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È evidentemente che il sistema di regolazione può essere pregiudicato da altri elementi. Per esempio le nostre osservazioni ci dicono che nel caso di difficoltà di pazienti giovani, dopo aver escluso la possibilità di denti del giudizio inclusi o osteiti sotto denti morti, non è raro che si possa riscontrare un sovraccarico determinante da amalgama dentale, soprattutto se ce ne sono molte o molto grandi.
La signora J.A., 50enne di Tossa de Mar ci fu inviata dal Dr. B. Il suo problema principale erano forti tremori ad entrambe le mani che avevano resistito a tutte le trapie per sette mesi. Poi c’erano forti dolori di testa frontali e occipitali, per i quali i farmaci avevano fatto poco o niente. Gli esperti avevano riscontrato l’assenza delle caratteristiche neurologiche tipiche del Parkinson, per quanto in superficie sembrava molto simile.
Sebbene questo fosse un caso complesso e misterioso dal punto di vista neurologico, dal punto di vista dell’indagine neuro-focale era limpido come l’acqua: il paziente aveva resti di radici con osteite paradentale molto estesa da entrambi i lati (fig. 112 e 113). Mostriamo le immagini solo di un lato perché dall’altro la situazione era esattamente uguale. Quindi operammo solo questo lato liberandolo dalle focalità. Ebbene dopo l’eliminazione degli elementi patogeni a sinistra, il tremore rimase solo sul lato opposto (non sanato). Alcuni giorni dopo intervenimmo anche a destra ottenendo anche su quel lato la scomparsa dei tremori rimasti. Solo in un limitato numero di casi incontriamo una corrispondenza così clamorosa. Da notare che scomparvero anche i forti mal di testa. Gli eventi sembrano indicare in modo chiaro che le radici relitte erano la causa e i disturbi neurologici il loro effetto.
Questo caso mostra una volta di più, in particolare al reumatologo, una connessione di una semplicità disarmante tra la causa, che consiste del campo di irritazione settico nella sfera dentale, e la malattia sistemica. Le guarigioni che abbiamo visto sono reali e molto significative. Sebbene non tutti i casi abbiano una risoluzione così veloce, non ci sono dubbi sul fatto che senza l’eliminazione di questi campi di disturbo la guarigione rimane fuori dalla nostra portata. Di qui l’importanza di capire e conoscere questo argomento.
Qualche tempo dopo che tolsi un ottavo ad una fruttivendola molto robusta che diceva di stare bene e di non aver alcun disturbo, ella mi disse: “Che strano… da quando abbiamo tolto il dente non sento più dolori alla nuca che erano sempre lì al risveglio”. E allo stesso modo un pescatore che era in perfetta salute: “Ma guarda, non ho più quell’acidità allo stomaco da quando abbiamo tolto quelle radici infette!” Di aneddoti di questo tipo potremmo riempire centinaia di pagine; la nostra convinzione e’ che certamente l’organismo regge a questi campi di disturbo a lungo, ma non per sempre. Molti conoscenti mi dicono: “Esistono non poche persone che hanno focus dentali e che non accusano problemi di salute”. E’ vero, ma non esiste la persona che nel momento critico non soffrirà il contributo determinante del focus infettivo dentale. Alcuni si oppongono alla nostra diagnosi dicendo: “Ma non mi da’ assolutamente fastidi in bocca, non si vede nessuna infiammazione. E’ vero, ma cionondimeno ha degli effetti a distanza! Molti poi sono sicuri che il loro malanno e’ di ordine genetico o lo attribuiscono a qualcos’altro.
La sensibilità all’altezza della terza vertebra cervicale c’era da entrambi i lati, ma esisteva un punto di pressione dolorosa particolarmente sensibile dal lato sinistro. L’iniezione test di Novocaina fatta in corrispondenza dei denti impattati non produsse il benché minimo miglioramento temporaneo del dolore, cosa che a nostro avviso si verifica quando l’infiammazione si è molto allargata sull’osso mascellare.
Infatti quando eliminammo il dente della fig. 83 riscontrammo che c’era stata una completa corrosione di una radice di questo dente e il riassorbimento apicale aveva consumato un’ampia area di osso mascellare. Già nei giorni successivi la paziente ebbe un notevole miglioramento con l’articolazione della spalla sinistra mentre la congiuntivite cronica dell’occhio sinistro scompariva completamente (fig. 84) (di solito però ci vogliono fino a due o tre mesi affinché casi oftalmologici cronici possano guarire).
Le infiltrazioni post-operatorie con procaina hanno sicuramente aiutato a migliorare anche l’affezione dell’occhio sinistro che era caratteristica perche’ limitata alla parte inferiore.
