Anche questo articolo fa parte del mio libro finora inedito, ed è probabile che ad alcuni non piacerà. Commercialmente parlando non ha molto senso assumere un punto di vista che non intenda compiacere a priori il lettore, invece di scrivere qualcosa di carino, pensando: “Questo piacerà, le persone vogliono sentirsi dire queste cose…”.
Se vuoi vendere subito un libro devi promuoverlo, promettendo ai lettori di farli uscire dalla “massa livellata di uguali ed anonimi” con le dovute varianti nello slogan, come “un libro di facile comprensione ma straordinariamente ricco di contenuti e incredibilmente in grado di modificare radicalmente il nostro stato di ….”, e qui puoi metterci quello che vuoi, la salute, oppure i nostri rapporti sociali, la nostra vita sentimentale, o le nostre finanze, la prospettiva di arricchirci non solo nell’anima, ma anche nel portafogli ed altro ancora.
Il successo di questi libri e dei seminari basati sulle teorie che espongono equivale a una confessione di molte persone di sentirsi inadeguati, mediocri, insignificanti. E spesso si crede davvero alla propria presunta inferiorità che i risultati che si ottengono con il proprio operato sono deludenti. Ma guai a farlo notare a qualcuno in modo esplicito!
E quando pubblicherò questo libro spero comunque che qualcuno lo legga, perché è ulteriormente contro corrente rispetto al pensiero di coloro che definiscono essi stessi contro corrente.
Il libro che vorrei pubblicare ti dice chiaramente che sei nella trappola, e anche perché sei nella trappola, e in alcuni casi ti dice pure chi ti ci ha messo dentro, e il sapere questo, se si supera l’avversione verso qualunque cosa che cerca di farti uscire da quella che chiamo “fascia di comfort”, può esserti utile più di qualunque sermone domenicale del papa in Piazza San Pietro o seminario del super coach di turno.
Direi che questa introduzione è davvero un buon inizio per un articolo dal titolo “Umiltà” !
Con la parola umiltà hanno forgiato decine di aforismi, citazioni, belle frasi che sono un invito ad essere umile, ad apprezzare l’umiltà fino a farla diventare una nostra qualità.
Una sera mi soffermai a parlare con una delle persone che alla fine di una conferenza si avvicinano per dirti che a loro è piaciuta la conferenza, o per esporti il loro caso particolare, o vogliono farti semplicemente delle domande.
Mi disse che era stato colpito dalla mia umiltà, (non l’aveva comunque azzeccata) e iniziò a parlarmi di questo aspetto in generale, poi di quanto avesse lavorato su dì sé a questo proposito, cioè per diventare umile, e mi disse una frase che mi lasciò senza parole.
Fui colto di sorpresa e non fui in grado di continuare il dialogo, e non capii nemmeno perché, ero come inchiodato. Lui se ne accorse, mi sorrise, e mentre cercavo di comporre una frase per complimentarmi con lui mi porse la mano che strinsi meccanicamente e mi disse: “Ciao, grazie per la serata, mi piacerebbe parlare ancora con te, ma adesso devo proprio andare.” E se ne andò visibilmente soddisfatto, come quando uno sa di aver fatto colpo per aver detto qualcosa da lasciare a bocca aperta. C’è a chi piace fare questi giochi.
Mentre tornavo in albergo continuai a pensare a ciò che mi aveva detto, e perché mi aveva lasciato senza parole.
La frase che mi lasciò stupefatto, con tanto di preludio era: “Vedi, una volta ero di un’arroganza che non ti puoi nemmeno immaginare. Ho lavorato molto su di me, ci ho messo anni, ho eroso la mia arroganza giorno dopo giorno, e ora mi sono reso conto che i miei sforzi mi hanno reso davvero umile e ne sono davvero orgoglioso!”
Avevo appena parcheggiato la macchina davanti all’hotel, improvvisamente realizzai l’incongruenza e scoppiai a ridere, salutai la receptionist ridendo e feci un giro di scale sempre ridendo, ridevo davanti alla porta della mia camera non riuscendo a trovare le chiavi e appena entrato mi chiusi nel bagno senza finestre ridendo, cercando di disturbare il meno possibile, ripetendo ogni tanto come uno sciocco: “orgoglioso di essere umile … ah! ah!” continuando a vedere l’immagine di lui che lo diceva. Durante il viaggio verso casa in autostrada ogni tanto ridevo, e mi è capitato di ridere anche nei giorni seguenti. Magari a te non fa nemmeno sorridere, ma tant’è.
