Tanto meno può essere compreso. La comprensione concettuale, questa facoltà della nostra mente, non differisce dall’altro significato della parola comprensione (dal latino comprendĕre, prendere, con il prefisso com), riferito alla capacità di contenere di un recipiente. Il più piccolo non può comprendere il più grande. Non puoi farci stare più di un litro di acqua in una bottiglia da un litro. Questo vale per gli oggetti materiali ma anche per qualsiasi entità.
Ha a che fare con i livelli di consapevolezza. La consapevolezza, senza tirare in ballo elucubrazioni degli psicologi del mainstream, è la capacità di percepire l’esistenza di qualcosa. Siamo in grado di percepire le cose che si trovano al nostro livello di consapevolezza e di ogni cosa che si trova a livelli inferiori.
Non possiamo invece conoscere le cose che sono al di sopra del nostro livello di consapevolezza.
Un bambino in Mongolia non è consapevole dell’esistenza del mare, fino a quando non lo va a vedere dopo aver saputo da qualcuno della sua esistenza. Se rimanesse nella sua terra e qualcuno gli dicesse che il mare è come un grande lago con l’acqua dai colori dell’arcobaleno e che chi lo guardasse morirebbe, e vi credesse, per lui quello sarebbe il mare e quella credenza gli impedirebbe di andare a conoscere veramente il mare.
Se chiedessi a qualcuno: ”Credi in Dio?” è facile che la risposta sia: “Si certo!”
Se gli chiedessi anche di parlarti di Dio ti farebbe la descrizione appresa da bambino durante il catechismo e mentre te ne parlasse potrebbe avere l’immagine di un vecchio con la barba bianca e un triangolo dietro la testa.
Ogni religione e ogni filosofia ha la sua descrizione ed immagine di Dio. Chi nasce in una determinata società assorbe l’idea di Dio che tale società propone, ma non ha la minima idea di chi o che cosa sia Dio. Crede, spesso come atto di fede, ma si potrebbe credere in qualcosa che non esiste e spesso è così.
Oggi si tende a sostenere il concetto che ognuno di noi è Dio, ma è come dire che ognuno di noi è qualcosa di cui non sappiamo nulla.
Ogni descrizione che si possa dare di Dio non corrisponde alla verità in quanto possiamo descrivere solo qualcosa che è noto. Dio essendo Infinito non può essere perciò descritto perché possiamo descrivere solo qualcosa che è finito, con dei confini.
Quando un capo religioso dice ai fedeli che Dio ci ama, o che vuole che ci comportiamo in un certo modo piuttosto che in un altro, sta facendo affermazioni prive di fondamento perché nemmeno lui sa chi sia il Dio di cui parla e se tale Dio effettivamente esista.
Certamente qualcosa a cui attribuiamo l’esistenza dell’Universo esiste. Del cielo, delle stelle, della Natura non possiamo negare l’esistenza, ma non possiamo dire chi le ha create.
Tuttavia nessuno vede l’Universo allo stesso modo. Percepiamo delle vibrazioni tramite i sensi, poi le elaboriamo e proiettiamo nello spazio comune come immagini quanto abbiamo percepito, ognuno in modo unico e personale. Possiamo dire che esistono tanti Universi quanti sono gli Esseri. Miliardi di Universi che come sottili strati sovrapposti l’uno all’altro danno l’impressione di un unico Universo solido. Quando un giorno riuscirai a vedere il tuo Universo, tutto quanto in esso sarà più bello dell’immagine collettiva a cui siamo abituati.
In questo modo possiamo comprendere che siamo co-creatori, che tutti insieme siamo Dio, pur mantenendo la propria individualità come singole particelle di Dio. Fatti della stessa sostanza spirituale, ognuno con il proprio punto di vista e la propria intenzione che sottende a un proprio pensiero primo unico.
Ognuno di noi fa la sua parte in questo disegno del Tutto. La sostanza di cui è fatto questo Tutto è Amore, la stessa sostanza di cui siamo fatti noi stessi.
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