100 casi clinici di guarigioni dopo la bonifica dei focus dentali.
I motivi per cui le estrazioni di questi denti danno luogo a guarigioni di diverso tipo in un gran numero di disturbi sono riconducibili alla morfologia del cranio oggi, che è diversa da quella che era nel 3000 a.C. o nel 500 a.C.
Per come la morfologia è oggi, la comparsa dei denti del giudizio è destinata a verificarsi in una zona con un eccezionale grado di innervamento, dove passano ben quattro meridiani di agopuntura e dove si verificano quasi immancabilmente dei problemi di spazio. Le “spine irritative” che ne possono derivare sono dei seguenti tipi:
Una giovane cui stanno spuntando i denti del giudizio inizia a soffrire di mal di testa. Il medico non solo non è pronto a riconoscere questa eventualità, ma anche protraendosi per anni il problema dei mal di testa non ha nemmeno l’iniziativa di sospettare i denti del giudizio che sono rimasti nelle situazioni più incongrue.
Un gran numero di persone hanno dovuto soffrire inutilmente di mal di testa con questa eziologia. Increduli ed amareggiati, ci viene da chiedere com’è possibile che questo fattore causale dei denti del giudizio impattati rimanga così poco conosciuto?
Non solo i medici non sospettano niente, ma persino molti dentisti ignorano sistematicamente questa correlazione. Nella speranza di rendere giustizia a queste tragedie inutili che s’installano nella vita di parecchie persone, diamo qualche esempio.
Le figure 48 e 49 evidenziano lo stato abbastanza complicato sia del dente del giudizio inferiore a sinistra che di quello a destra della signora A.J., di Barcelona, 29enne madre di due bambini.
Le erano iniziati dei mal di testa leggeri all’età di 22 anni, che le erano stati trattati con i soliti farmaci. Per migliorare la diagnosi erano stati fatti vari test, ma senza che potessero essere evidenziate anomalie di alcun tipo. Nel corso degli anni il dolore era aumentato fino a diventare una cefalea cronica. Effettuammo un’iniezione di procaina in corrispondenza del dente del giudizio sinistro che ebbe come effetto la cessazione dei dolori per alcune ore.
Inoltre il punto della terza vertebra cervicale che corrispondeva a questo dente risultava estremamente doloroso alla pressione con le dita. Con l’estrazione del dente del giudizio sinistro i mal di testa scomparvero in maniera istantanea. Però comparvero di nuovo tre mesi dopo. Insuccesso? Assolutamente no! Dovevamo ancora togliere il dente del giudizio a destra che pure era messo male (fig.49). La paziente non ha mai più avuto mal di testa dal momento di questa seconda estrazione.
Alla paziente dicemmo: “Non lo sappiamo se questo dente ha a che fare o meno con i suoi guai. Possiamo dichiarare con certezza solo che il dente in sé presenta un’anomalia.” Il dente non le produceva comunque il minimo fastidio locale, a stento lo riusciva a vedere, perché era quasi completamente seppellito dalla gengiva.
La paziente colse al volo il mio messaggio e disse: “Se non è normale il dente allora estraiamolo”. Otto giorni dopo l’estrazione, eravamo tutti molto colpiti. Erano scomparse le febbriciattole costanti e i dolori ipogastrici. Vedremo ora altri casi di effetti negativi dei campi di irritazioni relativi a denti del giudizio apparentemente sani e localmente asintomatici.
Ad un certo punto, dopo vari anni di pratica abbiamo raggiunto un notevole grado di sicurezza. Un impiegato della compagnia telefonica era venuto a casa mia per controllare il funzionamento di un’installazione telefonica! Mentre lavorava sulla scala mi disse che per guardare da un lato o dall’altro non gli riusciva di muovere solo la testa, doveva ogni volta girare tutto il corpo. Quando scese dalla scala e mi lasciò palpare le vertebre cervicali, constatai la presenza di punti dolorosi alla pressione, in particolare sulla terza vertebra nella zona che è in relazione a focus presenti a livello di denti del giudizio inferiori. Prima che se ne andasse lo invitai a bere una birra, ma lui declinò spiegando che a causa di un’affezione epatica non poteva consumare bevande alcoliche. E aggiunse che aveva già fatto 75 iniezioni e aveva preso centinaia di pasticche, che però non avevano sortito ancora alcun risultato. Gli chiesi allora di accompagnarmi in studio dove volevo fargli alcune radiografie. La dentatura era perfetta, non c’erano carie, l’unica cosa di rilievo era un dente del giudizio impattato dietro alla quale si osservava alla radiografia una distruzione ossea causata da una pericoronite cronica (figura 43).
