Pensare che il governo italiano dovrebbe fare qualcosa per controllare efficacemente i prodotti biologici cinesi è da ingenui. Nel caso che lo stesse facendo, e qualcuno ne fosse a conoscenza, mi informi, sarò felice di correggere questo articolo e di porgere le mie scuse.
Viene detto che non possiamo fare a meno dei prodotti cinesi per la nostra economia. È oggi vero purtroppo, ma tutto è stato architettato di proposito perché arrivassimo a questa situazione. Siamo schiavi di un sistema che pianifica in anticipo come le cose devono andare per renderci sempre più schiavi senza che il “cittadino medio” se ne accorga.
Parte di questo piano è accettare che la Cina inquini se stessa e il mondo intero, che violi i diritti umani, che ci venda merce con sostanze tossiche, tranne a natale, i giocattoli dei bambini proprio no eh?… (non per senso di responsabilità, è fumo negli occhi, è una rappresentazione teatrale, sirene, irruzione nei capannoni pieni di merce contraffatta che odora di colla e benzene, ecc.) e altre cose deprecabili.
Passato Natale tutto torna come prima. Non mi dilungo su questo, un giorno magari scriverò un articolo a riguardo.
Cercando fra i documenti della Commissione europea ho solo trovato una mezza pagina che contiene le solite parole vuote scritte da qualche agenzia di Relazioni Pubbliche, che possiamo riassumere:
“A seguito dell’accordo dello scorso anno per un piano di cooperazione in materia di agricoltura, che ha già iniziato a produrre risultati concreti, credo che ci sia ancora un enorme potenziale di sviluppo a vantaggio di entrambe le parti. […]
La visita mira anche a stimolare il dialogo sugli aspetti commerciali legati ai prodotti agricoli, nonché la disposizione UE-Cina sull’equivalenza degli alimenti biologici e l’accordo sui prodotti alimentari di qualità”.
Il solito nulla di fatto, grondante di ipocrisia.
Fonte:
Strengthening EU-China cooperation in the field of agriculture
Solo in inglese, francese e tedesco…
Molte pratiche permesse in Cina per questa categoria di prodotti sono addirittura opposte alla cultura bio: di fatto viene limitato (ma non abolito) l’uso di pesticidi e fertilizzanti.
In Cina esiste una normativa che potremmo dire copiata da quella europea e statunitense, mondata dalle norme impegnative, giusto per avere un modello copia incolla, e non esiste un accordo bilaterale tra UE e Cina per il mutuo riconoscimento del marchio biologico e la certificazione viene fatta da enti autorizzati cinesi.
Dal sito di Ecor: La certificazione del prodotto biologico è un’ulteriore garanzia per il consumatore.
Essa viene effettuata da Organismi di controllo autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali in base al Regolamento dell’Unione Europea, attraverso tecnici specializzati e analisi mirate.
Il codice dell’Organismo di controllo che ha effettuato la certificazione del prodotto biologico si deve trovare sull’etichetta dei prodotti.
Ma cosa significa in realtà? Che è certo che un prodotto biologico cinese certificato è realmente biologico come lo intendiamo noi?
NO.
In Italia gli organismi di controllo effettuano ispezioni presso le aziende associate con cadenza almeno annuale.
La valutazione consiste in un sopralluogo di un ispettore dell’organismo che controlla il rispetto delle normative e delle procedure, la tenuta dei registri e se necessario, in presenza di sospette violazioni, preleva campioni da sottoporre ad analisi.
Ma ai prodotti di importazione questo non si applica. Si accetta la documentazione fornita dallo Stato da dove i prodotti vengono importati. Nessuna analisi, nessun ulteriore controllo.
Qualora sorgessero dei problemi c’è la risposta scarica barile: “Abbiamo concesso la certificazione in quanto i dati dichiarati nella documentazione fornita corrispondevano ai requisiti necessari.
Faremo le nostre rimostranze al governo dello stato estero in questione.”
Problemi di sicurezza riguardo ai prodotti biologici cinesi
Sono rimasto sorpreso nell’apprendere quanti prodotti biologici cinesi sono in vendita nei negozi bio.