Se una persona ti dice di essere orgoglioso di avere raggiunto un obiettivo per cui ha lavorato per anni, la tua mente accetta senza obiezioni, ci può stare che alcuni provino dell’orgoglio per aver raggiunto un obiettivo da tempo agognato. Ma nel caso dell’umiltà le cose stanno diversamente perché ottenerla comporta la riduzione o la scomparsa dell’orgoglio e essere orgogliosi della propria umiltà non ha proprio senso! E la mia mente aveva accettato l’orgoglio di raggiungere un obiettivo, ma nello stesso tempo rifiutava di far conciliare due concetti diametralmente opposti, come dire che una cosa calda è fredda, e aveva momentaneamente bloccato la mia capacità di cogliere il senso della frase perché di fatto non aveva alcun senso. E quando compresi il vero significato dietro le parole fu colto da una risata irrefrenabile.
La trappola dell’umiltà
Cosa significa umile? Originariamente il suo significato era questo: uomo di sentimenti poco elevati, o abbattuto, o di bassa condizione.
Nessuno che sia sano vorrebbe essere quel tipo di uomo o donna, ogni persona dovrebbe cercare di espandere lo spazio in cui esprimere le proprie emozioni e la propria creatività, e toccare il cielo con un dito assaporando la gioia della propria grandezza.
Non ci si dovrebbe aspettare niente di meno da un essere spirituale.
Tuttavia, così dice la storia, “il cristianesimo però nobilitò questa parola ed umile si disse l’uomo che riconoscendo la propria piccolezza e insipienza, sente basso di sé per rispetto alla grandezza di Dio e dell’Universo”. Fonte: http://www.etimo.it/?term=umile
In questo modo promuovendo una bassa condizione come virtù furono tarpate le ali all’essere umano.
Il problema per chi vuole dominare è che l’essere spirituale è per sua stessa natura [spirituale] eterno, grande, potente, ha le stesse qualità che vengono attribuite a Dio.
Se tu riuscissi a spegnere per un istante le credenze a te appiccicate, ogni tuo desiderio si realizzerebbe con la stessa facilità con cui Aladino rende reali i suoi strofinando la sua lampada, e senza nemmeno bisogno di alcuna lampada.
Questo è davvero un problema per chi si è fatto garante che la tua eternità si realizzi nel godimento di una statica felicità in un luogo non ben localizzato chiamato paradiso, anziché nella sofferenza in un luogo buio dove regna il dolore chiamato inferno.
Se sei già grande, eterno e potente per tua stessa natura, a che ti servirebbe acquistare il biglietto per entrare in un luogo di cui sei il padrone?
Io ti direi di lasciare uscire quello che sei veramente, di non sentirti inadeguato, di non temere, di non sentirti piccolo, di non sentirti inferiore, di non sentirti vittima, di non essere umile.
Coloro che ambiscono al dominio degli esseri umani devono far credere che sono dei sudditi senza possibilità di aspirare ad essere altro che rimanere dei sudditi fedeli e ubbidienti. (Anche gli psicopatici possono avere idee brillanti, la differenza fra te e loro è che i loro obiettivi sono rivolti verso la morte)
Per fare questo hanno avuto un’idea davvero brillante: promuovere una bassa condizione spacciandola per virtù! E hanno attribuito al non essere umile dei significati che non rendono desiderabile abbandonare la condizione ghettizzante di umiltà.
Questi sono alcune definizioni che sono fornite come contrari di umile: ampolloso, tronfio, retorico, gonfio, tracotante, borioso, snob, sprezzante, pacchiano, con la puzza sotto il naso, impudente, orgoglioso, saccente, superbo, altezzoso, spocchioso, immodesto, presuntuoso, vanitoso, petulante, vanesio, roboante, supponente, arrogante, pretenzioso.