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Negli anni il nostro modo di porci di fronte alla malattia è cambiato sostanzialmente. Anche il nome altisonante di una malattia, che nel caso appena detto era l’epatite cronica, non riesce a disturbarci o farci uscire dal binario dell’esplorazione dei focus dentali nei nostri pazienti. La medicina tende a dare ai disturbi dei nomi vincolanti, nomi che automaticamente suggeriscono quali modalità terapeutiche riconosciute sono indicate. Senza voler mancare di rispetto ad una certa malattia, noi suggeriamo di eseguire prima un lavoro esplorativo sui focus dentali e poi dopo, se eventualmente rimane ancora qualcosa da curare, mettersi sul binario dei focus intestinali e solo alla fine trattare eventualmente la malattia come un’ entità a sè stante.
Concretamente, il primissimo caso che ci capitò, quindi quello che ci aprì gli occhi, fu quello dei dolori di carattere reumatico di una tale M.S.B. nostra paziente. La donna soffriva anche di una sindrome cervicale. Le era stato prescritto ogni possibile farmaco senza risultati. La chiave di svolta fu quando la paziente riferì che il dente del giudizio le aveva iniziato a causare fastidio alla mascella. In effetti era posizionata nel pieno del ramo ascendente della mandibola, quindi abbastanza in fondo. Su sua richiesta lo estraemmo. Giacché né lei né nessuno di noi lo relazionava con la sindrome cervicale, fu con grande stupore da ambedue le parti quando accertammo la cessazione di ogni fastidio, anche di quelli reumatici, già dal giorno successivo. Precedentemente avevamo estratto i denti devitalizzati, ma senza aver ottenuto alcun miglioramento. Avevamo curato le carie, avevamo tolto i metalli, e ancora nessun miglioramento! Il dente del giudizio era posizionato abbastanza diritto e non ci era mai venuto in mente di metterlo in discussione, anche perché pensavamo di utilizzarlo come supporto per le protesi dentali di cui aveva bisogno. A quel tempo non avevamo ancora mai preso in considerazione l’argomento dei focus dentali da denti del giudizio.
Appassionandoci all’argomento abbiamo fatto ulteriori ricerche. Come si osserva dalla figura 9, la bocca oggi si sviluppa in un modo tale che il ramo ascendente dell’osso mandibolare finisce purtroppo per ospitare i denti del giudizio. Questo non era vero per le mandibole del 3000 a.C. (figura 4) e quelle del 500 a.C. (figura 6) in cui esisteva un ampio spazio libero dietro il dente del giudizio, prima ancora che iniziasse il ramo ascendente dell’osso mandibolare. Una prima significativa riduzione dello spazio retromolare si notava già verso il 900 d.C. e il 1200-1300 d.C (figure 7 e 8).
3000 a.C | 500 a.C. |
900 d.C. | 1200- 1300 d.C. |
Senz’altro avrete sentito parlare dei tentativi di creare spazio per i denti del giudizio andando ad estrarre i secondi molari. Oppure a volte sono i primi premolari ad essere sacrificati affinché il dente del giudizio abbia spazio quando esce. Una qualsiasi mutilazione della dentatura con questi tentativi di creare spazio è un errore madornale. I denti del giudizio inferiori infatti, nonostante queste contromisure, non arrivano mai a disporsi parallelamente agli altri denti, dando vita spesso e volentieri ad anomalie occlusive, ma soprattutto finendo per creare ancora più interferenze della situazione normale, essendo presenti in una zona in cui passa il canale mandibolare e ben quattro meridiani di agopuntura.
Quindi la scelta corretta è quella di estrarre i denti del giudizio. Però, proprio se uno arriva ad una tale decisione dev’essere avvisato di un possibile gravissimo errore che non di rado viene commesso dal dentista e che compromette la corretta riossificazione dell’area degli ottavi.
L’obiettivo dell’estrazione dei denti del giudizio dovrebbe essere non solo l’allontanamento dell’ingombro delle radici di un dente malposizionato, ma anche l’eliminazione di ciò che il dente e la periconite si lasciano dietro, ovvero l’osso adiacente non sano, molliccio. Insomma l’obiettivo è una buona ossificazione del sito dell’ottavo.
L’ossificazione dietro i secondi molari quindi dipenderà dall’attenzione a ciò che rimane nella ferita aperta con l’estrazione: se rimangono il periodonto o zone di osso molliccio, queste devono essere allontanate quanto più possibile, cosicché l’osso possa ricrescere. A dire il vero l’ossificazione sarà tanto migliore e tanto più salda, quanto più giovane è la persona sulla quale si effettua l’estrazione degli ottavi malposizionati.
Nella figura 39 vedete tre focus dentali uno vicino all’altro e cioè: un dente del giudizio era uscito storto e stava facendo pressione sul secondo molare. Secondo focus: proprio questo dente adiacente era stato devitalizzato ma si era reinfettato. Infine, terzo e ultimo problema, c’era un’osteite intorno al dente del giudizio e una rarefazione ossea intorno al secondo molare.
