuni». (Enfasi aggiunta)

Come si può vedere si forma un circolo vizioso e pericoloso. Quel politico sta esponendo una soluzione che in realtà è una fonte di problemi ancora più grandi di quelli che dice di voler risolvere, perché quando si sospetta che qualcuno “potrebbe” tirar giù il fucile dai ganci alla parete, gli verranno prescritti degli SSRI e così l’esito funesto sarà certo.

Gli psicofarmaci non curano alcunché. Sono droghe, differiscono da quelle da strada solo perché sono vendute legalmente, ma sono né più né meno che sostanze tossiche che abbassano il livello di coscienza di chi ne fa uso. Un individuo può essere sopraffatto dai problemi della vita e il suo innato senso di responsabilità gli dice continuamente che dovrebbe risolverli. Non riuscendo l’ansietà cresce e teme che la sua sopravvivenza sarà compromessa. Prendendo gli psicofarmaci il suo senso di responsabilità viene annullato, non gliene importa più nulla dei suoi problemi e l’ansietà cessa. Ma i problemi irrisolti portano ulteriori difficoltà di cui l’individuo sedato continua a non occuparsene. Gli psicofarmaci hanno preso il posto della sua coscienza. E’ un’escalation che può essere risolta smettendo di assumere le droghe e affrontando i problemi della vita. L’aiuto di persone competenti può portare a degli ottimi risultati.

I farmaci : una merce come qualsiasi altra.

Gli psicofarmaci sono di beneficio solo per il portafoglio di chi li vende. Sulla prima pagina dei siti delle case farmaceutiche di solito trovi il grafico in salita delle loro azioni in borsa, come vanto e garanzia della solvenza. E’ la cosa che davvero importa alle case farmaceutiche e ai loro azionisti. La salute degli individui non centra. Se un farmaco guarisse davvero il cancro sarebbe un fattore incidentale, non primario. Purtroppo i rimedi che guariscono davvero il cancro non richiedono molecole complesse, non sono brevettabili e di conseguenza non garantiscono profitti astronomici.

Le case farmaceutiche cercano in tutti i modi di vendere le loro sostanze chimiche, per il massimo profitto possibile come qualsiasi altra azienda. La psichiatria è asservita alle case farmaceutiche e non è affatto una scienza, le diagnosi psichiatriche non hanno alcun fondamento scientifico. Non è difficile far sparire un sintomo con una droga. La cura di una malattia è ben altra cosa.

“Le violazioni dei diritti umani sono molto frequenti nel mondo della psichiatria: dall’incarcerazione dei pazienti in Ungheria alle false diagnosi per i bambini russi rinchiusi in strutture psichiatriche e imbottiti di psicofarmaci dopo essere stati abbandonati da genitori troppo poveri. L’obsoleto sistema psichiatrico ungherese utilizza una forma totalitaria di controllo dei pazienti. L’interno degli istituti psichiatrici è inutilmente restrittivo … Il semplice fatto che sussista l’abitudine di rinchiudere i pazienti è un chiaro segno che le violazioni dei diritti e della dignità umana continuano ancora oggi.”
Dr. Poter Szabo, Chair, Presidente del Comitato per i Diritti dell’Uomo

Negli ultimi 20 anni la psichiatria non si è praticamente evoluta. Anziché sviluppare terapie più efficaci e umane, si è limitata a creare nuovi nomi per malattie la cui esistenza è molto dubbia. Dal punto di vista medico, non ha senso tentare di elaborare una programmazione per la salute mentale basandosi sulle pratiche psichiatriche, le quali restano inefficaci e violente…..le diagnosi psichiatriche sono una perversione della medicina e non solo non servono a curare, ma sono un rischio per la salute».
Dr. Pierre Penichon, Medico, Francia, 2002

Prozac al sapore di arancia per i bambini

Il PROZAC, l’antidepressivo americano, può essere indirizzato ai bambini ora che il relativo il mercato adulto è quasi saturo.
I produttori della pillola ormai universalmente nota nel 1997 stavano cercando di ottenere il permesso di introdurre la droga sul mercato dell’infanzia dandole il sapore di menta piperita e di arancia. I medici americani si stanno affidando sempre più agli antidepressivi come soluzione per le difficoltà dell’infanzia. Il Prozac, ora vecchio 10 anni, si è affermato come la droga degli anni ’90, scelta dagli adulti che cercano di acquietare lo stress della vita moderna. Frutta $1,73 miliardi di dollari all’anno al suo produttore, la Eli Lilly. (I dati sono del 1997).