Queste caratteristiche generano emozioni che hanno una frequenza in bande non lontane da quella a cui appartiene l’emozione prodotta dall’umiltà. Appartengono assieme all’umiltà a fasce emozionali basse, in quanto non permettono a un essere spirituale di manifestare la sua vera natura. I
Chiedere a un essere spirituale, quale ognuno di noi è, di essere umile equivale a chiedere a un leone della savana di rinunciare alla sua natura. Come puoi chiedere a un leone di essere umile? Devi prima ridurlo in cattività, racchiuderlo in una gabbia riducendo il suo movimento in uno spazio angustio e poi addomesticarlo. Allora avrai un leone umile come quelli che vedi negli zoo o nei circhi.
Prima di essere umile il leone non era arrogante, esprimeva se stesso in tutta la sua fierezza.
Non pensare che non essendo umile ricadi in una delle categorie dei suoi opposti. Lascia perdere quelle caratteristiche ed emozioni di basso livello. Non cadere nella trappola che se non sei umile sei per forza arrogante, vanesio, presuntuoso. La tua vera natura è quella di un essere spirituale meraviglioso, che può essere descritta dal termine FIEREZZA.
Fierezza differisce enormemente da orgoglio o presunzione. Questa è la definizione di FIEREZZA:
Consapevolezza del proprio valore, della propria dignità, qualità di chi o di ciò che suscita rispetto. Es: fierezza. dello sguardo. Propr. Selvatico, indomito. Non domo qual fiera (a differenza di feroce)
Questo sei tu, non importa se servi ai tavoli o a uno sportello affrontando ogni giorno persone arroganti che pensano di aver comprato anche te insieme a un servizio. O dovendo sopportare persone petulanti e noiosamente umili. L’importante è che tu faccia quasi sempre bene il tuo lavoro con l’intento di migliorare la tua condizione. Lavoro che in definitiva ti sei scelto, nessuno ti ha obbligato a farti assumere. Se hai motivo di essere fiero, sii anche consapevole che il tuo boss è fortunato ad avere te fra i suoi collaboratori. Se il tuo boss non ti apprezza, vattene, meriti di meglio. Però prima liberati della convinzione che non riuscirai a trovare un altro lavoro.
Un po’ di umiltà, per favore!
Umile. Devi essere umile, hai capito? Senza umiltà non puoi raggiungere Dio! Devi distruggere il tuo orgoglio, è la barriera che ti separa da Dio! Che venga detto con fervente ardore o con pacatezza, in sostanza è questo che viene chiesto al “cristiano”. (Questo vale anche per altre religioni che affermano che tutto ciò che uno ha viene dato in qualche modo da Dio, e che la sua vita stessa è un dono di Dio. Difficile ritenersi più piccoli e insipienti di così!)
Immaginati un bambino che se ne sta andando al parco saltellando di tanto in tanto, con la palla sotto al braccio per andare a fare una partita con gli amici. E’ allegro, ha imparato un paio di mosse per schivare gli avversari, sa che può far vincere la sua squadra, e ne è fiero! Nessuno glielo può impedire.
Il giorno dopo va alla lezione di catechismo, e quel giorno il prete parla dell’umiltà, siate umili, (sintetizzo) lasciate vincere anche gli altri, l’importante è partecipare! Il risultato è che non è più così interessante giocare se vincere non è così importante.
Avrai sentito questa massima: L’importante non è vincere, ma partecipare. Questo significherebbe la fine di ogni sport se venisse presa sul serio. Essere umili nel gioco della vita equivale a partecipare senza voler vincere. Nessuno viene in questo mondo per perdere, anche se ormai i giochi sono degenerati, lo scopo delle attività umane, che dovrebbe essere quello di riprendere consapevolezza della propria natura spirituale e le sue peculiari qualità, e stato sostituito da altri che vanno sempre più nella direzione opposta.
L’umiltà porta a credere che il desiderio di eccellere in qualcosa sia un peccato o comunque un desiderio riprovevole. Come può uno pensare che sia più che legittimo cercare di dare il meglio di sé senza poi esserne fiero? Come può accettare di aver fatto meglio di molti altri senza sentirsi in colpa se nella sua cultura prevale l’idea che dovrebbe essere umile ed accettare la sua condizione?