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M.A.R., 45enne imprenditrice di Lloret de Mar, soffriva da anni di un eczema ed ipercheratosi ad entrambe le mani, che ricompare in modo ricorrente e che viene trattato con le solite pomate senza grossi risultati. L’ortopanoramica mostra quattro denti del giudizio impattati. Poiché generalmente sono i denti del giudizio superiori ad essere in relazione con problemi delle estremità superiori, abbiamo iniziato con l’estrazione con quello del lato sinistro dove c’era una risposta dolorosa maggiore alla test di pressione sulle vertebre cervicali. La donna ebbe un buon miglioramento pochi giorni dopo questa prima estrazione. Dopo un anno qualche disturbo aveva iniziato a ripresentarsi e così torna da noi. Convinta dall’esito della prima estrazione, la paziente accettò l’estrazione del dente del giudizio impattato dal lato opposto. Per l’esperto è una soddisfazione particolare lavorare con questi pazienti abbastanza convinti, che sanno apprezzare il valore del lavoro svolto e che sono d’Accordo quando noi proponiamo la tesi: “Meglio prevenire che curare!”
La figura 42 mostra un dente del giudizio carente di spazio (coperto in gran parte dalla gengiva) insieme con una profonda borsa retromolare. Il paziente era J.M., 30enne, imprenditore di Hostalrich, con forti dolori di spalla.
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In alcuni libri o articoli non di rado ci si imbatte in frasi del tipo: “Se il molare interessato non presenta sintomi, non è necessario procedere alla sua eliminazione”.
I denti del giudizio a dire il vero hanno la capacità di creare osteiti che sfuggono all’analisi con ortopanoramica. Decisiva è piuttosto l’osservazione della loro posizione. Per questo ho voluto presentare questa analisi degli spazi retromolari nei millenni. I nostri risultati clinici ci dicono che c’è un ampio range di problematiche in cui la valutazione sui denti del giudizio dev’essere fatta nel modo più serrato possibile (come abbiamo detto e come mostreremo con ulteriori esempi), non bisogna solo aspettare di vedere un’infezione apicale.
La sig.na M.T., 15 anni
,
di Lloret de Mar
soffriva di
dolori paravertebrali e alla nuca
da alcuni mesi, più precisamente in corrispondenza delle vertebre cervicali C2 e C3, in ambo i lati, con un’intensità leggermente maggiore sul lato sinistro. Alla radiografia trovammo tutti i denti sani e senza nessuna carie. Notammo subito che le radici del dente del giudizio a sinistra avevano un deficit di sviluppo, terminavano a forma semi-sferica. Inoltre erano posizionate nell’area del canale mandibolare. Si notava inoltre un principio di osteite marginale retromolare con rarefazione ossea.
Estratto questo ottavo di sinistra ci fu un netto miglioramento. Tuttavia i fastidi tornarono dopo un paio di mesi. Fallimento? Assolutamente no: semplicemente, avevamo estratto il dente del giudizio da un solo lato, laddove dalle analisi risultava la stessa situazione da entrambi i lati. Questo esempio è un classico, abbiamo visto dinamiche simili in innumerevoli pazienti: miglioramento seguito di li ad alcune settimane da una recidiva, che significava solo che era presente più di un focus.
Avvertire per tempo i pazienti su questa eventualità credo sia una buona idea, altrimenti potrebbero pensare erroneamente che i focus dentali non c’entrino con i loro problemi, mentre invece è necessario serrare le fila sulla ricerca di focus. In questo caso fu sufficiente l’estrazione del dente del giudizio a destra per giungere alla completa guarigione.
Cefalee nella
signora C.C., 22enne di Lloret de Mar
. Durante questi
attacchi settimanali di emicranie
che duravano fino a 3 giorni, con altri disturbi che sempre li accompagnavano doveva rimanere tutto il giorno nella completa oscurità, a letto, pallidissima e con fortissime cefalee. L’ortopanoramica mostrava i due denti del giudizio in basso entrambi ritenuti (figura 36), altri focus dentali non ce n’erano.
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Per quanto riguarda il dente del giudizio a destra, era capitato che una radice fosse andata ad appoggiarsi sulla lamina ossea superiore del canale mandibolare, cosa che fu verificata da una TAC.
Quante difficoltà potrebbero essere prevenute se si pensasse a questi campi di disturbo andandoli ad eliminare per tempo! La paziente restò libera da emicranie per quattro mesi, tranne forse qualche piccolo disturbo che era dovuto alla presenza di un secondo molare di sinistra devitalizzato. Ma quando andammo ad eliminare anche l’altro dente del giudizio ritenuto, le cefalee e gli altri disturbi secondari scomparvero. Più tardi comunque estraemmo anche i denti del giudizio dell’arcata superiore.