Ora il flacone di Prozac ha potuto prendere il suo posto accanto ai Corn Flakes e ai biscotti nel menu della prima colazione della famiglia. Oltre 400.000 bambini sotto i 18 anni negli Stati Uniti sono trattati con il Prozac e il numero di adolescenti che lo prendono è aumentato di quasi il 50% durante l’anno scorso. Fra i bambini della fascia da 6 a 12 anni, le prescrizioni sono aumentate del 298%.

I medici sono già autorizzati a prescrivere il Prozac ai bambini. Ora la Eli Lilly vuole ottenere il benestare dalla FDA per una versione speciale per i bambini.

Quelli che si oppongono all’uso più ampio della droga, affermano di temere che diventerà un facile rimedio per i genitori di bambini irrequieti. Secondo il Dott. Harold Koplewicz, vice presidente di psichiatria al Centro Medico di New York: “Fa parte della condizione umana sentirsi esasperati se qualche cosa di spiacevole sta accadendo nella vita. Ma questo è molto differente da avere un disordine clinico.”

Le inchieste fra i bambini che prendono Prozac mostrano entrambi i lati. Una ragazza californiana ha protestato che era depressa perché i suoi genitori erano “troppo rigorosi” e le impedivano di fare “quello che fanno gli altri bambini”. D’altra parte una ragazza quindicenne di Long Island, ossessionata dall’idea che i suoi genitori stessero morendo o che ci fossero gli scassinatori al piano di sotto, è diventata una ragazza modello dopo aver assunto la droga.

La FDA ha ammesso che dare tali droghe ai bambini è “un assunto difficile” e intende consultarsi ampiamente prima della regolarizzazione.

Almeno quattro milioni di bambini americani sarebbero sofferenti di depressione, e questo rappresenta un mercato importante per il futuro. Le prescrizioni degli antidepressivi agli adulti sono calate negli ultimi mesi, in gran parte perché non c’è rimasto quasi più nessuno a cui prescrivere.

Molti sono preoccupati dall’effetto che potrebbe derivare dal dare le “pillole della felicità” ai bambini. La giornalista conservatrice Arianna Huffington la scorsa settimana ha protestato: “Se insegniamo ai nostri bambini che le pillole li faranno sentire meglio, come possiamo dire a loro di non provare uno spinello o di non bere alcolici?”

Ma la ricerca al Columbia Presbyterian Medical Centre sostiene che la metà di tutti i bambini severamente depressi può essere aiutata con le droghe. Come diagnosticare la depressione severa è un’altra questione. La corrente campagna pubblicitaria del Prozac suggerisce che i sintomi includono non riuscire a dormire, difficoltà di concentrazione e un’inusuale tristezza o irritabilità.

Intanto le prescrizioni di antidepressivi per bambini e adolescenti italiani sono piu’ che quadruplicate nel 2000-2002. A segnalare il fenomeno sul British Medical Journal sono i ricercatori del Laboratorio materno-infantile dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. I ricercatori rilevano che ad aver avuto un’impennate sono soprattutto le prescrizioni dei farmaci antidepressivi di nuova generazione alla cui classe appartiene il Prozac.

I pediatri italiani: sì al Prozac per i bambini

La Società Italiana di Pediatria ha preso la palla al balzo per entrare nel circuito del Prozac, intravvedendo la possibilità di ulteriore prosperità finanziaria anche per i pediatri. Quello che segue è un comunicato che non lascia dubbi dell’orientamento della pediatria italiana.

«Auspichiamo che il farmaco venga presto registrato anche in Italia in modo da poter essere razionalmente utilizzato e che venga prescritto solo dagli specialisti in neuropsichiatria e neuropediatria». Con tempismo e rapidità la Società italiana di pediatria, la Sip, ha espresso la sua posizione riguardo l’impiego del Prozac per curare la depressione nei bambini di età superiore agli 8 anni.

Il parere verrà fatto conoscere ai medici dell’infanzia e dell’adolescenza. È stato espresso da una commissione di quattro persone: Lorenzo Pavone, ex presidente della Società italiana di neuropediatria; Paola Iannetti, presidente attuale della stessa Società; la farmacologa Adriana Ceci; Filippo Drago, esperto della Commissione unica del farmaco. Il documento era stato richiesto da Franco Tancredi, leader della Sip, come risposta italiana all’approvazione in pediatria della fluoxetina, la molecola del Prozac, da parte della Fda, (Food and Drug Administration), l’ente americano per il controllo dei farmaci.