Per quanto il sentimento di umiltà che viene instillato nelle menti dei fedeli dalla cristianità sia richiesto che venga provato nei confronti di “Dio” accettando la condizione di piccolezza e insipienza, questo poi si ripercuote in ogni ambito sociale, facendo sì che il singolo si senta inferiore di fronte ad ogni tipo di autorità, vera o presunta. E’ per questo che tali religioni hanno il supporto dei governi, mentre quelle che offrono una chance di uscire dal labirinto sono ostacolate.
Questa cultura ha entusiasmato anche diversi autori che hanno scritto libri interi per convincere i lettori che l’unico vero obiettivo dell’essere umano è quello di vivere costantemente nella gioia e nella felicità accettando le proprie limitazioni, coccolandole e coltivandole, perché non è necessario cambiare per essere felici, basta accettarsi. Sarà, ma forse regalerei un libro del genere solo a un ergastolano senza speranza di uscire dal carcere, almeno potrà tentare di rendere la sua prigionia meno gravosa. Ed è quello che viene proposto di fare con l’umiltà agli ergastolani di questa prigione più grande chiamata mondo.
Perché c’è una così grande insistenza nel volere che gli esseri umani siano umili al punto che ciò che viene ritenuto il sentimento opposto, la superbia o orgoglio valutato smodato, non si sa secondo quali parametri,, è considerato il più grave dei sette peccati capitali?
Perché è parte dell’essenza che anima l’uomo cercare di eguagliare Dio o di riprendersi la sua Deità che ha perso nel corso di eoni, altrimenti non ci sarebbe bisogno di ancorarlo a terrà con i paletti dell’umiltà. Non devi comunque preoccuparti, non ti verrà richiesto di atteggiarti a Dio fino a quando non sarai in grado di fare quello che un Dio sa fare, ed è possibile che ci debba lavorare un po’ su questo. E a quel punto non avrai bisogno di atteggiarti.
La richiesta di essere umile equivale a un contratto con il quale ti viene chiesto di accettare di essere limitato per riappacificarti con Dio, senza sapere chi o che cosa sia tale Dio. In questo caso accettare significa sottomettersi, perché accettare di limitarsi non può che essere controvoglia, anche se un individuo che teme la totale responsabilità di ciò che gli “succede” possa desiderarlo di farlo.
Una volta fatto il “voto” di umiltà, ogni volta che prova soddisfazione per il proprio valore, e questo include il riconoscere di saper fare alcune cose meglio di altri, il poveretto si sentirà colpevole come un ladro per provare tale soddisfazione per la propria abilità.
Leggendo in giro per il web su diversi blog, mi capitano spesso degli articoli o dei commenti in cui gli autori invitano tutti ad essere umili, si qualificano essi stessi umili e contemporaneamente affermano di “dare amore incondizionato a tutti quanti”.
E’ una bella cosa dare amore incondizionato (a tutti quanti è già incluso nel termine incondizionato) ma incondizionato non può essere che appannaggio di chi è illimitato e a una persona umile non è permesso di esserlo, anche se per sua propria scelta.
Il dramma di questa società è che orgoglio, fierezza, superbia nella cultura popolare sono diventati praticamente sinonimi. La superbia potremmo chiamarla un surrogato della fierezza, perché chi la mostra non possiede qualità di valore per la comunità in cui vive. La fierezza autentica può anche non essere notata se non negli occhi di chi la possiede, a differenza della superbia che la si nota immediatamente anche in lontananza come un albero di natale pieno di luci lampeggianti.
Sono stati spesi ingenti risorse per distruggere la fierezza di interi popoli per trasformarli in umili cittadini confinati in zone limitate della loro terra. I Nativi Americani, ne sono un esempio, sono stato colto da rabbia nell’incontrarne nelle loro riserve proponendosi di fare una foto con loro per rimediare qualche dollaro.
Non essere umile! Sii fiero! Non stupido orgoglio ma fierezza. E’ facile, basta agire in modo da essere fieri. E il frutto di quell’agire dovrebbe essere qualcosa che aiuti altre persone a riconoscere la propria vera natura e a manifestarla nuovamente.