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Andare a “caccia del granuloma” è uno strumento ma non è l’unico, molte difficoltà del sistema di regolazione dipendono da campi irritativi che non sono granulomi dentari. Ma anche quando la bonifica dentale da sola non è sufficiente per ottenere una soluzione, è comunque necessaria. La caccia del granuloma ad ogni costo è giustificata anche dal fatto che i denti compromessi spesso si lasciano dietro delle degenerazioni ossee notevoli e queste poi contribuiscono al blocco del sistema di regolazione. Quindi con l’eliminare un dente focale un risultato certo almeno lo otteniamo: la prevenzione della degenerazione ossea che negli anni viene lasciata sull’osso e che potrebbe finire per compromettere i denti adiacenti, se non anche avere degli effetti negativi a distanza nell’organismo. Noi almeno abbiamo sposato questa filosofia: togliere ciò che è compromesso per non perdere la salute dei denti e dell’osso adiacenti.
Sofferenza cervicale
e occipitale destra nel
signor E.D., 63enne di Madrid
. I dolori erano lancinanti.
L’ortopanoramica mostrava un dente del giudizio con una zona adiacente di tuberosità ossea. Facemmo una prova con un’iniezione di neuralterapia in quella zona coinvolta e questo fece sparire rapidamente i dolori occipitali fino alla nuca. Vedete con quale facilità con un paio di gocce di anestetico si può evidenziare la correlazione causale.
La sindrome cervicale scomparve completamente a seguito dell’estrazione del dente del giudizio e il curettaggio della rarefazione ossea e dell’osteite circostante.
Mi domando se con questi problemi, in cui la causa focale è così precisa come abbiamo visto ora, ci sia anche la possibilità di ottenere una guarigione definitiva con altri metodi di guarigione. Ma
certo essere informati sui focus dentali rende tutto molto molto più facile.
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Sono i denti del giudizio impattati a dover essere sospettati in casi di questo tipo. Infatti se uno si limitasse solo a rimuovere le tonsille, i problemi continuerebbero a ripresentarsi di lì a poco, perché il focus primario era a livello dei denti impattati. Tuttavia, poiché i denti non fanno male e nemmeno sembrano dar fastidio, ricevono poca attenzione.
E l’ovaio? È ancora al suo posto. Non ha dovuto più essere asportato. |
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Cecità all’occhio sinistro nel signor J.E., 60enne, contadino di Cassà de la Selva.
Proprio a sinistra riscontrammo una profonda borsa retromolare sull’arcata inferiore. La cecità dell’occhio sinistro guarì del tutto a seguito del nostro intervento di estrazione di quel dente del giudizio e soprattutto del curettaggio delle grosse anomalie che trovammo nell’osso sottostante. Facemmo esaminare la sostanza ossea estratta anche al microscopio, ottenendo un responso patologico al 100%.
Un’estrazione del dente del giudizio fatta senza l’allontanamento dell’osso compromesso può portare complicazioni a medio e lungo termine, oppure finanche impedire la guarigione totale della patologia per cui si era arrivati alla decisione di effettuare l’estrazione. Per questo, se uno veramente ci tiene al successo di una terapia, qualsiasi essa sia, bisogna pensare ad eliminare i campi di disturbo. Nel caso dell’estrazione dei denti del giudizio, bisogna ispezionare molto bene il sito dell’estrazione e anche con dei probi che verifichino l’esistenza di osso sano, quindi solido. Nei pazienti di una certa età aumentano sia la frequenza di queste problematiche che abbiamo appena descritto e sia le implicazioni.
J.T., 35enne professore di educazione física di Barcellona, inviatoci dal Dr. B., soffriva già da parecchi anni di un’orticaria progressiva, che era stata trattata sintomaticamente con vari farmaci tradizionali. L’intensità era tale che doveva prendere quotidianamente 80 milligrammi di corticosteroidi, trattamento che rendeva tollerabile gli intensi pruriti ma che gli avevano causato un forte aumento di peso. L’ortopanoramica rivelava la presenza di rimasugli di radici di denti nell’osso mascellare. Ma né l’estrazione di queste né le punture di neuralterapia con procaina avevano dato miglioramenti sul fronte dell’orticaria.
