Dr. Richard Altamirano M.,
Bogotà 2005
Al Dr. Adler va il merito di aver prodotto una trattazione sistematica sulla possibilità che i denti del giudizio possano andare ad agire come campi di disturbo.
L’intuizione che il dottor Adler volle approfondire, anche con confronti su scimmie è che con l’evoluzione della specie, la mandibola degli esseri umani si sia andata riducendo di grandezza, e che in molti casi il dente del giudizio non trovi “spazio” nella bocca. In tali circostanze ci troviamo di fronte agli ottavi inclusi. In ogni caso l’occupazione del poco spazio sul ramo ascendente mandibolare può essere sufficiente a generare disturbi ed irritazione a carico del trigemino.
Cripte di terzi molari possono essere viste radiologicamente già a partire da 8 anni di età, e i primi segni di calcificazione poco prima dei 10 anni di età. La fase di formazione del furca viene raggiunta dopo i 14-16 anni. L’eruzione cutanea può verificarsi tra i 18 e i 22 anni, anche se negli uomini di solito avviene più tardi.
“La pericoronite acuta” è il problema più comune che interessa i terzi molari. I sintomi possono evolvere in un dolore acuto molto forte, gonfiore del viso e altri come: linfa dolorosa nella regione del collo, difficoltà ad aprire la bocca e febbre.
Da qui l’importanza dell’EAV per diagnosticare campi interferenti (foci) anche prima che possano determinare disturbi clinicamente evidenti, o quando questi siano presenti, o nel seguire il corso di una malattia.
Queste sono le relazioni energetiche che condizionano i sintomi e le patologie che possono essere determinate da un’interferenza dovuta ad un focus dell’ottavo odontone:
La lista è lunghissima e potremmo affermare che in molte patologie l’irritazione del trigemino è uno dei fattori eziologici o per lo meno si deve pensare a questa come un elemento di sovraccarico dell’organismo.
Qui abbiamo fatto riferimento alle relazioni dirette, però dobbiamo pensare che una interferenza, col diminuire della capacità di regolazione dell’organismo, può determinare qualsiasi disturbo o far peggiorare altre interferenze già presenti. C’è poi da aggiungere che l’effetto di due interferenze non è la loro somma, ma molto di più in quanto si determina un effetto di tipo esponenziale.
In molti casi il trattamento da effettuare è l’estrazione del dente interessato. Dobbiamo comunque tenere ben presente che, come qualsiasi altra azione effettuata sull’organismo, tale procedimento non è innocuo e, se non viene realizzato correttamente, può determinare esso stesso un disturbo o non migliorare la patologia esistente.
Altri disturbi:
Il dottor Adler ci insegna che i campi interferenti dovuti all’ottavo odontone esplicano la loro azione:
Il primo ed il secondo odontone sono in relazione con i Meridiani di Rene e Vescica; il terzo odontone con i Meridiani di Fegato e Vescica Biliare; il quarto ed il quinto odontone superiore con il sesto e settimo inferiore sono in relazione con i Meridiani del Grosso Intestino e del Polmone; il quarto e quinto inferiore con il sesto e settimo superiore sono in relazione con i Meridiani di Milza-Pancreas e dello Stomaco.
Le relazioni energetiche dell’ottavo odontone sono con:
cuore, intestino tenue, sistema ormonale, psiche e, tramite la relazione con l’udito, anche con il rene e le ghiandole surrenali secondo Beisch.
Questi sono in grado di generare una condizione elevata di irritazione locale, di tipo acido, che come noto, è un precursore di alterazioni del sistema ginecologico che genera una perdita di cationi (ioni calcio, magnesio, fosforo).
Quando il focus cronico del terzo molare compromette la tiroide, lo fa generando un indurimento di tipo legnoso di questa ghiandola. Purtroppo questa situazione è regolarmente confusa con la tiroidite cosiddetta di Hashimoto. Nel lungo periodo, quando l’acidosi locale proveniente dall’area dei terzi molari persiste, la situazione diventa quella di ipotiroidismo.
La mucosa vaginale ha risposte biologiche simili a quelle che si riscontrano nella cavità orale. Non solo, ma l’affinità sta anche nel fatto che l’una può avere effetti sull’altra.
Ovviamente dipende dalla capacità di reazione di ciascuna persona. Quale forma prenderà la reazione alla “noxae” – (Noxae: agente capace di esercitare un effetto dannoso sul corpo) – non solo varia da individuo ad individuo, ma varia anche a seconda dell’età, della storia clinica, stimoli alimentari, comportamento, bagaglio genetico, ecc.
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