Una decisione presa all’inizio di gennaio. Pochi giorni dopo, ecco il parere del gruppo nominato da Tancredi, che racconta come si comporterebbe di fronte a un caso di depressione in età scolare, problema che coinvolge l’1-2 per cento dei nostri alunni: «Svolgo questo mestiere da 40 anni, ma non mi sentirei mai di prescrivere un antidepressivo. Il nostro timore è che finisca in mani poco esperte e venga utilizzato in modo improprio, magari con la funzione di calmante, di scorciatoia dannosa».

CAUTELA – La stessa cautela traspare nelle due paginette appena redatte. La commissione riconosce che la pillola della felicità possa avere un’«utilità di impiego» anche in pazienti giovanissimi, e ne sollecita l’approvazione in Italia in modo da superare la fase off label, letteralmente al di fuori delle indicazioni elencate sul foglietto illustrativo. E si augura che «la prima somministrazione sia di esclusiva pertinenza di neuropsichiatri e neuropediatri dopo una precisa valutazione diagnostica. In pratica la stessa cautela richiesta per gli antiepilettici».

Come deve comportarsi il pediatra di famiglia che segue un bambino con «turbe comportamentali» già curato con psicofarmaci? «Il pediatra ha il compito di proseguire il trattamento – rispondono i quattro esperti – senza modificare la posologia, ma deve saper riconoscere i sintomi di allarme legati agli effetti avversi in modo da intervenire con la sospensione o rivolgendosi al medico competente».

INIBITORI – Antidepressivo di seconda generazione, la fluoxetina appartiene alla famiglia degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, un gruppo di sostanze che modulano l’attività di questo neurotrasmettitore a livello cerebrale. La serotonina è coinvolta in numerose funzioni, compresa l’emotività, i comportamenti di risposta allo stress, il ciclo sonno-veglia. Negli Usa la pillola è stata autorizzata per la terapia di depressione e disturbi ossessivo-compulsivi dopo una fase sperimentale che ha messo in evidenza la sua efficacia in età pediatrica, dopo gli 8 anni.

Documentati però effetti collaterali tutt’altro che trascurabili: ritardo nella crescita. In Europa il Prozac e i prodotti che contengono la stessa molecola sono registrati solo per gli adulti. L’impiego in pediatria oggi è limitato alle «condizioni di gravità per il paziente e sotto la diretta responsabilità del medico» che prescrive.

ETICA – Carlo Cianchetti ribadisce l’atteggiamento della Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza (Sinpia), attualmente sotto la sua presidenza: «In patologie con componente neurobiologica la terapia comprende sempre e in via prioritaria un intervento psicoterapeutico su ambiente e famiglia. Ma in certi casi tali misure non bastano ed è necessario associare un intervento farmacologico». Se l’utilità della cura è scientificamente dimostrata, secondo Cianchetti «il non attuarla equivale a un danno per il bambino e quindi è un comportamento non etico».

Come corollario, essendo chiaramente dimostrato da fonte autorevoli che la “cura” è deleteria per grandi e piccini dovrebbe essere chiaro a tutti che attuarla è un comportamento che di etico non ha nemmeno la parvenza.

Molti, sempre meno comunque, si chiederanno se il contenuto di questo articolo corrisponde a verità. A loro dico di non dimenticare Poggiolini che ha accumulato ricchezze enormi assecondando le case farmaceutiche. Dico anche di non dimenticare De Lorenzo che ha confessato di avere riscosso una tangente di 600 milioni delle vecchie lire per rendere obbligatoria la vaccinazione per l’epatite B. A loro non gliene fregava niente della tua salute né di quella dei tuoi bambini.

Riferimenti

www.medicinenon.it – Perché la gente crede quasi a tutto

www.medicinenon.it – La Strage di Virginia Tech e psicofarmaci

www.medicinenon.it – Le Stragi Familiari

James Langton, New York – Daily Telegraph

Corriere della Sera 10 Ottobre 2002

Il Giornale di Vicenza 12 Gennaio 2004

Kahn Gauthier Law Group, LLC

Luciano Gianazza

Luciano Gianazza, traduttore dei libri originali di Arnold Ehret, e di Edward Earle Purinton, scrive articoli di carattere filosofico spirituale che rispecchiano le sue personali esperienze lungo il cammino della conoscenza, oltre ad altri sulla corretta alimentazione dell’uomo. Ha creato il sito NikolaTesla.it per un suo voler ricordare un Uomo, Nikola Tesla, per cui nutre una profonda stima.

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