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Michelle R., 17enne di Neuchâchtel. All’età di 8 anni aveva avuto il primo episodio importante di psoriasi. Furono effettuati innumerevoli test e analisi allergiche, venne sospettata un’ipersensibilità alle proteine. Nel corso degli anni la situazione peggiorò e il problema compariva ad ondate, diventando sempre più un eczema generalizzato a forte carattere pruriginoso, accompagnato da altri sintomi secondari. La giovane veniva spesso in vacanza in Costa Brava. Ma appunto a 17 anni, durante il soggiorno qui in Spagna nell’estate 1968, le sue condizioni si aggravarono tanto che, parallelamente all’eczema, fecero la loro comparsa insonnia e turbe digestive, mentre in viso aveva qualcosa come un edema di Quincke (i.e. angioedema). Le furono da noi iniettate alcune gocce di anestetico “Impletol” in corrispondenza dei denti del giudizio inferiori. Questo trattamento molto semplice fu da noi praticato proprio nel momento di massima sintomatologia – con strazianti attacchi di prurito, insonnia, turbe digestive, debolezza etc, Le iniezioni (che possono essere praticate anche con la procaina) vennero ripetute per due intere settimane un giorno si e uno no. Il risultato fu convincente: scomparvero i pruriti e i sintomi allergici, così come l’insonnia. Questo trattamento fu realizzato a mero titolo di “prova”. Avvisammo la paziente che non appena avesse trovato una motivazione sufficiente, per esempio al ripresentarsi della malattia, avrebbe dovuto chiedere l’estrazione dei denti del giudizio.
Le figure 26, 27, 28 e 29 mostrano i quattro denti del giudizio, impattati e molto in ritardo nel loro sviluppo rispetto alla sua età. Questi denti stavano inoltre causando una forte infiammazione delle tonsille, con abbondante secrezione di pus all’esercizio della pressione su di esse.
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Soffriva di
sindrome cervicale
il
Dr. H., 60enne
della Baviera. La condizione era molto dolorosa con prevalenza a sinistra. Sua moglie era dentista. Ogni tentativo con la medicina aveva fallito. Una delle indagini che facciamo di routine è quella della pressione delle vertebre cervicali. La terza vertebra cervicale dava un risultato positivo (cioè era dolorosa alla pressione). La terza vertebra corrisponde corrisponde all’arcata inferiore. A sinistra in basso il dente del giudizio era situato proprio nel ramo ascendente mandibolare, ma per il resto era in asse. Come prima cosa gli consigliammo di far rimuovere il dente del giudizio a sinistra, preannunciando che in quel modo i dolori sarebbero spariti. Nel giro di un anno il medico ci fece sapere che la nostra diagnostica era stata fenomenale, infatti i disturbi sparirono del tutto nel momento in cui fece togliere quel dente.
È molto difficile contestare un approccio terapeutico che ha prodotto ottimi risultati, no? Perciò non potete nemmeno biasimarci per il fatto di proporre e riproporre questo discorso delle bonifiche dentali. Semplicemente anche noi ci siamo dovuti arrendere ai risultati che la metodica ha dimostrato di poter assicurare numerose volte.
Abbiamo potuto notare che tutto dipende dal tempo. Quando questa forma di terapia arriva al paziente con grande ritardo, dopo che ha sofferto a lungo della malattia e i disturbi si sono cronicizzati, allora il sistema di regolazione è bloccato e la cura non è immediata e semplice.
C’è poi la contestazione dello scettico che contesta che alcune persone non sembrano proprio soffrire di questi denti del giudizio anche quando sono posizionati in modo problematico. Mi viene in mente allora un detto di stampo meteorologico in cui si parla dei matrimoni: “All’inizio cielo sereno, poi nuvoloso, più tardi deboli piogge.” A questo punto servirà avere l’ombrello, anche se magari prima non era stato necessario.
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Qui per prima cosa parliamo di uno stimolo negativo neurale generato dal pungolo cronico per mancanza di spazio (questa “mancanza di spazio” è un fenomeno antropologico che si riferisce al cambiamento delle dimensioni del cranio nel corso della storia, che ha prodotto una significativa diminuzione degli ossi mascellari e mandibolari, mentre invece le dimensioni dei denti sono rimaste sostanzialmente inalterate). |
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Come si può notare dai due casi appena presentati, una stessa causa, ovvero la “spina irritativa” derivante dai denti del giudizio impattati, va a causare reazioni che dipendono dal paziente, dal suo organismo, dalle sue difese e dalle sue predisposizioni. La terapia di medicina funzionale hanno a che fare con le possibili cause e presentano un minimo di difficoltà perché non si può far riferimento ad una reazione standard. Se uno è abituato a far riferimento ad una reazione standard, come quella che si ottiene quando si somministra un antibiotico o un altro farmaco, rimarrà deluso e non avanzerà molto nella comprensione dei campi di disturbo. Nel proseguimento di questa relazione cercheremo comunque di procedere mettendo uno accanto all’altro le guarigioni che si assomigliano.
Vediamo ora una serie di guarigioni da problemi a carico della colonna vertebrale. Ernie del disco, usura dei dischi tra le vertebre algie lombari e sciatiche sono quadri clinici che rispondono spesso alla bonifica dei denti del giudizio.