La sicurezza alimentare è un problema critico per quanto riguarda i prodotti biologici cinesi, non esistono soluzioni semplici per affrontare i rischi di sicurezza in tutti gli anelli della catena di distribuzione.
Quando esaminati da enti appositi statunitensi, secondo un rapporto dagli stessi emanato, è stata riscontrata la presenza di additivi pericolosi, residui di farmaci veterinari ed etichettatura falsificata, oltre a comune sporcizia.
Non sono riuscito a trovare fonti europee o italiane in proposito, ma questo non significa che non esista il problema, semplicemente potrebbero non essere state fatte le verifiche necessarie.
Sporcizia e additivi pericolosi sono le violazioni più comuni nelle importazioni cinesi e la lettura di ciò che costituisce “sporcizia” in questo contesto è consigliato solo a chi ha lo stomaco forte.
Ciò che questo rapporto ha reso evidente è che l’inquinamento in Cina è così prevalente che anche la più stringente regolamentazione è improbabile che possa produrre miglioramenti nella qualità degli alimenti, biologici inclusi.
In Cina i prodotti chimici agricoli vietati in Europa sono ancora in uso e anche quando non vengono usati, spesso in coltivazioni campione per ottenere certificazioni, sono comunque presenti nel suolo e nell’acqua.
Molte aziende si trovano in regioni industriali in cui si concentra l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, soprattutto in termini di livelli di cadmio e di piombo.
Rifiuti animali e umani rovinano l’acqua, molti lavoratori non hanno la consapevolezza dell’igiene e la tenuta fraudolenta dei registri è comune.
In termini di inquinamento, solo il cinque per cento delle acque di scarico delle famiglie e il 17 per cento delle acque reflue industriali in Cina viene trattato correttamente.
Uno studio del governo cinese ha rilevato che il 90 per cento delle acque sotterranee cinesi è inquinato. La Cina è il più grande consumatore mondiale di fertilizzanti chimici e uno dei maggiori produttori e utilizzatori di pesticidi.
Una cosa che rattrista è che i contadini cinesi tradizionalmente da sempre hanno utilizzato il metodo di coltivazione biologico, metodo che supererebbe senza esito anche i nostri più severi esami per una certificazione bio.
Quando i terreni agricoli sono stati socializzati nel 1960, sono stati costretti da parte del governo cinese a utilizzare le nuove tecniche agricole, fertilizzanti e pesticidi.
Dopo decenni di utilizzo pesante di tali prodotti chimici, la qualità del suolo è deteriorata a tal punto che è quasi impossibile coltivare prodotti veramente biologici in Cina.
In alcune area della Cina le api sono state distrutte dal PCB e i fiori vengono impollinati a mano.
La Cina sta per diventare il più grande mercato del biologico nel mondo.
I problemi di salute della popolazione cinese a causa del cibo e dell’inquinamento è sempre più evidente e l’attenzione sulla sana alimentazione con cibi biologici lo sta facendo diventare un mercato redditizio.
I nuovi ricchi della Cina (sono circa 600 milioni i cosiddetti benestanti) che hanno iniziato a documentarsi sugli alimenti biologici e il mantenimento della salute con metodi naturali sono disposti a pagare il 300% in più per la carne bio e in generale da 5 a 10 volte in più per la frutta e la verdura biologiche.
Questo tipo di profitto spinge a pratiche senza scrupoli.
La certificazione biologica in Cina è diversificata quanto la flora e la fauna della giungla.
Il Centro di Certificazione Cinese dell’Alimentazione biologica (COFCC – Chinese Organic Food Certification Center) è l’organo di controllo e certificazione governativo, ma certifica meno del 30 per cento dei prodotti biologici cinesi.
Il rimanente viene certificato tramite terzi, imprese private, singoli ispettori e aziende internazionali.
Come ho detto prima, non ho trovato alcun accordo tra la Cina e l’Europa di rispettare le norme europee per quanto riguarda ciò che deve essere definito biologico certificato.