Conosciamo bene le peregrinazioni senza fine di pazienti di questo tipo. Gli esperti del settore non hanno per niente presente la possibilità che alcuni di loro soffrano gli effetti focali di situazioni infiammatorie e infettive della sfera odontoiatrica. Particolarmente poco conosciuta è la situazione causale creata spesso dai denti del giudizio inclusi. Con l’avanzare dell’età, le persone hanno un sistema di regolazione sempre più rallentato e appesantito, per cui bisogna davvero iniziare a prestare particolare attenzione ai focolai dentali settici. Le atrofie marginali e intraradicolari a ridosso delle radici dentali hanno una valenza maggiore per gli anziani che non per le persone giovani e sane. Vediamo un esempio.
L’estrazione del dente morto e il curettaggio dell’osteite fece scomparire questo eczema cronico. Non ci furono ricadute nel periodo di osservazione successivo di 10 anni.
Dopo aver visto tanti casi simili, ci sembra veramente una cosa impossibile negare la correlazione causa-effetto tra patologie dentali e malattie degli occhi.
Ci fu inviato da un farmacista un paziente, J.C., con diagnosi di oftalmopatia, ovvero “trombosi della vena centrale della retina dell’occhio sinistro”. Di solito in questi casi si sospetta un’infezione, ma la terapia antibiotica non aveva ottenuto alcun miglioramento. I medici avevano anche decretato l’assenza di focus nei seni mascellari e nelle tonsille. Ma avevano dimenticato i denti: non c’erano carie, quindi avevano pensato che fosse tutto a posto. E vediamo ora le terapie! Il paziente aveva preso tantissimi farmaci, quelli steroidi e quelli usati per migliorare i parametri della coagulazione: Dosil, Fibrocid, Ronical, Heparin Vardasa, Farmapen, Ceporan, Heparin lipicaico, Sterisone Prontotard. Nonostante questo, la condizione del suo occhio non smetteva mai di peggiorare. Onore al farmacista che mandandoci questo suo cliente perse una seria fonte di reddito. La chiave di svolta fu quando notammo sull’ortopanoramica la presenza di due denti del giudizio con carenza di spazio e con borse retromolari.
La cicatrizzazione ritardata della ferita dopo l’estrazione ci diede un’idea del blocco del sistema di regolazione, dovuto sia alla cronicizzazione della focalità sia all’accumulo nell’organismo dei tanti farmaci che erano stati usati. La guarigione dell’oftalmopatia arrivò dopo qualche mese, quindi fu alquanto ritardata rispetto alla media. Che dire? I medici avevano cercato focalità ma non ne avevano trovato! La pesante terapia farmacologica era stata inefficace. Un altro dentista aveva insistito che non c’era nessuna necessità di togliere i due denti del giudizio, visto che erano sani. Fu il paziente pero’ che, dopo aver tolto il primo, ci chiese impaziente quando avrebbe potuto venire a togliere anche l’altro. Contrariamente ai medici che lo seguivano, lui era riuscito ad intuire che la nostra medicina era quella seria e risolutiva.
L’ispezione visiva della bocca quindi non è sufficiente, è necessario avere una radiografia. Possiamo citare anche il caso di un paziente tedesco che era stato trattato per cirrosi epatica per anni, con tutti i possibili mezzi. Ma la bocca, che aveva vari denti settici e radici residue ritenute, fu completamente ignorata. Purtroppo gli esperti del settore continuano a disinteressarsene.
La storia seguente merita di essere descritta, perché la chiave di volta per la guarigione fu l’insistenza del Dr. V.A., il più famoso oftalmologo di Spagna, che ebbe l’iniziativa di inviarci per la seconda volta per un controllo una sua paziente. All’inizio aveva chiesto alla paziente, una 60enne di Barcellona che accusava un’inspiegabile abbassamento di visione all’occhio destro, di venire da noi ad eliminare i focus dentali nella bocca prima di avviare le sue terapie classiche. Si poteva vedere solo un’osteite diffusa prodotta da una radice quasi riassorbita (fig. 107). Vedete bene che il problema di visione lo aveva proprio dall’occhio dello stesso lato. L’estrazione del dente con curettaggio portò al miglioramento dell’oftalmopatia e la paziente ritornò a vederci bene. Qualche mese più tardi peggiorò di nuovo, ritornò dall’oftalmotologo che di nuovo la mandò da noi con la richiesta d’individuare altri focus dentali. Altri focus? Riesaminando la radiografia noi non ne vedevamo. Comunque ci rimettemmo alla ricerca ed individuammo una borsa profonda al lato del secondo incisivo, come si vede anche dalla figura 108. E andando ad estrarre questo dente ci fu la sorpresa: alla radice era rimasta conficcata una setola di spazzolino da denti! Dopo la nostra estrazione dentale di qualche mese prima, la paziente aveva iniziato a spazzolarsi i denti con molta forza, producendosi così la ferita descritta. Se l’oftalmologo non fosse stato cosi’ sicuro che tutto il resto che riguardava la salute era a posto, obbligandoci quindi a trovare un focus dentale, il nostro primo intervento sarebbe apparso inutile e inconcludente. La paziente non ha più avuto ricadute.