P de B, Barcelona, a partire dai 22 anni di età ha iniziato a soffrire di forti dolori lombari che arrivavano fino a giù causando sciatica. Non se ne riusciva capire la causa. Ebbene quando venne da noi uno sguardo all’ortopanoramica ci bastò. In questo caso non portammo avanti alcun test con neuralterapia. Procedemmo all’estrazione dei due denti del giudizio inferiori impattati. Perché con questi campi di irritazione, prima o poi, causano disturbi e in quel caso esiste una sola terapia, cioè l’estrazione. La donna non ha avuto nessuna recidiva da allora e nel periodo di osservazione di 18 anni ha dato luce a cinque bambini sani.
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R.S., 64enne. avvocato di Madrid, inviatoci dal Dr. P.P soffriva di sciatica. La malattia resisteva a tutti i tentativi terapeutici. Il paziente aveva anche visto degli oncologi per numerosi altri problemi di cui non si riusciva a capire la natura. Insomma, era tutto un po’ misterioso. C’erano quattro denti del giudizio ritenuti (figure 32 e 33). Quando togliemmo i due in basso il paziente guarì dalla sciatica. Trascorsi due anni, apparvero di nuovo leggeri disturbi. Eliminando i due denti del giudizio superiori i disturbi sparirono di nuovo ed in modo definitivo (tempo di osservazione: nove anni).
Il paziente era un milionario, presidente di una fondazione dedicata alla ricerca, non si era fatto mancare il parere di nessun medico famoso, ma la soluzione la trovò solo nella teoria dei focus dentali.
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In questo caso abbiamo usato un’ampolla di Siero di Ganslmeyer 800 per un test di neuralterapia, iniettato sottocute nella zona perturbata di prima mattina. Nel giro di un’ora la paziente ebbe una forte reazione locale che raramente abbiamo osservato in altri casi: c’era un edema sul sito della puntura ed una leggera reazione di dolore che riguardava il dente impattato. Applicammo un’ulteriore anestesia proprio lì che ottenne il risultato temporaneo di far sparire il dolore al dente e far alzare il braccio della paziente fino alla testa senza problemi. Due giorni dopo ripetemmo la prova con la differenza che solo metà dell’ampolla Suero di Ganslemeyer fu usato; l’altra metà fu iniettata al mio collaboratore O. Alla paziente l’iniezione provocò le stesse reazioni che abbiamo detto, mentre al mio collaboratore non fece il minimo effetto.
Togliemmo anche il molare adiacente compromesso oltre che il dente del giudizio, Infatti in caso contrario saremmo arrivati ad un successo solo parziale o finanche ad insuccesso completo.
La guarigione fu immediata e non ci sono state ricadute dei dolori al braccio.
Facciamo spesso test di neuralterapia che ci permettano di delineare una relazione tra la tona del campo di disturbo e la malattia che ci sembra possa beneficiare dalla sua estrazione.
La validità della metodica neuralterapeutica usata in questo caso è stata dimostrata in mille pazienti dal prof. Y. Nosaka della Clínica Universitaria di Otorrinolaringoiatria di Kumamoto in Giappone (studio pubblicato in Jap. Jour. Otol. Tokio, vol.64, nº 12, pag. 1747 – 1756, 1961.)
Mi voglio ripetere: s
e da una parte a noi è dato vedere il campo di disturbo dall’ortopanoramica, tutto un altro mondo da valutare è se o quando questo abbia effetti, ed essere certi della locazione a distanza su cui ha effetti. Ognuno è diverso, ognuno ha in teoria la capacità di adattarsi allo stimolo negativo per lungo e lunghissimo tempo.
Quindi, ammessa la nostra ignoranza su questo universo ogni volta diverso del campo di regolazione di una persona che non conosciamo, l’unica informazione che è lecito dare è sul “possibile effetto” negativo di quel dente. Promettere qualcosa, come si può capire, è ancora meno appropriato. C’è una spina irritativa e qualcosa potrebbe succedere, o qualcosa potrebbe già essere successo, ma non in tutti.
Una cosa ci conforta. Anche se noi non possiamo mai promettere cure, cosa c’è da perdere? Non sono denti che contribuiscono all’occlusione. Nessuno mai dei nostri pazienti ha ritenuto di essere uscito da queste estrazioni degli ottavi con una bocca deformata! Al contrario tutti si liberavano volentieri di un possibile campo di disturbo.