Persino gli stessi nebulosi standard di certificazione cinesi sono scarsamente applicati in Cina, non esiste alcuna autorità trasparente, la falsa etichettatura è comune e molti produttori continuano ad applicare le etichette con il marchio bio sui loro prodotti anche dopo che hanno perso la certificazione o è scaduta.
Alcune aziende del biologico in Cina nemmeno sono produttori, ma subappaltano ad altri.
Alcune aziende etichettano tutti i loro prodotti come biologici, quando solo una piccola parte della loro produzione proviene da agricoltura biologica.
Quando chiedo a un negoziante: “Ma come fai ad essere sicuro che i prodotti cinesi che vendi siano veramente bio?” quasi sempre la risposta è più o meno questa: “Ah, ma questa è un’azienda seria, manda spesso i suoi rappresentanti in Cina, fanno le dovute verifiche prima di importare un prodotto!”
C’è sempre un pezzo di verità nelle favole, mi viene in mente la rana del proverbio, anch’esso cinese, che dal fondo di un pozzo guarda in su e crede che quel che vede sia tutto il cielo.
I campioni che ispeziona il rappresentante potrebbero arrivare da chissà quale altra parte della Cina.
I negozianti che conoscono la situazione e non desiderano trattarti da imbecille, alzano le spalle e dicono: “Che ci vuoi fare, le cose stanno così.
In passato giravo le aziende locali, ma il problema è che dovrei girare tutta la regione per poi chiedere ad ognuno i prodotti specifici che coltivano, le grande aziende del biologico sono organizzate e basta che ordini quello che mi serve e me lo spediscono il giorno dopo.
Se vado in giro a cercare i prodotti non ho più tempo per stare in negozio a vendere.
Come le erboristerie, quasi nessun erborista prepara più le miscele di erbe, ordinano alle grandi aziende specializzate quello che serve per riempire gli scaffali.”
Magari mi sbaglio, mi piacerebbe comunque che un chimico con tutto l’occorrente per fare un’analisi comprasse a casaccio un pacchetto di grano saraceno di importazione dalla Cina in un negozio bio e dopo averlo analizzato per presenza o meno di pesticidi e metalli pesanti e qualsiasi elemento nocivo esponesse poi i risultati.
Gli enti preposti concedono la certificazione a prodotti importati sulla base di documenti cartacei e non controllano in loco per verificare se le condizioni stabilite sono veramente osservate nella pratica.
Basti dire che le agenzie governative della Cina non sono in grado di far rispettare nemmeno le proprie leggi in materia, figuriamoci le nostre normative…
Ho comprato un pacchetto di grano saraceno della Ecor. Sul retro della confezione si legge sotto il marchio bio con le stelline allineate che formano la fogliolina verde:
IT-BIO-014
Agricoltura Cina
Organismo di controllo autorizzato
dal MiPAAF IT-BIO-014
Operatore controllato N. 07784
Poi sotto le informazioni su come effettuare la raccolta differenziata del sacchetto di plastica, tutto scritto in grassetto, pare che sia la cosa più importante.
Sul grano saraceno di altre aziende c’è scritto solo prodotto non EU.
Il governo centrale è lontano, la Cina è davvero grande. Ammesso che voglia far rispettare gli accordi, i governi locali coprono ogni scandalo, per loro è normale e doveroso.
Questi governi locali sono strettamente legati ai produttori agricoli ed è nel proprio interesse economico aumentare la produzione in ogni modo possibile, oltre che per allentare la pressione da parte del governo centrale.
Il sistema giudiziario ha legami con i produttori agricoli, e le notizie dei media sono controllate dal governo cinese.
Le tangenti per le licenze sono comuni e l’etica non è molto considerata nel settore alimentare in Cina.
Stiamo parlando di un regime in cui le minoranze e le opposizioni vengono sistematicamente incarcerate e spesso costrette a lavorare con orari massacranti e senza alcun tipo di tutela o remunerazione, in piena violazione dei diritti umani.
Prodotti coltivati da tale mano d’opera, vittime dell’oppressione, anche se fossero materialmente biologici, conterrebbero dolore e ingiustizia.
L’uso di additivi per migliorare l’aspetto e il gusto prevale sulla tutela della salute.