Quando ci sono numerosi focus e se ne elimina uno solo, può succedere che scattino nel giro di qualche tempo “risposte” indesiderate da altri focus: è una fase acuta in cui i focus che permangono originano una potenziazione reattiva dell’organismo, in pratica l’organismo raccoglie le forze per avvertirci che esistono focus.
Per evitare queste reazioni, in questa signora 70enne di Cuba decidemmo di estrarre tutti i rimasugli di radici che aveva in una seduta unica. La donna soffriva di astenia, dolori articolari e anemia. Nonostante avesse preso tonnellate di medicamenti da una gran folla di medici, non c’erano stati risultati positivi. Continauva a dover rimanere a letto per intere settimane.
I residui di radice nell’osso mandibolare possono portare un contributo tossico-infettivo notevole all’organismo. Questo il Dr. B. lo sapeva e perciò ci aveva inviato la paziente. La terapia consistette nelle estrazioni in un’unica seduta di tutti i resti di radice. Il risultato operatorio fu buono. La paziente recuperò in modo soddisfacente nei due mesi seguenti, i disturbi del suo quadro clinico scomparvero e gli eritrociti ematici tornarono a valori normali, mentre in precedenza erano stati di 2.5 Mil/L. Il suo stato di salute cambiò totalmente: poteva fare delle lunghissime camminate e permettersi un’alimentazione meno rigida. Ancora una volta abbiamo osservato come l’organismo può proprio diventare ostaggio di stimoli irritativi e della tossicità di focus infettivi.
I livelli di emoglobina della signora O. rimanevano basso, a 6.7 g/L, e non rispondevano proprio a nessuna terapia. Fu il Dr. G.D. ad inviarci questa 45enne colombiana. Dopo l’eliminazione di un resto di radice (quasi invisibile dalla radiografía) e il curettaggio della adiacente zona osteitica, l’emoglobina aumentò in meno di tre mesi fino a 14,40 g/L (valori normali da 12 a 16 g/L ).
La signora R., 48enne casalinga di Lloret, soffriva da alcuni mesi di una sindrome cervicale molto dolorosa e brachialgia al braccio sinistro, resistente a tutti i trattamenti. Le tonsille erano atrofiche con alcune cripte. Iniettammo i poli amigdalari ottenendo addirittura un peggioramento e al tempo stesso leggeri dolori nella regione mascellare sinistra, laddove la radiografia mostrava una radice relitta. La guarigione completa arrivò proprio quando andammo a togliere la radice relitta e tutta l’area osteitica che aveva creato.
Ci capita spesso di osservare in circostanze simili che le tonsille ritornino alla normalità e non debbano più essere rimosse. Ma per evitare che rimangano un campo d’irritazione secondario effettuiamo sempre in questi casi fino a cinque sedute di iniezioni di neuralterapia nei canali mandibolari, usando ogni volta 0.5 ml di anestetico senza vasocostrittore, per esempio la procaina.
Il signor J.V., contadino di Blanes soffriva oltre che di tinnito, che era il fastidio maggiore, anche di lievi vertigini, artrite, ecc. Ebbene trovammo un piccolo resto di radice nella regione dei premolari (Fig. 114). In corrispondenza dell’intervento in cui abbiamo eliminato questo pezzettino di radice residua dall’osso, con lo speculum riscontrammo anche l’esistenza di una zona ossea molliccia che si estendeva fino alla cavità mascellare (Fig. 115), che ovviamente andammo a curettare via. Questo intervento appena descritto produsse una guarigione completa di tutti i disturbi, il tinnito, l’artrite e le vertigini.
Il problema è che le immagini radiografiche di queste zone mantengono un aspetto del tutto normale, nonostante il fatto che l’area spugnosa dell’osso sia completamente alterata. Infatti sulla radiografia queste aree di osso spugnoso alterato si sovrappongono con l’intensa area di calcificazione dell’osso corticale, che è lo strato più esterno della struttura ossea. Un’indicazione diagnostica importante da verificare sulla radiografia non è sempre solo la rarefazione, che è difficile da vedere, ma piuttosto la presenza di segni di condensazione che spesso si verifica a margine di essa. Con il test di elettroagopuntura di Voll (EAV) è spesso possibile fare una diagnosi alternativa sulla presenza di queste osteomieliti croniche.
Il primo molare superiore destro era cancrenoso e presentava un’osteite apicale e marginale (fig. 109); poi si notavano anche carie superficiali al premolare e al dente del giudizio. C’era anche gengivite ipertrofica. Procedemmo alla bonifica completa degli elementi che abbiamo indicato anche se sapevamo che la malattia non poteva essere fermata. Al momento dell’estrazione del primo molare superiore destro trovammo che la parete mascellare era stata distrutta. L’osteomielite aveva fatto scomparire la separazione tra il dente e il seno mascellare. E si verificava la secrezione di liquido torbido, probabilmente linfatico, apportato dall’organismo come difesa dalla anomala situazione della zona. La nostra opinione è che questo insulto tossico debba comunque essere tolto, anche se in questo caso particolarissimo la guarigione non può essere raggiunta.
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