Una delle soddisfazioni più grandi che ho avuto con il mio lavoro degli ultimi anni è stata quella di vedere alcuni specialisti delle cliniche universitarie aggiungere alla lista della analisi primarie
di routine anche quella di un’ortopanoramica dentale. Questa richiesta è finalizzata a capire la situazione dei denti del giudizio e le loro possibili correlazioni con svariate difficoltà e problemi di salute. È vero che le ortopanoramiche non sempre ci aiutano a capire le osteiti. È vero che spesso dei denti devitalizzati che causavano effetti negativi a distanza invece apparivano del tutto normali, senza infezioni apicali visibili. Ma almeno l’ortopanoramica torna molto utile per capire la situazione dei denti del giudizio, se sono impattati, se sono vicini al nervo mandibolare, com’è lo stato dell’osso nelle loro vicinanze. La mancanza di attenzione o addirittura l’ignoranza di queste problematiche può compromettere seriamente i tentativi di cura di patologie tra le più diverse, come ora cercherò di comunicare con qualche altro esempio clinico.
In questa rassegna di esempi clinici abbiamo avuto la possibilità di vedere le più disparate guarigioni ottenute andando ad estrarre denti del giudizio sospetti per la loro posizione o per il riscontro di osteiti ad essi adiacenti.
ERNESTO ADLER PRESENTA DEI CASI DI ALOPECIA CHE ERANO CAUSATI DA DENTI DEL GIUDIZIO IMPATTATI
L’alopecia e la calvizie sono di tutti i disturbi con cui ho familiarità quello per il quale si osserva più di frequente un coinvolgimento determinante di campi di disturbo e infezioni croniche, soprattutto dei denti e dei denti del giudizio.
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Vorrei dire che, anche se non molto di frequente, vi è un “percorso di riflesso”, una “linea” che parte dal dente del giudizio inferiore e arriva alla zona sopraorbitale. Ebbene in questo caso (fig.34) il dolore nefritico seguiva questa linea e portava direttamente all’area di alopecia. Fu per questo che estraemmo con grande convinzione il dente del giudizio, la cui radice tra l’altro mostrava una corrosione in superficie.
Ebbene pochi giorni dopo l’estrazione del dente del giudizio nella zona calva apparvero alcuni peli bianchi che di lì a poco assunsero il loro colore naturale. Il miglioramento della nevrite fu istantaneo.
Solamente a titolo di curiosità citeremo il caso di J.C., 64enne con alopecia totale, con una gravissima paradontosi e denti quasi tutti in uno stato di distruzione. Dopo alcune estrazioni effettuate da noi il paziente ha recuperato i capelli neri e folti.
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A noi sembra che nei casi di calvizie e alopecia i denti del giudizio giochino un ruolo decisivo in tutti i casi, anche se altri tipi di focus dentali o focus infettivi potrebbero agire da co-fattori. Il trucco è di non far passare troppo tempo dopo la comparsa della patologia del cuoio capelluto. Bisogna intervenire appena possibile, così che le estrazioni degli ottavi impattati diano la risoluzione del problema alopecia o calvizie.
Alopecia areata nella signora I.R., paziente che aveva seguito per settimane e mesi dei trattamenti locali sulla testa con unguenti e iniezioni, senza nessun risultato. L’ortopanoramica mostrava, a parte tutti e quattro i denti del giudizio impattati, anche un dente definitivo non spuntato che stazionava in diagonale sotto il naso. Poco dopo l’eliminazione dei focus dentali che abbiamo appena detto, vedete voi la differenza tra la paziente come l’avevamo conosciuta prima (figura 86a) e dopo (figura 86b). L’alopecia è guarita del tutto.
Prima dell’estrazione del dente. |
Che dire? Sono tutti questi disturbi, alopecia, mal di testa, sciatalgie o lombalgie solo un segnale? Un segnale che c’è una zona di marciume da qualche parte? Per esempio nell’osso mandibolare in corrispondenza di denti del giudizio impattati?
Alopecia causata da denti del giudizio in uscita o impattati?
tratto da: “O la vita o la bocca” di Davo Koubi (1991):
– F. 18 anni,
alopecia
generalizzata (calvizie), a partire dall’età di 12 anni. Dopo aver effettuato test dermatologici, ghiandolari, trattamenti immunologici, cure di vitamine e di calcio, era seguito un anno una cura psicoanalitica, tutto senza risultati. Ai problemi intestinali, all’incontinenza, i reumatismi e la rinite si aggiunge uno stato depressivo. Facciamo una cura canalare all’incisivo centrale superiore sinistro essendoci resi conto che era morto. I sintomi a sinistra migliorano solo leggerissimamente, insieme con un piccolo miglioramento della rinite. A questo punto allora estraiamo il dente, ottenendo una scomparsa dei problemi intestinali, rinite, reumatismi e stato depressivo.
Si verifica anche una ricrescita completa delle ciglia, delle sopracciglia e dei peli. I capelli ricrescono solo a zone, non dappertutto (evidentemente l’alterazione si era cronicizzata, siamo intervenuti troppo tardi). Fondamentalmente, la rimozione del corpo estraneo può calmare il vortice immunitario, i sintomi si dissipano. Un « test » con la procaina può bastare a dare un miglioramento temporaneo e quindi a dimostrare il contributo negativo del dente sospettato.