Gli agricoltori cinesi di oggi non scelgono volontariamente di coltivare prodotti biologici, viene a loro imposto.
I capi villaggio hanno il compito di gestire le cooperative agricole e sono i guardiani che tengono a bada i rappresentanti “troppo curiosi” delle agenzie di certificazione estere.
La norma è che a un rappresentante vengono mostrati campioni di prodotti di agricoltura biologica, piuttosto che tutte le fasi dei metodi di coltivazione all’interno delle cooperative degli agricoltori e molti di questi capi villaggio non sanno cosa significhi biologico o non conoscono nemmeno i processi della coltivazione biologica.
Vengono organizzati dei tour per far visitare le aziende agricole ai rappresentanti delle agenzie di certificazione (rari) e ai rappresentanti (che sono la maggior parte) del tipo “l’uomo belmonte ha detto sì” delle aziende che intendono importare i prodotti biologici cinesi.
Presenteranno poi la documentazione ed eventualmente i campioni – ma sappiamo che i campioni possono non corrispondere alla produzione reale – all’organismo di controllo del proprio paese per la certificazione bio).
I funzionari locali spesso disturbano, fanno perdere tempo o ingannano questi rappresentanti.
L’etichettatura fraudolenta è molto comune nella preparazione degli alimenti, e non solo in Cina, anche in EU, e dato che tanti dipartimenti e agenzie sono coinvolti in questa catena, ci sono molti modi per aggirare norme e leggi.
La crescente domanda di alimenti biologici e il profitto maggiore ottenibile importandoli dalla Cina sta rovinando la produzione in Europa.
Le piccole aziende sono state divorate dalle grandi imprese e l’agricoltura biologica con il contadino con in mano la zappa sta scomparendo per diventare un’agricoltura biologica industriale.
Per vedere chi possiede il tuo marchio biologico preferito, controlla sulle pagine delle grandi aziende.
Per esempio, nella sezione “I marchi parlano di noi!” della Ki troverai diversi marchi, bio e non.
La verità è che non esiste uno standard perfetto.
Ma in generale gli alimenti biologici sono di qualità superiore rispetto a quelli convenzionali. Mi sento comunque di raccomandare di non comprare prodotti biologici cinesi. La loro produzione non è affatto trasparente.
Consiglio anche la spesa nei mercatini degli agricoltori locali, di fare conoscenza e stabilire rapporti di amicizia, di chiedere a loro come producono i loro prodotti, cosa usano o non usano.
Ne ho conosciuti di sinceri, intenzionati a produrre qualcosa di veramente sano, non interessati al solo profitto.
Acquistare nella zona dove si risiede o presso un’azienda biologica di proprietà di un singolo o di una famiglia che non lavori per i grossi gruppi offre più garanzie per tutti gli alimenti, non solo quelli biologici.
La prima immagine, con la scritta “I Cereali” sull’etichetta, quando ancora evidentemente non sapevano che il grano saraceno non è un cereale, raffigura un prodotto italiano ora introvabile dalle mie parti.
La confezione è da 250g per rendere il prezzo psicologicamente appetibile, per quanto più elevato per costo al kg di quello del prodotto cinese.
La seconda invece è una confezione di grano saraceno cinese.
Ho preso la Ecor come esempio, ma vale anche per altri grandi gruppi che trattano prodotti bio.
Fra i prodotti bio di grano saraceno, questo è italiano.
Come ultima cosa, ma non meno importante, il fatto che un prodotto sia bio non significa che sia altrettanto sano.
E’ possibile trovare nei negozi bio farinacei in tutte le forme, farine, pane, pasta, biscotti, barrette energetiche, dolci vari, gelati, ecc, l’olio di palma che per ricavarlo stanno distruggendo milioni di miglia quadrati di foreste, e i prodotti di soia, il cui uso è controverso.
La controversa è frutto di una battaglia a colpi di studi “scientifici” commissionati dall’industria della soia nel tentativo di dimostrarne i benefici al fine di contrastare quelli dei ricercatori indipendenti che invece dimostrano che non è così benefica come viene promossa dai produttori.
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