I professori José Antonio Gil Montoya e Antonio Cutando Soriano, dell’Università di Granada, hanno fatto numerose osservazioni cliniche in base alle quali consigliano ai pazienti con alopecia areata o androgenetica di prendere in considerazione la situazione dei denti del giudizio.
L’eventualità che la causa dell’alopecia sia dovuta ad un’infezione dentale è stata riportata con continuità da numerosi autori sin dagli inizi del secolo scorso (Jacquet 1902, Reiling 1902, Patte 1904, Laumonier 1905, Grace 1942, Montaña Ramonet 1966, Palattella 1969, Romoli 1987 e 1988,
Lesclous 1991, 1996 e 1997
). Rousseau-Decelle (1920) ha persino provato a definire una mappa di correlazione tra dente coinvolto e localizzazione della perdita di capelli. Spesso se c’è una lateralità del fenomeno di caduta di capelli, l’infezione dentale cui corrisponde sarà sullo stesso lato. Inoltre, più posteriore è la posizione del dente sull’arcata dentaria, tanto più posteriore risulterà la zona interessata dalla perdita di capelli (Taisse 2005)
Montoya (2002) e Zivkovic (1990) hanno dimostrato che la guarigione dall’alopecia può essere ottenuta affrontando l’infezione dentale in modo conservativo (ma spesso questa non è una soluzione completa e definitiva), oppure, in generale, dopo aver individuato questa correlazione, il dente coinvolto dovrà essere estratto insieme al periodonto infetto e persino a volte curettata l’osteite residua che l’infezione dentale ha lasciato sulla mandibola(
Balcheva
2009). In alcuni casi degli inizi di alopecia venivano arrestati anche dall’estrazione di denti da latte (Neceva 1970).
In altri casi la causa era un dente del giudizio incluso. Sebbene il paziente presenti ben due denti del giudizio inclusi, già solo la rimozione del primo apporta una guarigione dell’alopecia che era apparsa un anno prima.
Il 10-18% di tutti i casi di alopecia sono di origine odontoiatrica (Anaes 1997, Assouly 2002, Cohen 1984). Khatzana (2002) perciò invita dermatologi e dentisti ad una collaborazione. Infatti se l’ortopanoramica dentale rivela eventuali focus, il medico è indirizzato verso una possibile diagnosi di alopecia di origine dentale. La letteratura medica mostra che bisogna anche valutare il ruolo causale dei denti del giudizio inclusi.
Dunque il tempo ha dato ragione alla visione di Jacquet, che già nel 1902 aveva cercato di descrivere la necessità di individuare gli effetti a distanza delle infezioni dentali nascoste. Per quanto riguarda l’alopecia areata, egli era riuscito a individuare 273 casi in cui andando a curettare lesioni dell’osso mascellare o denti morti l’alopecia guariva completamente.
Il caso presentato da Romoli
chiarirà cosa succede nella pratica clinica: “Una donna 25enne soffriva da 5 mesi di un’alopecia areata di circa 5 cm di diametro situata nella zona occipitale sinistra. Nello stesso periodo aveva sofferto di mal di testa, dapprima occasionalmente, ma negli ultimi due mesi continuamente. La cefalgia era occipitale sinistra e fronto-temporale bilaterale con prevalenza sinistra. Aveva tutti i denti ancora senza nessuna carie e non si rilevavano denti malati apicalmente. C’erano però due denti del giudizio inclusi, asintomatici e anch’essi normali. Visto che questi denti del giudizio inclusi notoriamente possono causare mal di testa, consigliammo alla paziente di estrarli. Lei accettò e fu estratto per prima il dente dalla parte sinistra, dove il dolore era maggiore, così come raccomandato da Adler (1983).
L’estrazione causò dolore locale ed edema per due giorni. Nelle due settimane successive la paziente continuò a soffrire di mal di testa, anche in corrispondenza di una notevole situazione infiammatoria sul sito di estrazione. All’inizio continuarono a presentarsi mal di testa a giorni alterni, poi ce ne fu un altro verso la fine della seconda settimana e poi più niente. La paziente guarì e non ha avuto un solo mal di testa nel corso dei 12 mesi di controllo in cui la abbiamo seguita. Da notare che 10 giorni dopo l’estrazione del dente incluso a sinistra la giovane iniziò ad avere del prurito nella zona dell’alopecia areata. Notò una ricrescita dei capelli e dopo 4 mesi l’area era completamente ripristinata e coperta di capelli.”
Video interessante sulla rimozione del periodonto, cosa che non capita spesso purtroppo presso un dentista non biologico.
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